Alla Festa del Cinema Scorsese, Moore e l’ultimo Redford

Presentata la 13esima Festa del Cinema di Roma


La Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, da sempre “casa” della Festa del Cinema di Roma, ha ospitato nella mattinata la presentazione della tredicesima edizione (18-28 ottobre), subito battezzata con scaramantico auspicio dalla vice presidente della Fondazione Cinema per Roma, Laura Delli Colli, che ha aperto dichiarando come “il 13 per me è un numero fortunato. Questa è un’edizione con un programma all’altezza di una festa internazionale per la città, una Festa insieme raffinata e popolare, per cui ringrazio Antonio Monda di avermi anche un po’ ascoltata rispetto al cinema italiano”. Laura Delli Colli succede a Piera Detassis, che ha affettuosamente ringraziato per il lavoro svolto e s’è detta: “molto emozionata per ‘essere da questa parte’ (sul palco, non in sala negli usuali panni di critica), stamattina è un vero debutto”. 

Con lei il direttore artistico Antonio Monda, al suo terzo anno nel ruolo, che ha sostenuto il debutto di Delli Colli, spendendo per lei parole come “leale e saggia”. 

31 Nazioni, 34 anteprime mondiali, 39 film in Selezione Ufficiale, questi alcuni dei numeri di maggiore orgoglio per la Festa che sta per iniziare, insieme al +20% del pubblico cresciuto da tre anni a questa parte, con una media di 100mila presenze all’Auditorium nelle giornate della manifestazione. Ripercorrendo brevemente lo storico recente, Antonio Monda ha tenuto ad appuntare al petto della Festa mostrine di merito come la scoperta di un film come Lo chiamavano Jeeg Robot; l’apertura con quello che poi è valso un premio Oscar, Moonlight; la grande eco che la Festa ha riscontrato sulla stampa intenzionale, dagli Stati Uniti all’Asia; e la presenza di prestigiose figure non direttamente connesse alla Settima Arte, uno per tutti il maestro Riccardo Muti. 

Dal passato al presente, all’imminente futuro, il direttore artistico ha ribadito il concetto di Festa, per cui: “chi si aspetta un festival sarà deluso: Festa significa avere Moolight insieme a Jovanotti. Gli artisti, le produzioni e le distribuzioni scelgono Roma anche se non hanno nulla da promuovere: noi abbiamo star che scelgono di parlare di cinema, non di fare red carpet con abiti di griffe o conferenze stampa di promozione”. 

La Festa 2018, #RomaFF13, s’attende nel nome del cinema noir, un filo rosso che si dichiara “talvolta Dadaista”, ha detto il direttore, ironico, e con sfumature cangianti sin dalla locandina, su cui campeggia Peter Sellers, che lo stesso Antonio Monda spiega come “un omaggio che volevo realizzare già al MoMA e che mi ero ripromesso di non mancare”, celebrazione approfondita in Retrospettive, insieme a quella per il regista Maurice Pialat.  

“Per la prima volta, due major hanno scelto Roma per il debutto mondiale: Sony/Warner con Quello che non uccide, episodio della saga Millennium, protagonista Glen Foy, e Studio Canal con Mia e il leone bianco”, ha continuato Monda, che subito ha poi esposto le tre tematiche chiave della Festa: “donna”, con 12 regie al femminile presenti nell’intera selezione, “cinema del reale” e “memoria”: “sin dalle pre-aperture ricordiamo momenti tragici della nostra Storia. Ci sono quattro documentari sulle Leggi Razziali, tra cui uno codiretto da Nancy Spielberg, sorella di Steven, sul Ghetto di Varsavia”. Oltre a questa attenzione storica e sociale, la Festa tiene a sottolineare la “forte connessione con altre attività: proiezioni al Policlinico Gemelli, al carcere di Rebibbia, e convegni d’attualità come ‘Critical Conditions’, alla presenza di uno dei maggiori critici del ‘New York Times’”. 

