Rutelli alla sfida dei 12 mesi

Stagionalità e finestre sono le criticità del sistema cinema per il neo presidente Anica. Che sottolinea anche i dati positivi, primo fra tutti la nuova legge di sistema


Primo incontro con i giornalisti per Francesco Rutelli a due mesi dalla nomina a presidente dell’Anica. Con la scusa degli auguri di Natale, affiancato e fortemente sostenuto da Francesca Cima e Angelo Barbagallo, il successore di Riccardo Tozzi ci tiene innanzitutto a spiegare le ragioni della sua nomina se si vuole anomala: “Un presidente non interno al mondo del cinema, che non ha conflitti di interesse, che non rappresenta uno dei comparti in causa, ovvero produzione, distribuzione e industrie tecniche, che insomma è al di fuori della mischia, è sembrato utile a far dialogare le varie componenti in un momento delicato e importante di trasformazione”.

Per Rutelli, che nel pomeriggio ospiterà all’Anica il ministro Dario Franceschini, lo scenario attuale non è fatto solo di ombre nonostante il diffuso pessimismo degli addetti ai lavori. I dati dal 1° gennaio all’11 dicembre, quindi senza tenere conto della forte flessione registrata nel periodo natalizio rispetto all’anno scorso, sono di segno positivo con un +6% (615 mln di incassi e 97,8 mln biglietti venduti, una quota di mercato del 55% al prodotto americano, contro il 28,8% per i film italiani). “La riforma è un’occasione decisiva e irripetibile, sarebbe un errore non coglierne la portata epocale. E’ una legge di sistema, una cornice per i decreti attuativi, innanzitutto garantisce risorse certe per un minimo di 400 mln euro l’anno che possono crescere se il sistema funzionerà, mentre se ci sarà qualcosa da rivedere potremo farlo in sede di decreti, senza bisogno di riscrivere la legge”.

Il punto cruciale per l’ex sindaco di Roma ed ex ministro della Cultura è la stagionalità. “Anche alla luce di quello che sta succedendo con l’affollamento spasmodico natalizio. La nuova legge ci consente di introdurre un sistema di premi che favoriscano la destagionalizzazione. Bisogna lavorare per il cinema in sala nei 12 mesi, se ci sono riusciti in Spagna e nei Balcani possiamo riuscirci anche noi, ma una riflessione sulla stagionalità non può che essere triennale”.

Sui mercoledì a due euro invita ad attendere un bilancio finale e i risultati di due ricerche commissionate da Anica. “Sappiamo che gli sconti hanno portato in sala più giovani e in gruppo. Ma se ne parlerà alla fine del percorso, magari anche per correggere gli errori. E’ un esperimento che andava fatto, anche perché il nostro principale problema è estendere il pubblico allargando il bacino di utenza”. 

Sull’affollamento di cinepanettoni, di cui si discute molto in questi giorni, dice: “Non lo risolvi con le prediche ma con un approccio industriale di medio termine. Noi abbiamo incontrato tutti, dai più piccoli alle major”. Mentre a proposito della chiusura delle sale di città, considera con fiducia le misure proposte dalla nuova legge con 30 mln di € in tre anni per le ristrutturazioni dell’esercizio. “Personalmente mi piacerebbe un nuovo modello di cinema, come luogo di aggregazione e con altre funzioni”. 

Altri spunti di riflessione sono la lotta alla pirateria (“una lotta culturale”) e le finestre, su cui reputa inevitabile una maggiore flessibilità, ma dice anche che dalle finestre entrano venti siberiani e si riferisce ai nuovi player come Netflix. “Noi vogliamo portare la gente al cinema, non vogliamo che i cinema chiudano, pur consapevoli che la fruizione on demand è in espansione e lo sarà sempre di più”. Ultimo affondo sull’internazionalizzazione: “L’Italia sarà ospite d’onore in aprile al Festival di Pechino mentre la Settimana della lingua italiana che si terrà in ottobre in tutto il mondo avrà proprio il cinema come suo strumento principale”. E ci si lascia con la promessa di rivedersi tra un anno per tirare le somme. 

Cristiana Paternò
22 Dicembre 2016

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