Brasile distopico tra doc, Mad Max e Hunger Games

Tra fantascienza e grottesco, ma anche ritratto delle radici di un mondo arcaico, il film brasiliano in concorso solletica le attenzioni degli spettatori sulla Croisette


CANNES – Un po’ documentario, un po’ Mad Max e un po’ Hunger Games, è Bacurau dei brasiliani Kleber Mendonca Filho e Juliano Dornelles il primo film in concorso a solleticare veramente la curiosità degli spettatori. Ha molte anime: dal western alla fantascienza, all’osservazione su riti arcaici alla distopia, passando per la distopia e il grottesco, ma riesce incredibilmente a tenerle tutte insieme e a incuriosire fino alla fine, nonostante l’orario tardo della proiezione stampa.

Sertao brasiliano: il mondo povero e ‘magico’ di un villaggio di poche case viene sconvolto da una serie di inspiegabili avvenimenti dopo la morte della più anziana del paese, la venerata Carmelita. Come per un sortilegio, il paese sembra essere stato cancellato da tutte le mappe, il camion che porta l’acqua viene crivellato di colpi di arma da fuoco, muoiono misteriosamente altri abitanti e il politico locale chiede il voto portando in cambio sostanze psicotrope e cibo andato a male. Un attacco invisibile, insomma, sostenuto da misteriosi individui, che si riveleranno essere turisti da ogni parte del mondo (tra gli attori c’è la star tedesca Udo Kier) vogliosi di ‘giocare alla guerra’ con delle vittime umane.

Il villaggio allora si prepara alla difesa, e le conseguenze saranno devastanti, perché è risaputo che non c’è cattivo più cattivo di un buono portato da diventare cattivo. Bacurau è il nome del villaggio ma significa letteralmente ‘falco notturno’: “Una parola corta e forte – dicono i registi – che evoca il mistero di qualche cosa che è la vivo nel buio, ma che nessuno vede. Questo villaggio si comporta così, è chiuso nel suo nero, sa nascondersi e aspettare, preferisce comunque non essere percepito. Questo d’altronde lo si legge chiaramente all’ingresso del paese: ‘se vuoi venire, venite in pace’. E’ un film sulla resistenza, sulla necessità di non perdere i propri valori, anche sull’educazione e sull’istruzione, di fronte a un sistema straniero con cui non siamo d’accordo”.

Mendonca è già stato in corsa per la Palma nel 2016, con Aquarius: “A questo film pensiamo dal 2009, è stata una specie di ossessione ma non drammatica – dice Mendonca – Mentre si sviluppava focalizzavo su Aquarius che è venuto a una forma definitiva prima: lo abbiamo scritto, filmato e montato e intanto continuava a proseguire anche Bacurau. Non penso che il film possa essere una precisa proiezione del futuro, ma tutti abbiamo i nostri sentimenti e la nostra idea di cosa potrebbe accadere. Per certi versi è molto anni ’70, c’è della science fiction ma man mano che andavamo avanti a lavorare alla sceneggiatura la realtà superava la fantasia. Allora abbiamo detto: ok, portiamolo più lontano, divertiamoci. E’ il Brasile stesso a sembrare oggi distopico, per certi aspetti”.

“Alcuni elementi – spiega Dornelles – sono realistici, come ad esempio il fucile Bacamate, usato nel 18mo secolo per difendere le fortificazioni. Ci siamo documentati su YouTube. Non siamo esperti in materia di armi da fuoco ma volevamo che quell’aspetto fosse realistico”. Nel cast c’è anche Sonia Braga, già presente in Aquarius: “Me ne sono innamorato – dichiara ancora Mendonca – e dunque l’ho voluta anche qui. Vorrei che ci fossero più ruoli di questo genere anche per attori over ’50, d’altro canto anche Steve McQueen non era più un giovanotto quando ha fatto successo negli anni ‘70. I grandi studios mirano a un’estetica giovanilistica anche quando usano attori non giovani, io lavoro in un altro modo”.

“Quando mi hanno proposto lo script – scherza Udo Kier – ho pensato: ‘fantastico! Qualche giorno i Brasile, tra Carnevale e spiaggia. Ma la realtà era ben diversa: cinque ore di macchina e un piccolo villaggio in mezzo al deserto, con la gente che giocava a carte per strada e i cani che chiedevano ossa. Ad ogni modo è stato fantastico. Guardacaso, faccio il tedesco. Un mezzo nazista, ma non ha importanza perché in Iron Sky ho già interpretato Hitler che cavalca un dinosauro sulla luna. Il personaggio dice: ‘Sono in America da 40 anni, sono più americano di molti di voi’. E’ il momento che ho preferito. E’ stata una grande esperienza, molti degli attori erano solo gente che viveva la propria vita, c’è questo aspetto quasi documentaristico che poi esplode, è tutto molto soprendente. Il mio personaggi impazzisce, risparmia gli uccelli e uccide le persone, e poi naturalmente è stato molto bello condividere la scena con Sonia Braga. Nella vita avrò fatto più di 150 film. Magari sono buoni solo 50 ma dopotutto se hai cinquanta buoni film nel tuo curriculum, cosa vuoi chiedere di più?”.

Impossibile non domandare anche della situazione politica del paese. Proprio ieri il governo di Jair Bolsonaro ha affrontato la sua prima protesta di piazza, con una giornata di sciopero e manifestazioni convocate da sindacati ed associazioni di studenti, insegnanti e funzionari dell’istruzione per protestare contro la riduzione annunciata del finanziamento pubblico delle università, per un totale di 1,7 miliardi di reais, pari a poco meno di 380 milioni di euro.

Il Ministero della Cultura ha perfino richiesto indietro dei soldi rilasciati per il finanziamento di Aquarius. “Una cosa senza precedenti – commenta Mendonca – soprattutto considerato che il film è poi diventato un successo internazionale. Se ne stanno occupando degli avvocati”. Più specificamente commenta sulla situazione Dornelles: “Essendo qui abbiamo seguito poco la situazione, è una coincidenza interessante che capiti proprio mentre presentiamo il film a Cannes. Ne siamo orgogliosi, è importante che in Brasile si faccia del proprio meglio per non distruggere quello che il paese ha conquistato”.

Nel cast anche Barbara Colen, Jonny Mars, Chris Doubek e Karine Teles.

Andrea Guglielmino
16 Maggio 2019

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