In una presentazione tutt’altro che didascalica, capace così di ribadire il forte desiderio di Delli Colli e Monda di una manifestazione e edizione al contempo colta e pop, il direttore ha anticipato anche un Ricordo di Carlo Vanzina, insieme al fratello Enrico capace di “proporre temi quasi profetici, nei loro film”. Paralleli cammineranno Omaggi a monumenti del cinema mondiale, primo su tutti quello a Robert Redford, che ha di recente annunciato l’addio alle scene: la Festa ospita The Old Man & The Gun, ultimo film interpretato dall’attore. Non solo questo di omaggio, ma, tra gli altri, in apertura, anche quello a Milos Forman.  

Storia del cinema e Storia assoluta, quella de La grande guerra di Mario Monicelli, film presentato nella sezione Restauri, a 100 anni dal termine della Prima Guerra Mondiale: proiezione a cui sarà ospite il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Come consuetudine, le edizioni della Festa guidate dalla direzione Monda non mancano di costellare le giornate con gli Incontri Ravvicinati con grandi personalità del grande schermo, mondiale e italiano: 14 le “master class”, tra cui quella con Martin Scorsese che “ritira anche il Premio alla Carriera da Paolo Taviani , il 22 ottobre. Nella selezione dei suoi nove film italiani preferiti, Il posto di Ermanno Olmi; Scorsese dice che il nostro sia il cinema più bello del mondo, Scorsese viene a Roma per dedicarsi 3 giorni a noi”. Altro incontro, altro Premio alla Carriera, quello con Isabelle Huppert, insignita del riconoscimento da Toni Servillo, e ancora, tra gli stranieri, Cate Blanchett e Tierry Frémaux, “che parlerà del caso Netflix e di come si fa il cinema oggigiorno”, ha anticipato il direttore.  

Per la presenza di Michael Moore l’attesa non è da meno: oltre che ospite di uno degli Incontri Ravvicinati, sarà in Selezione Ufficiale “con Fahrenheit 11/9, film che indaga su come sia possibile nel mondo sia arrivata la presidenza Trump. Distribuito da Lucky Red”, ha detto Monda, che non è entrato nel dettaglio di ciascun film della Selezione, ma ha preferito accennare delle suggestioni, come “la protagonista del film d’apertura, Dakota Johnson, interprete di Bad Times at The El Royal; il ritorno di Berry Jenkins con Se la strada potesse parlare, film molto attuale sul razzismo, nell’America degli anni ‘70, una delle perle di questa Festa; ci sarà Watergate, serie tv diretta da un premio Oscar, Charles Ferguson; un film che prevedo sarà ai prossimi Oscar, Three identical strangers; verranno poi Steve Coogan e John C.Reilly per Stanlio e Ollio; il film di Peter Jackson, They Shall Not Grow Old; una nuova puntata di Halloween di David Gordon Green e Beatuful Boy, film con Timotheé Chalamet”, interprete di Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino. 

E siccome di una Festa tutti s’aspetta ne parlino, Antonio Monda ricorda anche la sezione Tutti ne parlano, in cui saranno presentati tre film già debuttati altrove, ma motivo di grande fermento e dibattito, dove spicca “An Elephant Sitting Still di Hu Bo, che appena uscito ha conquistato grande spazio sul ‘New York Times’, ma di cui il regista 24enne, subito dopo l’uscita in sala, s’è suicidato”. 

Il cinema della Festa c’è non solo per immagini, o nelle parole dei protagonisti, ma anche nel nome della musica, con un omaggio a Stelvio Cipriani, che Monda sta finalizzando, ma anche con “la chiusura orchestrata con concerto di musica da film, che nasce insieme a SIAE e Nuovo Imaie”, ha annunciato Laura Delli Colli, rinnovando il desiderio della Festa di affermare la propria “identità chiara, che vuole accontentare cinefili e pubblico curioso”.  

Così come s’è aperta – nelle parole del direttore Monda – la presentazione dell’edizione imminente si è conclusa, per voce di Laura Delli Colli, che ha ‘salutato’, insieme alla sala, il collega Luca Pellegrini, di recente scomparso.  

Nicole Bianchi
05 Ottobre 2018

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