Wagner Moura: “Marighella, così il mio film sfida la politica”

Star internazionale del cinema brasiliano con titoli come Tropa de Elite - Gli squadroni della morte e la celebre serie Netflix Narcos, l'attore debutta nella regia con la biografia del rivoluzionario


BERLINO – Immaginato nel 2013 – “quando Bolsonaro era una specie di barzelletta, perché nessuno pensava che potesse essere eletto” – oggi, con la nuova presidenza del Brasile, Marighella, film che chiude il festival fuori concorso, acquista un’attualità politica particolare. Ne è consapevole il nutrito team produttivo, guidato dal neoregista Wagner Moura, star internazionale del cinema brasiliano con titoli al suo attivo come Tropa de Elite – Gli squadroni della morte (Orso d’oro nel 2008), e la celebre serie Netflix Narcos in cui ha il ruolo del pericoloso trafficante Pablo Escobar.

Moura ha scelto una regia fluida e un po’ didattica, con molte scene d’azione e tanta violenza insistita, per questo biopic da 155′ che è un monumento all’eroe della resistenza contro la dittatura militare seguita al colpo di Stato del 1964, Carlos Marighella, ovvero Preto, per la pelle nera di cui andava fiero e per contrapporlo a un altro esponente del Partito Comunista, partito da cui infatti venne espulso per le sue idee “troppo” rivoluzionarie, esposte anche nel famoso Piccolo manuale della guerriglia urbana, amato tra gli altri da Jean Paul Sartre. La pellicola si concentra sugli ultimi cinque anni della sua vita, fino all’agguato in cui perì il 4 novembre del ’69. 

Moura spiega che il film non è nato (e non poteva nascere) come risposta al presidente Bolsonaro e alle sue affermazioni in difesa della tortura e specificamente a favore della dittatura militare che per 21 anni, dal 1964 al 1985, ha retto il paese, “ma ovviamente siamo in contrasto con il gruppo che ha preso il potere oggi in Brasile e non è poi così diverso dal passato, ad esempio per l’esclusione dei neri delle favelas. La lotta per l’uguaglianza sociale è una costante nel nostro paese dove permangono enormi differenze sociali”. Tra l’altro non è stato facile chiudere produttivamente il finanziamento. 

Protagonista nel ruolo del titolo è Seu Jorge, una star musicale, efficace nei panni del rivoluzionario che alla domanda se fosse maoista, trotzkista o leninista, rispose: “Sono brasiliano”. Marighella viene descritto per le sue idee, per la sua fede nell’azione rivoluzionaria come unica risposta alla dittatura militare, ma anche per il suo forte attaccamento al figlio, che allontana da sé, pur con grande dolore, per metterlo al sicuro. Sul rapporto padre-figlio, riflette il regista: “Ho 42 anni e appartengo a una generazione cresciuta durante la dittatura e concentrata sui beni materiali. Siamo piuttosto lontani dall’idea del sacrificio, nel film invece tutti i personaggi si sacrificano per gli altri, c’è molta generosità in loro. Nel mondo ci sono persone che vogliono stare tranquille e al caldo e altre persone che fanno quello che si deve fare, costi quel che costi”. Molto spazio nella narrazione anche all’antagonista, il brutale poliziotto Lucio, che capisce l’importanza di catturare e uccidere Marighella con ogni mezzo per tagliare la testa all’organizzazione. 

Marighella sottolinea l’appoggio della Cia e del governo americano alla dittatura militare, in una fase storica in cui in tanti paesi, dal Vietnam a Cuba all’Algeria il comunismo si affermava come risposta al colonialismo ed era considerato dagli americani come una minaccia da combattere con ogni mezzo. Tra cui la propaganda. Così il colpo di Stato veniva definito un “movimento”: “Il cambiamento semantico – afferma Moura – è uno degli strumenti usati dai governi fascisti e oggi dai governi populisti che liquidano come fake news ogni opposizione e che ottengono così la maggioranza. Questo film racconta che la dittatura è stata orrenda, che i cittadini hanno il diritto e anzi l’obbligo di opporsi e di resistere a uno Stato violento”.

L’attore e regista prevede grossi problemi per il film in Brasile (ancora non c’è una data di uscita). “Mi aspetto di tutto, anche l’aggressione fisica, del resto non tutti oggi nel mio paese sanno chi era veramente Marighella, questa vicenda è stata criminalizzata”. Moura, che vive tra Bahia e Los Angeles, ha spiegato anche di non voler contribuire a rafforzare gli stereotipi nei confronti dei latinos nel suo lavoro di attore. L’anno scorso ha recitato in Sergio, un prodotto Netflix sul commissario per i diritti umani dell’Onu Sergio Vieira de Mello, ucciso in Iraq nel 2003.

Cristiana Paternò
15 Febbraio 2019

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