In sala il 4 luglio con Teodora L’ultima ora, thriller psicologico e politico di Sebastien Marnier già presentato a Venezia fuori concorso. Il suo titolo originale è Irréprochable e mette in campo il lato oscuro di una generazione senza futuro ammantata da derive elitarie e suicidarie.
Inizio sulfureo e agghiacciante in una scuola superiore, dove un professore apre lentamente la finestra della sua classe piena di studenti e si getta nel vuoto. L’atletico supplente chiamato a sostituirlo, Pierre (Laurent Lafitte), nota subito qualcosa di strano nella sua classe in un gruppo di sei alunni, quattro ragazzini e due ragazzine, un gruppo molto unito e dotato di un’intelligenza superiore. Pierre però, nonostante il suo ruolo, non riesce a dominare questa piccola squadra che sembra animata da un progetto misterioso. Una vera ossessione la sua anche perché Pierre capisce che il destino tragico del suo predecessore è senz’altro legato a questi sei anomali studenti dell’Upper class.
Il film è tratto dal romanzo omonimo di Christophe Dufossé, pubblicato in Italia da Einaudi e con nel cast Emmanuelle Bercot (Mon Roi – Il mio re) e Luàna Bajrami (Portrait de la jeune fille en feu), spiega il regista: “avrei voluto fosse il mio primo film, ma sono felice di averlo girato solo molti anni più tardi, quando la situazione politica e ambientale in tutto il mondo, e in Francia in particolare, si è fatta ancora più preoccupante”. “
La realtà diventa sempre più difficile e lo stesso vale per la visione che i ragazzi protagonisti hanno del loro futuro – continua Marnier – Credo che le nuove generazioni siano diventate più consapevoli del mondo in cui vivono e, come abbiamo capito mentre facevamo il casting del film a oltre 150 ragazzi, anche più pessimistiche”.
E ancora il regista: “Il tema centrale de L’ultima ora resta il fatto che gli adulti non sono quasi mai capaci di comprendere il mistero dell’adolescenza, malgrado siano stati tutti adolescenti a loro volta. So che i ragazzi sanno rendere inaccessibile il loro mondo, lo so anche perché io stesso ho vissuto esperienze molto dolorose a quell’età”.
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