Dafoe alter ego di Ferrara per un’autobiografia della gelosia

Tommaso di Abel Ferrara: autobiografia Fuori Concorso con Willem Dafoe


CANNES – Se Banderas per Almodóvar è stato il suo alter ego (Dolor Y Gloria, in Concorso), Willem Dafoe per Abel Ferrara altrettanto, in Tommaso in particolare, titolo del film e nome del personaggio che il regista ha dato al suo sé sul grande schermo.

La vita di Tommaso succede a Roma, riconoscibile tutta l’area urbana tra San Giovanni e la stazione Termini, via del Viminale e il Colle Oppio, in cui vive il personaggio di Dafoe, un regista di mezza età con precedenti di dipendenza che non maschera, anzi esplicita negli incontri con il gruppo di supporto che frequenta e dove si racconta, seppur siano ormai 6 anni che non cede più; questo “angolo” della Capitale è anche l’area in cui vive davvero Ferrara, davvero vicino di casa di Dafoe, e infatti il regista ha raccontato di aver “girato in parte nella mia casa all’Esquilino”.

Con Tommaso fa una sorta di confessione, nel mentre di una normalissima quotidianità italiana, tra la spesa al piccolo alimentari nei pressi di casa dove compra la verdura e il baretto  in cui d’abitudine prende il caffè o, ancora, il parco di quartiere dove porta a giocare la sua bambina di tre anni, Didi nel film, Anna Ferrara nella realtà, che in scena interpreta se stessa accanto alla sua mamma, Cristina Chiriac (Nikki), compagna di Tommaso in scena e di Ferrara nella vita reale.

Un film di certo sincero, ma anche molto metaforico: a questo proposito la scena più incisiva è forse quella in cui Dafoe, seduto in cerchio con un gruppo di fratelli neri intorno ad un fuoco, estraendo una mano da sotto la camicia mostra nel pugno della stessa il proprio cuore sanguinante, che passa di mano in mano a tutti i presenti, accompagnando il gesto con le parole dello stesso che “grida” come tutta la verità e la sincerità della sua vita siano lì, in quel “muscolo sentimentale”.

Tommaso è uno spaccato autobiografico di un regista che si barcamena tra la preparazione del suo prossimo film e la vita famigliare un po’ faticosa, anche per via della relazione con una donna molto più giovane di lui, 29 anni, personalità dalla mentalità indipendente e verso cui lui, per gelosia e cura “paterna”, nutre un sentimento infuocato di ossessione: sono proprio le ossessioni e le pulsioni più istintive a emergere, le paure assolute. Il tradimento, la morte della piccola, le pulsioni sessuali verso altre donne: questi sono i pensieri fissi di Tommaso, che si ripetono, che sia quando saluta Didi dal balcone e il panico gli fa immaginare l’arrivo di una macchina che investe la piccola o che sia l’incontro immaginario con la giovane barista che, completamente nuda, gli porge il caffè e si offre complice al suo desiderio.

Un desiderio che Tommaso non nasconde fortissimo verso Nikki, sin da una delle prime sequenze in cui Ferrara affida al suo alter ego Dafoe la sua donna nella vita, Cristina Chiriac, per una scena di sesso consumata a metà sul divano, interrotta dalla piccola che chiama la mamma, dinamica che subito dichiara come la relazione tra loro sia complessa, non soltanto per Didi, ma di certo, come nel film lui racconta, molto cambiata dall’arrivo della bambina, che talvolta fa pensare – e addirittura dire – a Tommaso di vivere in casa “con due bambine”, con riferimento alla giovanissima mamma, che lui ama follemente, di una follia che però spesso lo acceca distorcendosi nelle paure più nere.

Willem Dafoe anche in questo film convince per la sua naturale mimica sempre tracciata da tormento e malinconia, perfette per questo alter ego di Ferrara, con cui, si sa, condivide anche la natalità americana, il vivere parte della sua vita nella nostra Capitale, oltre che il cinema: questo è il sesto film insieme, in attesa del prossimo del regista con lui, Syberia.

Tommaso contiene anche una citazione cinematografica italiana, un omaggio al nostro cinema, anch’essa una metafora di se stesso: è infatti una sequenza de La baia di Napoli di Melville Shavelson, in cui Tu vuo’ fa’ ll’americano di Renato Carosone viene cantata da Sophia Loren, ad essere appaiata a riprese famigliari nella casa di Tommaso/Ferrara in cui la piccola Anna balla da sola, per portare alla fine del film, su un suo primissimo piano accompagnato dalla vocina infantile che guardando in camera dice: “basta”.  

Nicole Bianchi
21 Maggio 2019

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