Saverio Costanzo: “Con Elena Ferrante carteggio ottocentesco”

Il regista racconta il metodo di lavoro con la misteriosa scrittrice per la trasposizione de 'L'amica geniale', in onda dal 27 novembre su Rai1


Va in onda il 27 novembre in prima visione su Rai1 o online su RaiPlay L’amica geniale, la serie Rai-Fandango-Wildside-TIMvision in collaborazione con HBO Entertainment e coproduzione con Umedia ispirata al ciclo di romanzi della misteriosa scrittrice Elena Ferrante. Diretta da Saverio Costanzo, è strutturata per comprendere ogni libro in una stagione. Le prime due puntate le avevamo viste a Venezia, la terza viene presentata direttamente in Rai alla presenza del regista, delle giovani interpreti Elisa Del Genio, Margherita Mazzucco, Ludovica Nasti e Gaia Girace, rispettivamente Elena e Lila nelle versioni bambina e adolescente. “Abbiamo legato molto – ammettono – e siamo molto complici, anche se fuori dal set vederci è difficile”. Elena adulta è invece interpretata da Elisabetta De Palo e si affida alla voce fuori campo di Alba Rohrwacher, che di fatto regge la narrazione.

In questa terza puntata vediamo Elena continuare a studiare, ma senza la vicinanza di Lila, che ha invece intrapreso l’attività di calzolaia con il fratello, fatica a portare avanti l’anno scolastico. L’amica la aiuta con il latino ma riesce sempre, più o meno involontariamente, a metterla in ombra, sia con i ragazzi che in pubblico, quando si scopre che ha letto tutti i libri della biblioteca di quartiere. Con la morte di Don Achille Carracci il rione passa nelle mani dei Solara, che importunano i residenti e in particolare le ragazze. Elena, superando l’imbarazzo di un corpo adolescente in mutamento, si riprende momentaneamente e supera l’anno scolastico, ma il primo premio della biblioteca viene assegnato a Lila, che ancora una volta prevale sull’amica.

Storia di mondi femminili che cambiano, in un paese, l’Italia degli anni ’50, in continuo mutamento anche lui, da caso letterario diventa serie di annunciato successo, già trasmessa in America con ottimi risultati e in partenza per la distribuzione in ben 56 paesi. Ci sono anche i produttori, a partire da Tinni Andreatta per Rai Fiction che definisce l’esperienza “un punto di arrivo. E’ la prima volta che si produce con un colosso come HBO e la serie vorrebbe segnare anche un innalzamento di quello che il pubblico generalista vede solitamente in tv, per questo rappresenta una grande sfida. La tv può essere uno strumento molto nobile”. Domenico Procacci di Fandango si limita a sottolineare quanto sia rimasto colpito dai romanzi “che abbiamo opzionato quando ancora il ciclo non era finito. Il terzo era ancora in bozza”, mentre Lorenzo Mieli di Wildside pensa che “il carattere classico dei romanzi della Ferrante abbia attratto un produttore di contenuti arditi come la HBO”.

A Costanzo chiaramente sono riservate le domande di curiosità su quanto e come Ferrante, la cui identità non è nota in pubblico, abbia contribuito allo sviluppo del prodotto. “Lo ha fatto molto – ha rivelato il regista – ci siamo scritti a lungo con un carteggio epistolare quasi ottocentesco. Mi ha colpito la sua rapidità e il suo senso della scena, perché non è scontato che un bravo scrittore conosca anche il cinema, ma lei mi ha detto che ci va spesso. Non è mai stata possessiva nei confronti dei suoi personaggi e della storia, anzi essendo una persona intelligente ho capito che voleva una trasposizione infedele, forse anche più infedele di come poi è stata”. Per quanto riguarda il rapporto tra il cinema e la tv il regista dice: “All’inizio, dopo La solitudine dei numeri primi, ero spaventato dall’idea di mettermi di nuovo al lavoro su qualcosa che avesse un riferimento letterario, ma data l’occasione ho lasciato la paura e abbracciato il privilegio. La tv altro non è che un elettrodomestico, non sono un esperto di mass-media ma è facile comprendere come il suo ruolo nei confronti del cinema sia cambiato e come sia cambiato il cinema stesso. Per me resta più interessante vedere tutto su grande schermo, si colgono maggiori dettagli, però queste sono le regole e questa storia non poteva che essere una serie, quindi va bene che sia in tv. Io chiaramente non ho avuto un approccio specifico. Per me è come fare cinema, penso solo a fare bene il mio lavoro. Quanti ascolti farà è un problema da produttori più che da registi”.

Andrea Guglielmino
22 Novembre 2018

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