Adriano Giannini racconta Gauguin: esotismo e libertà

Gauguin a Tahiti. Il paradiso perduto: evento al cinema il 25, 26, 27 marzo, narrato da Adriano Giannini


 “Mi affaccio sull’orlo dell’abisso … Una smania di ignoto … Senso della parola libertà … Che mi importa della gloria? … Sono forte perché faccio cioè che è dentro di me”: queste parole scorrono per voce di Adriano Giannini che “legge” passi di Noa Noa, il racconto autobiografico del pittore francese Paul Gauguin incentrato sulla sessualità e il mito a Tahiti, che bene esprime il suo sentire interiore, esploso poi nella forma artistica del dipinto e della scultura.

Giannini non è Gauguin, non lo interpreta, non ne indossa i panni, non ne imita la creazione artistica, seppur ne reciti dei passi in prima persona – con discrezione ed efficacia al contempo, e narrandolo: una scelta convincente, optata da Nexo Digital, che non sceglie di collocare il narratore in vesti e tempi fittizi più propri del film classico o della fiction tv, ma gli dà l’onere di portare per mano lo spettatore dentro una dimensione lontana, certamente da un punto di vista geografico, ma anche psicologico, permettendo così, soprattutto, di guardare l’opera polinesiana di Gauguin ma anche di comprenderne “il perché” più intimo.

Il 1° aprile 1891 Paul Gauguin parte da Marsiglia alla volta di Tahiti, lui uno dei grandi maestri della pittura moderna viaggia verso gli estremi confini del mondo, in fuga dal grigiore della metropoli e dal rigore accademico. Nella Polinesia francese dipinse tra le palme, eppur sempre rivolto alla gente dell’Occidente, lì dove oggi sono esposte le sue opere esotiche che fanno sognare: è amato, Gauguin, perché è partito per l’altrove, il desiderio di tutti noi. È stato globale prima della globalizzazione.  

Nel film parlano curatori, collezionisti, si presentano maschere scultoree su fondo nero, alternate a Giannini, che sfuma poi nell’oggi al mercato di Papeete, dove ancora, montate in sequenza, guardiamo foto storiche in bianco e nero, questa la scelta del regista Claudio Poli

Gauguin muore a 55 anni alle isole Marchesi, a 14.000 km da dove è nato il 7 giugno del 1848, a Parigi. La sua iniziazione tropicale era cominciata ben prima della Polinesia: venne trasferito in Perù con la famiglia, qui il suo battesimo verso il futuro destino. Tornato in terra di Francia, lavora 9 anni all’agenzia di cambio, dalle parti di Pigalle: ha 5 figli e una moglie danese. Un ménage apparentemente tranquillo, finché poi comincia a dipingere: Camille Pissarro è stato il suo primo maestro, anche se Gauguin subito cerca un cammino indipendente. 

Nel film, dei suoi dipinti sentiamo l’umidità, il caldo e il profumo dei fiori di quella Mataiea tahitiana, suo paradiso terrestre oltre all’entroterra: le stesse sensazione si provano per la sua musa, Tehamana, la prima di tante amanti minorenni, allora non uno scandalo come sarebbe oggi, un oggi in cui esiste una sua pronipote, la cui nonna ebbe da lui una figlia, mai riconosciuta, e che nel film per la prima volta vede alcuni dipinti di “Coché”, senza godere di nessuna eredità.  

Gauguin a Tahiti. Il paradiso perduto è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital, in collaborazione con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it, che esce in oltre 360 sale italiane. 

Nicole Bianchi
21 Marzo 2019

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