Il pero e l’ulivo di Nuri Bilge Ceylan

Il regista turco a cui il Festival del cinema europeo dedica la retrospettiva completa e un Ulivo d’oro, da solo tre settimane ha terminato le riprese del suo nuovo film Il pero selvatico


LECCE. Da solo tre settimane il regista turco Nuri Bilge Ceylan, a cui il Festival del cinema europeo dedica la retrospettiva completa e un Ulivo d’oro, ha terminato le riprese del suo nuovo film Il pero selvatico, titolo provvisorio, che sarà pronto per partecipare nel 2018 alla Berlinale o al Festival di Cannes che l’ha premiato ben 4 volte. Ad accompagnarlo qui a Lecce è il connazionale Ferzan Ozpetek, suo amico dal 1997 quando lo conobbe al Festival di Antalya dove Ozpetek vinse tre premi con Il bagno turco.
Il pero selvatico è la storia del rapporto tra un padre e un figlio, in particolare di un insegnante. C’è un legame con la mia vita – spiega il regista – perché tutte le volte che andavo a trovare dei parenti, tra loro c’era un uomo, un  insegnante appunto, che mi affascinava per la sua saggezza ma che non aveva dagli altri il rispetto che meritava. Indagando sui motivi di tale situazione, ho costruito il racconto del film”. Sarà molto parlato e ricco di dialoghi come Il regno d’inverno con alcuni attori turchi famosi mai utilizzati in precedenza e girato a Çanakkale, città sui Dardanelli dove Ceylan ha vissuto a lungo.

E anche questa volta il montaggio costituisce la fase più importante del suo impegno creativo, è allora che Ceylan cerca equilibri e struttura del film. “Durante le riprese prevale la mia indecisione, lavoro su centinaia di possibilità, perciò voglio avere tanto materiale girato per restituire la natura umana”.
Anche la stesura, la scrittura del film è un’incognita. Per fortuna la sceneggiatura degli ultimi film è frutto di un lavoro di squadra di cui fa parte la moglie Emin, un contributo che il cineasta turco considera importante e decisivo. La scrittura prosegue e si modifica anche durante le riprese e il montaggio: “Mi riservo la libertà di stravolgere, tutto può cambiare e questo fa bene al film”.

Ceylan non è regista da dichiarazioni programmatiche, non ama film che lanciano messaggi, semmai è alla ricerca di un senso dell’esistenza umana. “Non intendo essere il cosiddetto pifferaio magico che incanta i topi, perché non saprei dove portarli. Cerco il mistico, il misterioso, ciò che non ho ancora afferrato”.
Ad alcuni racconti di Anton Čechov rimandano C’era una volta in Anatolia e Il regno d’inverno; è lo scrittore preferito per la capacità di restituire tutte le sfaccettature dell’animo umano. “Čechov sa parlare di sentimenti sottili e impercettibili. Ho visitato le sue tre case di Yalta, Mosca e a sud della capitale russa, ho osservato gli oggetti e gli spazi in cui ha vissuto. Nelle sue opere mantiene una certa distanza dalle emozioni, non ha passione smisurata o odio per i suoi personaggi, conserva sempre un equilibrio. Non è facile trasferire tutto ciò nella scrittura cinematografica, ma ho affidato alle immagini il compito di rendere le sue sottigliezze”.

Il regista non fa molto uso di colonne sonore, non vuole correre il rischio che il commento musicale finisca per essere una stampella su cui il racconto si appoggia. E la location infine non è così importante perché il cuore dei suoi film è la complessa natura umana .
Tra i suoi maestri di ieri annovera al primo posto Antonioni – in particolare i film L’eclisse e L’avventura – che “ha saputo rappresentare quel che da tempo era ritenuto non degno di espressione”. E poi Tarkovskij, Bergman e Bresson. Tra i registi di oggi cita, in chiusura dell’incontro, Bruno Dumont e Jia Zhangke.

Lecce 2017

Lecce 2017

Stephen Frears: una storia di tolleranza per la Mostra di Venezia

Victoria and Abdul con protagonisti Judi Dench e Adeel Akhtar, sarà pronto a fine estate, in tempo per Venezia dove il regista inglese è stato in concorso ben quattro volte. Il film racconta la storia vera di un'amicizia inaspettata: "La regina Vittoria ha sempre avuto gusti singolari, era circondata da uomini singolari, tra questi il suo servitore musulmano che veniva da Mumbai. Sicuramente una frequentazione su cui Donald Trump avrebbe da ridire", dice Frears, premiato dal Festival di Lecce

Lecce 2017

Premio Mario Verdone a ‘La ragazza del mondo’

Il georgiano My Happy Family di Nana & Simon vince l'Ulivo d'Oro, oltre al Premio per la Miglior Fotografia e al Premio Fipresci; il Premio per la Miglior Sceneggiatura e quello del Pubblico vanno a The Constitution (Croazia, Repubblica Ceca, Slovenia,2016) di Rajko Grlić e al protagonista del film, Nebojš Glogovac,è assegnato il Premio SNGCI migliore attrice/attore europeo; Premio Speciale della Giuria a A Taste of Ink (Francia,2016) di Morgan Simon; il Premio Cineuropa va a When the day had no name (Macedonia-Belgio-Slovenia, 2017) di Teona Strugar Mitevska

Lecce 2017

Isabella Ferrari torna a teatro con Valerio Binasco

Non si sbilancia sui progetti futuri: teatro da ottobre con Valerio Binasco - “un artista che mi ha insegnato tantissimo” - e due film importanti. Al Festival del cinema europeo, ritirando l’Ulivo d’oro, Isabella Ferrari traccia un sincero bilancio della sua carriera ricca di quasi 60 titoli, Nessuna accademia d’arte drammatica, la scuola è stata i tanti registi con i quali ha lavorato: Dino Risi, Giordana, Giacomo Battiato, Grimaldi, Mazzacurati, De Maria. “Mi fido molto del loro sguardo, del loro cuore"

Lecce 2017

Carlo Verdone, ciak con Ilenia Pastorelli

Inizieranno a metà giugno le riprese della nuova commedia da lui diretta e interpretata, scritta da Nicola Guaglianone e Menotti, gli sceneggiatori di Lo chiamavano Jeeg Robot


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