Sibyl, pene d’amore a Stromboli

A chiudere il concorso di Cannes 72 è il francese Sibyl di Justine Triet, studio psicologico di caratteri femminili e metacinema, con una parte centrale ambientata sull'isola di Stromboli


CANNES – A chiudere il concorso di Cannes 72 è un film francese molto intellettuale e contorto, Sibyl di Justine Triet, classe 1978. Il titolo è il nome della protagonista (Virginie Efira), una psicoterapeuta ex alcolizzata che vorrebbe diventare scrittrice e abbandona tutti i suoi pazienti per dedicarsi alla stesura del suo romanzo. Se non che la giovane e disperata Margot (Adèle Exarchopoulos), la contatta per un consiglio: non sa se tenere il bambino concepito con un attore con cui ha una relazione clandestina sul set del suo primo film da protagonista. La terapeuta, a corto di ispirazione per il libro, accetta il caso che conduce senza alcun riguardo per la deontologia professionale, registrando e trascrivendo le confidenze della paziente. Del resto lei stessa ha un mucchio di problemi: dalla morte della madre che non amava alla figlia bambina che trascura fino a una relazione sentimentale troncata con rimpianto incolmabile. Così Sibyl finisce sul set del film che Margot sta girando a Stromboli con l’attore di cui è innamorata, il vanesio Igor (Gaspard Ulliel), legato sentimentalmente alla regista Mika (Sandra Hueller). E finisce per diventare una sorta di regista di seconda unità, anche perché i due attori ormai si odiano e si parlano solo per interposta persona. “E’ stata la parte più divertente e satirica sia da scrivere che da girare”, ammette la regista in conferenza stampa. 

“Penso che la base di questo film sia la questione delle origini – spiega Justine Triet -. Margot e Sibyl provano odio per come sono fatte. La prima non a caso dice alla seconda: ‘Sono sporca, c’è qualcosa di sporco in me che non se ne andrà mai’. Sibyl è invece meno esplicita, ma anche lei vuole superare se stessa. Hanno entrambe questa frustrazione, vogliono andare avanti, ma hanno la sensazione di tornare sempre al punto di partenza. Sibyl è poi un personaggio impuro in sé. Mente a tutti. Fino a un certo punto del film maschera tutto, è dalla parte dell’ordine, mentre i personaggi intorno a lei si lasciano andare. Poi si sbraca, si spoglia, beve, canta si ubriaca…”.

E la regista parigina, che col suo film d’esordio Age of Panic era stata candidata al César per l’opera prima, conclude: “Non so se Sibyl stia davvero cercando una verità. È solo una donna che mette mano alla scrittura diventando completamente sopraffatta dal suo passato, dalle sue dipendenze. Alla fine, il suo libro si basa su due racconti: quello di Margot e quello della sua vita, ma trasformata in finzione. E lei crede così tanto al suo fantasticare che finisce per avere le vertigini”. 

Studio psicologico di caratteri femminili, oltre che film nel film, Sibyl ha una parte centrale girata in Italia, sull’Isola di Stromboli, luogo altamente cinematografico e che evoca il triangolo tra Rossellini, Anna Magnani e Ingrid Bergman

Cristiana Paternò
24 Maggio 2019

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