Claudio Bisio Premier ‘anti-cattivista’

Esce il 28 marzo in 500 copie con Vision Distribution Bentornato Presidente!, seguito del grande successo di qualche anno fa, con il comico che si ritrova 'Premier per amore'


Esce il 28 marzo in 500 copie con Vision Distribution Bentornato Presidente!, seguito del grande successo di qualche anno fa con Claudio Bisio, sprovveduto pescatore di trote che per un caso di bizzarra omonimia si trovava a ricoprire la carica di Presidente della Repubblica. Oggi i tempi sono cambiati e il candido Giuseppe Garibaldi – così si chiama il protagonista – torna alle istituzioni come Premier, inizialmente solo per riconquistare l’amore della sua compagna Sarah Felberbaum, e poi più convintamente, per ‘cambiare l’Italia, caduta in confusione tra un governo che istiga all’odio perché schiavo dei social network (Paolo Calabresi e Guglielmo Poggi sono bravissimi nell’interpretare i corrispettivi di Salvini e Di Maio) e un’opposizione che si perde in sterili polemiche sull’uso del congiuntivo (il copycat di Renzi è interpretato dal convincente Marco Ripoldi del collettivo ‘Il terzo segreto di satira’). La regia è affidata a Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi –  che arrivano in conferenza con dei braccialetti che portano la scritta ‘fuck buonismo!’ – esperti del campo dopo il lavoro con Sabina Guzzanti in tv per ‘Un, due, tre, stella’ e artefici di un linguaggio coinvolgente e super pop, mentre la solida sceneggiatura è nelle mani di Fabio Bonifacci e Nicola Giuliano della produzione Indigo, che ha voluto direttamente partecipare.

“Il pubblico si deve soprattutto divertire – dicono gli sceneggiatori in conferenza – volevamo raccontare questo momento storico facendo sana satira ma lasciando le conclusioni agli spettatori, in questo momento dove sembra di dover stare per forza da un lato o dall’altro della barricata. E’ un modo per guardarsi allo specchio, per iniziare a guardare le ragioni che ci uniscono invece di quelle che ci dividono”.

“Quando abbiamo letto il trattamento – dicono i registi – ci trovavamo in un momento dove la satira non faceva arrabbiare nessuno. Ecco dunque l’occasione per raccontare l’Italia con ironia e farle un bel selfie”. “E’ importante – commenta il distributore Maccanico – iniziare a immaginare una filmografia che faccia entertaimnent e che lasci un messaggio, ci si riesce se si toccano le corde che il pubblico conosce. E più che mai oggi è importante far ridere in maniera intelligente. Crediamo in questo film e crediamo debba arrivare dappertutto. Quello che vediamo in politica riflette ciò che accade nella nostra quotidianità. Pensiamo ai social. Quello che conta è trovare un proprio equilibrio, anche nella provocazione”.

“Il primo capitolo – dice Bisio – era il classico schema da ‘elefante nella cristalleria’. Era giocato su questa persona semplice che si trovava in un mondo di regole e protocolli. Non ama la politica, è una persona onesta ma ai limiti del qualunquismo. Si scorda di andare a votare per raccogliere funghi. Quindi a fronte dei due politici che gli suggeriscono cosa deve dire in conferenza stampa fa quello che i politici non fanno mai. Ammette di non sapere alcune cose, e promette di informarsi. Dice, in sostanza, la verità. Non è un film buonista ma anti-cattivista. Contro l’odio reciproco e rivolto a quel 40% di astenuti che ancora non sa chi votare”.

La comunicazione del film passa anche attraverso riferimenti pop, come le citazioni da Ritorno al Futuro e Limitless: “Un personaggio – specificano i registi – arriva a bordo di una DeLorean. E’ un elemento che c’era già in sceneggiatura. Pensavamo fosse troppo demodè ma poi abbiamo visto una foto della Leopolda con Renzi davanti alla macchina di Ritorno al Futuro, non potevamo esimerci. Spesso pa realtà è arrivata prima di noi e l’abbiamo cavalcata. Il film era in lavorazione prima che eleggessero Conte, abbiamo incontrato la signora ‘Maledetti!’ prima che diventasse famosa su Internet e l’abbiamo perfino allontanata dal set, salvo poi integrarla in post-produzione. Abbiamo visto gente della Prima Repubblica, ancora tesserata, andare a prendere il caffè al bar dei palazzi istituzionali, e abbiamo inserito questi elementi nel film. E avevamo mille reference perché siamo cresciuti nell’epoca delle vhs, ci piace travalicare il solito linguaggio della commedia, inserendo elementi nuovi. Abbiamo usato il ‘motion control’ per creare una delle scene principali e permettere ai personaggi di apparire più volte nello stesso piano sequenza, per evitare il solito time lapse. Gli attori non capivano esattamente cosa stessero facendo ma si sono dovuti fidare”.

Chissà come reagiranno i politici veri, vien da chiedersi. “Non penso si possano arrabbiare – dice Calabresi – il mio Teodoro Guerrieri alias Salvini ha un’umanità tutta particolare. E’ una persona buona costretta ad arrabbiarsi per fare condivisioni sui social. Un po’ come Jekyll e Hyde. Fa quasi tenerezza”. “Sono contento che abbia parlato Calabresi – scherza Poggi – ho appena iniziato la carriera e non vorrei vederla distrutta. Racconto semplicemente una generazione che non sa niente, ma ha sempre il sorriso sulla faccia”.

“Sono più interessato alle reazioni della gente che a quelle dei politici – commenta ancora Bisio – da loro mi aspetto ormai di tutto. A Salvini per esempio era piaciuta Benvenuti al Sud! anche mentre gridava ‘lavali col fuoco’. Il primo film era piaciuto in maniera trasversale, ai 5 stelle che amavano l’idea di una persona comune a occupare un posto istituzionale, e anche a qualcuno del PD che tiene nel telefonino il discorso finale di Giuseppe come modello di speranza. Questo avevamo pensato di impostarlo sul rapporto con le istituzioni europee ma sono dinamiche che il pubblico italiano conosce poco, era troppo faticoso. Con l’arrivo del nuovo governo, proprio mentre non si riusciva a trovare un premier, è scoccato il ‘la’. Ne è venuto fuori un instant movie da record”.

Nonostante un notevole calo di voce, interviene anche Sarah Felberbaum: “Il mio personaggio è una donna che non viene ascoltata, ma non per cattiveria. Nemmeno lei vuol far soffrire il suo uomo. Lo lascia perché sa che è l’unico modo di fargli capire che la sta perdendo”.

“E pensare – dice Ripoldi – che c’era un’idea secondo la quale dalla DeLorean non dovesse scendere nessuno. Per fortuna avevo già firmato il contratto. Il problema di fare satira oggi è che la politica fa talmente ridere che è difficile capire quale sia il confine. La satira più libera si fa a teatro. Alla fine del film resta la lacrima del guerriero. E’ simbolica: speriamo che faccia riflettere su cosa può fare ognuno di noi personalmente per migliorare la situazione”. “Pagare le tasse – conclude Bonifacci – è la cosa più semplice e banale che un politico possa proporre, è la base su cui nascono e crescono le nazioni, ma dirlo in Italia è la cosa più impopolare possibile. Nessuno dice che pagare le tasse sia bello, è brutto e faticoso, ma necessario”.

Andrea Guglielmino
21 Marzo 2019

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