Dario Argento: “Io, sperimentatore, escluso dal CSC”

Il regista è stato l'ospite d'onore della serata per il lancio della seconda edizione di Fare Cinema, evento di internazionalizzazione dei mestieri del cinema che coinvolge anche Luce Cinecittà


Tra gli illustri “bocciati” agli esami d’ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia, insieme a Sofia Loren, c’è anche Dario Argento. Che l’ha raccontato sornione nel corso di una serata evento organizzata al Macro Asilo di Roma per presentare la seconda edizione di Fare cinema, iniziativa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per l’internazionalizzazione dei mestieri del cinema. Il celebre regista, invitato sul palco dal presidente del CSC Felice Laudadio, ha risposto alle domande dei due giovani intervistatori, allievi della scuola: “Io il più grande sperimentatore italiano degli anni ’70 insieme a Nanni Moretti? Non mi sento simile a Moretti e non so cosa lui abbia sperimentato. Io l’ho fatto in maniera estrema dal punto di vista tecnico, ad esempio andando a cercare e utilizzando pellicole diverse dal normale o macchine da presa speciali”.

Dario Argento era l’ospite d’onore e testimonial di un evento che, dal 20 e al 26 maggio, porterà i tanti “mestieri del cinema” (registi e sceneggiatori, musicisti e direttori della fotografia, scenografi, costumisti e arredatori, truccatori e parrucchieri, casting director e autori degli effetti speciali) in 100 città del mondo con conferenze, incontri con il pubblico e seminari. Un’iniziativa che vede il forte coinvolgimento di Istituto Luce Cinecittà, MiBAC, Anica, Ice. Argento, che ha da poco ricevuto il David speciale, rispondendo alle domande di due allievi del Centro Sperimentale, ha ricordato: “Sono stato respinto dal Csc, ma forse è stato meglio così. Ho continuato a fare il critico e sono stato meno accademico. Per me il cinema è come l’oceano, immenso e meraviglioso”. Tra i ricordi quello del suo esordio come co-sceneggiatore insieme a Bernardo Bertolucci per C’era una volta il West di Sergio Leone, omaggiato a inizio serata per il suo doppio anniversario di quest’anno, trent’anni dalla morte e novanta dalla nascita: “Sergio Leone, che era già molto affermato, avrebbe potuto scegliere tutti gli sceneggiatori che voleva, ma quel film aveva per protagonista una donna e pensava che gli scrittori italiani non sapessero parlarne nel modo giusto, sperava che due giovani come me e Bernardo ne sapessero di più”. A una domanda su quale dei suoi film porterebbe con sé su un’isola deserta reagisce sarcastico: “Ho risposto in 50mila modi differenti a questa stessa domanda. Forse porterei uno dei miei maggiori successi all’estero, Suspiria, o Profondo rosso ma forse anche Opera e magari Inferno, un mio film poco conosciuto che non è stato ben distribuito. Lo produceva la Fox ma il capo della major, Sherry Lansing, dopo la proiezione mi disse che faceva schifo e lo trattò malissimo, massacrandolo. Pensava fosse pieno di indovinelli, non c’aveva capito niente”. Argento rivela anche che dopo aver tratto film dal suo scrittore preferito, Edgar Allan Poe, gli piacerebbe portare al cinema Chtulhu di Lovecraft, “ma non ci sono riuscito finora. Ho lavorato su un progetto legato a lui per un anno ma è venuto male e mi sono fermato”. Nel mondo continuano a riservargli omaggi: “In Francia stanno uscendo tutti i miei film in sala, e quello è il modo migliore di vederli, sul grande schermo”.

Fare Cinema fa parte delle azioni previste dal Piano di promozione integrata “Vivere ALL’Italiana”, all’interno del quale il cinema rappresenta uno degli assi prioritari. Per Elisabetta Belloni, segretario generale del MAECI, il cinema è “un elemento di identità del nostro paese, parte del nostro patrimonio”. A sostenere il progetto c’erano tante presenze istituzionali. Il presidente Anica Francesco Rutelli che ha rilevato come il “soft power dell’Italia nel mondo venga anche dall’audiovisivo che non è solo Hollywood sul Tevere e nostalgia. Le nuove generazioni sono chiamate a far sì che il cinema non sia archeologia industriale ma crei posti di lavoro e identità italiana all’estero”. Vincenzo De Luca del MAECI ha ricordato come la prima edizione di Fare Cinema abbia coinvolto oltre cento eventi in 50 città. Il DG Cinema Mario Turetta ha affermato: “Grazie al CSC, a Luce Cinecittà e al Ministero degli Affari Esteri i nostri assist girano per il mondo. Il governo italiano, in questi ultimi anni, ha impegnato molte risorse in questo settore, risorse che testimoniano quanto il paese voglia investire nel cinema, uno dei settori di punta. Le cifre sono raddoppiate in pochi anni e anche oggi che dobbiamo confrontarci con finanze pubbliche sempre più ridotte c’è la volontà di investire nel comparto in tutte le sue branche”. Camilla Cormanni di Istituto Luce Cinecittà ha ricordato i tanti italiani vincitori e candidati all’Oscar. “Il nostro cinema è ancora capace di trasmettere i nostri valori e la bellezza del nostro paese. A Luce Cinecittà lavoriamo da più di trent’anni per promuovere i talenti italiani nel mondo collaborando con le più grandi Cineteche. L’anno prossimo celebreremo Federico Fellini. Con Luchino Visconti al Lincoln Center di New York abbiamo fatto il più alto numero di ingressi per una iniziativa prorogata per due mesi che ha conquistato la prima pagina del New York Times. Grande successo ha avuto anche la retrospettiva Pasolini al MoMA”. Fabio Corsi di ICE Agenzia ha sottolineato come sia fondamentale diffondere l’idea di uno stile di vita italiano veicolo del made in Italy e quindi delle esportazioni. Presente alla serata anche il docente di recitazione del CSC, il grande attore Giancarlo Giannini, che tra pochi giorni sarà a Cannes per presentare l’edizione restaurata di Pasqualino Settebellezze di Lina Wertmueller. 

Cristiana Paternò
09 Maggio 2019

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