Mina canta Almodóvar

Dolor Y Gloria passa oggi in Concorso: Almodóvar porta un affresco autobiografico sulla Croisette, con il film già nelle sale


CANNES – “Sento gli angeli che cantano per noi, io vorrei, io vorrei che questo sogno fosse realtà, realtà d’un sogno, amor”. Canta italiano, con la voce di Mina sulla musica di Pino Donaggio, Dolor Y Gloria, film di Pedro Almodóvar presentato in Concorso, atteso ma senza sorprese, essendo già da fine marzo nelle sale spagnole, in uscita oggi in Italia.

Tutto su mia madre, è uno dei titoli cardine del cinema di Almodóvar, un concetto che torna in parte, con Penélope Cruz nel ruolo di Jacinta da giovane, la mamma del regista protagonista del film, Salvador Mallo, interpretato da un Antonio Banderas che probabilmente ha studiato nel dettaglio la mimica di Pedro Almodóvar per l’espressione del volto e  la gestualità, tanto che in qualche inquadratura riesce addirittura a dar l’impressionante sensazione che il viso sul grande schermo sia proprio quello del regista spagnolo – essendo questa una storia autobiografica, come quando riflesso nell’armadietto rosso della stanza, dinnanzi a cui s’inginocchia prima di aprirne l’anta che ci fa da specchio.

Pedro Almodóvar al suo ventiduesimo film racconta se stesso, affidandosi a due dei suoi interpreti prediletti: la Cruz, che appare in non molte sequenze – quelle dell’infanzia del regista, ma sufficienti a trasmetterne la spontaneità neorealista che l’attrice dona all’interpretazione, e Antonio Banderas, chiamato a dare corpo e volto al regista stesso, essendo appunto Dolor Y Gloria un film autobiografico, completamente almeno dal punto di vista emotivo, come ha dichiarato il regista. Nel cast un’altra icona del cinema di Almodóvar, Cecilia Roth, oltre ad Asier Etxeandia, Julieta Serrano, e a Salvador bambino, interpretato da Asier Flores.

L’opera di Almodóvar è una sinfonia emotiva, un flusso di sentimento e complessità interiore che s’incatenano e si sbrogliano, in un continuo e morbido movimento tra passato e presente della sua biografia, dall’infanzia realmente trascorsa nella valenciana Paterna, alla casa attuale scenografata su quella reale, un “museo” che espone e riferisce tutto il cinema e l’arte che gli hanno riempito e salvato la vita: anche qui c’è non poca Italia, dal volume di Sottsass in bella vista nella libreria, al vaso di Fornasetti lì accanto, passando per Federico (Leonardo Sbaraglia) e gli anni ’80 a Madrid, l’unicità dell’amore e il luogo che lo ha cullato, e in qualche maniera riportato dal passato, in questo presente che racconta un periodo critico e nostalgico del protagonista, una storia in cui Pedro Almodóvar “in persona” si presenta al mondo come se stesso nell’imminenza del suo (reale) settantesimo compleanno.

Nicole Bianchi
17 Maggio 2019

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