Quell'inedita lettera d'amore a Marilyn
CANNES – "Sono qui seduto e il mio cuore brucia d'amore per te. Voglio dirti che ti voglio sposare nel giorno del mio quarantunesimo compleanno". Con queste parole, appuntate su un foglio autografo strappato da un block notes, un innamoratissimo Arthur Miller chiede con getto a Marilyn Monroe di sposarlo. Il messaggio è, nella sua semplicità, testimone di un periodo in cui lo scrittore era estremamente rapito dalla diva americana, anche se poi le cose andarono diversamente e dopo soli cinque anni di un burrascoso matrimonio i due divorziarono. La lettera, mai mostrata prima pubblicamente, è stata presentata all’Italian Pavilion, insieme all’iconico abito bianco indossato da Marilyn in Quando la moglie è in vacanza, simbolo anche di quello che è stata l'emancipazione femminile negli Anni ‘50, quando il puritanesimo era molto marcato. A presentarli Ted Stampfer, collezionista d’arte tedesco che ha raccolto un migliaio di memorabilia e oggetti personali appartenuti alla diva americana, di cui una parte è a disposizione del pubblico nella mostra Imperdibile Marilyn, a Palazzo degli Esami di Roma fino al 30 luglio.
Fanno parte della mostra oltre 400 oggetti appartenuti direttamente alla star o rappresentanti del contesto in cui viveva , alcuni anche mai mostrati prima. Per delineare un racconto veritiero che permette di scoprire da vicino la storia della diva di Hollywood più nota al mondo. Una figura complessa dalle molteplici sfaccettature, che rivela in tutta la sua intima forza una donna che ha saputo andare controcorrente, delicata ma molto determinata allo stesso tempo. L’esposizione si snoda tra numerosi effetti personali che rivelano molti dettagli dell’infanzia e dei sogni di quella ragazza di nome Norma Jeane Mortenson che, passando da un'infanzia travagliata, era riuscita a diventare una star. Tra gli oggetti in mostra anche la targa del David di Donatello che gli fu consegnato dalle mani di Anna Magnani nel 1959 all'Istituto Italiano di Cultura per Il principe e la ballerina. Un premio emblematico, come sottolinea Ted Stampfer commentando le immagini dell’Istituto Luce in cui si vede la consegna del riconoscimento: "Marilyn appare visibilmente emozionata, ingenua e un po’ naïf, mentre sappiamo che dall’altra parte, contemporaneamente, era una donna caparbia, capace di negoziare i suoi contratti e di opporsi a ciò che volevano farle fare solo per sfruttarla”.
Ogni oggetto ha un valore anche intimo, uno spunto per capire la personalità dietro l’icona di un donna che era fragile ma sapeva anche essere determinata e imporsi in un mondo molto maschile. Come sottolinea il curatore italiano della mostra, Fabio Di Gioia: “L’esposizione propone una rilettura finalmente capovolta del personaggio di Marilyn, nella quale la vita privata finisce per colpirci più del mito. I documenti e gli oggetti arrivati a noi dal quotidiano dell’attrice, raccontano quanto la Marilyn privata fosse una persona intensa, guidata da notevole istinto e pragmatismo e capace di decidere in autonomia per la sua carriera. Una verità palesemente in contraddizione con l’immagine e l’icona voluta dall’industria del cinema americano che l’ha resa celebre”. La Monroe racchiude in sé bellezza, fragilità, un carattere a tratti forte, certamente indipendente e spesso anticonformista. E per come ci appare oggi è stata, oltre che una stella, una grande pioniera dell’emancipazione femminile.
Fanno parte della mostra oltre 400 oggetti appartenuti direttamente alla star o rappresentanti del contesto in cui viveva , alcuni anche mai mostrati prima. Per delineare un racconto veritiero che permette di scoprire da vicino la storia della diva di Hollywood più nota al mondo. Una figura complessa dalle molteplici sfaccettature, che rivela in tutta la sua intima forza una donna che ha saputo andare controcorrente, delicata ma molto determinata allo stesso tempo. L’esposizione si snoda tra numerosi effetti personali che rivelano molti dettagli dell’infanzia e dei sogni di quella ragazza di nome Norma Jeane Mortenson che, passando da un'infanzia travagliata, era riuscita a diventare una star. Tra gli oggetti in mostra anche la targa del David di Donatello che gli fu consegnato dalle mani di Anna Magnani nel 1959 all'Istituto Italiano di Cultura per Il principe e la ballerina. Un premio emblematico, come sottolinea Ted Stampfer commentando le immagini dell’Istituto Luce in cui si vede la consegna del riconoscimento: "Marilyn appare visibilmente emozionata, ingenua e un po’ naïf, mentre sappiamo che dall’altra parte, contemporaneamente, era una donna caparbia, capace di negoziare i suoi contratti e di opporsi a ciò che volevano farle fare solo per sfruttarla”.
Ogni oggetto ha un valore anche intimo, uno spunto per capire la personalità dietro l’icona di un donna che era fragile ma sapeva anche essere determinata e imporsi in un mondo molto maschile. Come sottolinea il curatore italiano della mostra, Fabio Di Gioia: “L’esposizione propone una rilettura finalmente capovolta del personaggio di Marilyn, nella quale la vita privata finisce per colpirci più del mito. I documenti e gli oggetti arrivati a noi dal quotidiano dell’attrice, raccontano quanto la Marilyn privata fosse una persona intensa, guidata da notevole istinto e pragmatismo e capace di decidere in autonomia per la sua carriera. Una verità palesemente in contraddizione con l’immagine e l’icona voluta dall’industria del cinema americano che l’ha resa celebre”. La Monroe racchiude in sé bellezza, fragilità, un carattere a tratti forte, certamente indipendente e spesso anticonformista. E per come ci appare oggi è stata, oltre che una stella, una grande pioniera dell’emancipazione femminile.