Luther Blissett: critica e sabotaggio del sistema dell’informazione

Il documentario 'Luther Blissett - Informati, credi, crepa' di Dario Tepedino, presentato al Biografilm Art&Music, ricostruisce la storia di collettivo e delle sue più famose e riuscite fake news


BOLOGNA. E’ il 1995 e la prima fake news va in onda su “Chi l’ha visto?”, il popolare programma di Rai3. Si fa un appello per rintracciare l’artista inglese Harry Kipper scomparso nella campagna friulana, mentre era impegnato in un giro di “turismo psicogeografico”. La falsa notizia è stata creata e messa sapientemente in circolazione dal Luther Blissett Project, un movimento bolognese artistico-culturale che critica e intraprende iniziative di lotta contro il sistema dell’informazione che non informa. E’ un multiple name dietro il quale parlano, scrivono e agiscono numerose persone impegnate con le loro bufale a dimostrare la fragilità e la manipolazione dei massa media.

Il documentario Luther Blissett – Informati, credi, crepa di Dario Tepedino, presentato al Biografilm Art&Music, ricostruisce la storia di Luther Blissett e le sue più famose e riuscite beffe. Nel 1995 il quotidiano “Il Resto del Carlino” pubblica la notizia della presenza a Bologna della modella Naomi Campbell per effettuare un intervento estetico. Tra il 1995 e il 1997 i quotidiani di Viterbo e il programma Studio Aperto di Italia 1 si occupano dei sacrifici satanici di Viterbo. Tutto falso come rivendica il collettivo Luther Blissett durante Tv7, il settimanale del TG1. Altra bufala, narrata dal documentario, è quella della morte dell’artista serbo Darko Maver sotto un bombardamento NATO poco prima dell’esposizione di alcune sue opere alla Biennale di Venezia, ma l’artista non è mai esistito.

“Quella del collettivo Luther Blisset è una storia che meritava di essere raccontata anche se l’ho vissuta in modo indiretto. Quando il collettivo si manifesta nella metà degli ’90 con le sue azioni ero uno studente del liceo che aveva seguito con interesse la bufala dei riti di Satana a Viterbo – dice il regista Dario Tepedino – Ho voluto comunque realizzare un prodotto il più possibile fruibile, non prigioniero di approfondimenti teorici, e spero che possa partecipare a festival europei e andare in onda su Sky o Rai 5”.

Lo pseudonimo Luther Blissett è in realtà il nome di un pilota automobilistico ed ex calciatore di origine giamaicana che è ancora molto amato, come ci mostra il documentario, dalla tifoseria del Watford di Sir Elton John. L’attaccante viene anche acquistato dal Milan neo promosso in serie A, ma a differenza del periodo inglese si rivela un bidone, un grande fake del calcio Dopo appena una stagione Blissett torna a Londra dove comincia una nuova carriera da allenatore e coltiva la sua passione per l’automobilismo con la speranza che in Italia, nel frattempo, il suo nome finisca nel dimenticatoio.

“Abbiamo cercato di contattare il Luther originale per scoprire che cerca di sfruttare la visibilità che gli ha dato il Luther Blissett Project. Al primo appuntamento via Skype si è dato; lo abbiamo ricontattato quando siamo arrivati in Inghilterra a Watford, e quando gli abbiamo ipotizzato un gettone di presenza, compatibile con la natura indipendente del nostro documentario, di nuovo si è dato. Peccato perché pensavamo di utilizzare la sua presenza per un finale ironico del film”. Viene da chiedersi dopo la visione di Luther Blissett – Informati, credi, crepa se ci sia un limite alla credulità delle persone? “Come spiega Vincenzo Sparagna nel mio film non c’è un limite, crediamo in ciò che vogliamo veramente credere, anche se è falso”, risponde l’autore.

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