Jimi cane rockettaro nella Cipro divisa dal muro

Torna a casa, Jimi! esordio del greco cipriota Marios Piperides racconta, attraverso la vicenda di un cane scappato al suo padrone, quant'è difficile vivere nella Nicosia mezza greca e mezza turca


LECCE. Se fosse stata presentata al Festival di Cannes Torna a casa, Jimi! (titolo originale Smuggling Hendrix), opera prima del 44enne greco cipriota Marios Piperides, avrebbe vinto il Palm Dog Award assegnato alla migliore interpretazione di un cane. Insieme ad Adam Bousdoukos (La sposa turca e Soul Kitchen), Jimi è infatti l’altro protagonista del film. Nella realtà è una cagnetta olandese di due anni, Pepper, una cucciola (razza rough coated jack russell) socievole e dall’aspetto arruffato. Ha richiesto del tempo di ambientazione sia per abituarsi all’isola, sia per conoscere il protagonista e la troupe, soffrendo non poco dello sbalzo termico, dai 20 gradi olandesi ai 40 ciprioti, tant’è che Jimi/Pepper indossava nelle pause una copertura rinfrescante e delle scarpette protettive dal terreno caldo.

Torna a casa, Jimi!, in sala dal 18 aprile con Tucker Film dopo essere passato nella sezione Anteprime Eventi speciali del Festival del cinema europeo e premiato al Tribeca 2018, è ispirato a una storia vera accaduta al regista. L’autore ha scritto la sceneggiatura nel 2014/’15 in coincidenza con una forte crisi bancaria dell’isola, con i collegamenti aerei chiusi, e con la partenza di parecchi suoi amici stanchi della mancanza di lavoro e degli annosi insoluti problemi di Cipro.

Nel film Yiannis è un musicista greco cipriota, disoccupato e senza soldi, che vive a Nicosia nei pressi della zona cuscinetto demilitarizzata e istituita dall’ONU nel 1974, dopo l’occupazione militare di una parte dell’isola ad opera dell’esercito turco. Yiannis, lasciato dalla storica fidanzata e ricercato insistentemente per questioni di soldi sia dalla proprietaria di casa sia dai vendicativi usurai, ha deciso di andarsene da Cipro, isola senza futuro e prospettive. Con lui l’amato e furbo cagnolino Jimi, così chiamato in onore dell’idolo musicale del padrone, Jimi Hendrix. Ma a pochi  giorni  dalla  data  prevista per la partenza, il cane scappa al controllo di Yiannis, supera la zona cuscinetto (Buffer Zone o Linea verde) e si ritrova nella “parte turca” di Nicosia. Non c’è problema per Yiannis a oltrepassare il confine che divide dalla parte greca della città, ma una volta recuperato Jimi, il musicista si scopre bloccato nella “parte turca”, perché la legge europea vieta il trasferimento di animali e piante da una “zona” all’altra. E’ allora che Yiannis, in una lotta contro il tempo, si vede costretto a ricercare l’aiuto del ‘nemico’ turco Hasan per escogitare un modo di riportare a casa il cane, diventato merce di contrabbando.

Una situazione surreale, scandita da un’inflessibile burocrazia e da una politica incapace di cambiamento, narrata con sguardo ironico e leggero, soffermandosi sulle quotidiane difficoltà di vita di entrambe le zone di Nicosia, che per il regista potrebbero attenuarsi solo abbattendo il ‘muro’ che divide e ricercando un futuro per entrambe le comunità. “Non avevo deciso all’inizio che fosse una commedia, ma scrivendo i personaggi e la storia – spiega Piperides – ho sentito l’esigenza di trovare una prospettiva differente per raccontare la situazione assurda e ridicola di Cipro che vivo da quando sono nato. E poi ci sono cose che con il dramma non si riescono a narrare, mentre la commedia consente di superare alcune barriere”.

Dall’aprile del 2003 è possibile attraversare la linea verde e spostarsi tra le due regioni dell’isola. Molte persone della parte greca non volevano farlo allora e anche oggi – racconta il regista – perché è necessario mostrare un documento d’identità, riconoscendo così di fatto la legalità del governo turco sull’altra parte dell’isola. “Altre persone invece desideravano vedere le case dove erano nati e cresciuti, incontrare i parenti. Per me è stata un’esperienza particolare, l’altra parte mi era nello stesso tempo familiare e non”.

Dalla prima all’ultima scena del film il regista ci fa intendere che i confini sono delle prigioni, da noi costruite, che ci impediscono di comunicare e conoscere altri popoli. “L’estrema destra non vuole l’apertura dei confini e il libero passaggio, decisi nel 2003, che hanno testimoniato la volontà delle persone di porre fine al conflitto, andando a trovare gli amici, i familiari, le loro case. La maggioranza di entrambe le parti vuole convivere, essere attiva nei tanti progetti finanziati e finalizzati alla collaborazione reciproca – afferma Piperides – Se la politica si mettesse da parte, sono convinto che la gente dell’intera isola sarebbe pronta a convivere pacificamente. Bisogna dare la possibilità alle persone di conoscersi e così rendersi conto che siamo lo stesso popolo che semplicemente parla lingue diverse e ha religioni differenti”.

Il film verrà presentato questo fine settimana al festival di Limassol e poi da maggio in sala. Dopo la presentazione al Festival di Salonicco, ci sono state delle reazioni rispetto alla figura del colono turco, che a Cipro non ha mai un nome e un volto, ma è sempre un numero che viene utilizzato nei tavoli di negoziazione politica. “L’ho mostrato nel film come un personaggio amichevole, con il quale è possibile identificarsi, un uomo con una famiglia, dei desideri e dei sogni, sapendo che per un cipriota non è così facile riconoscersi in lui”. E quel finale a sorpresa? “E’ venuto via via spontaneamente durante la scrittura, non è mai cambiato, è quello che ha più senso perché in sintonia con tutto il film”.

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