Parolacce al cinema: perché le diciamo e che effetto fanno nei film?

Il potere della volgarità usata al cinema da attori del calibro di Roberto Benigni e Checco Zalone è al centro del numero di settembre di 8 ½,


A dispetto del luogo comune che le vede sempre e solo come un disvalore o un sintomo di involgarimento del linguaggio, le parolacce hanno un immenso potenziale espressivo nel cinema come nella vita. Ne era convinto Italo Calvino che ne difese l’utilizzo arrivando addirittura a tessere un elogio della parola, diventata ormai intercalare, con cui si identifica l’organo genitale maschile. 

Del resto se ogni lemma potenzialmente può essere usato in maniera offensiva allo stesso modo può essere desemantizzato e ridotto a mero segnale discorsivo. Per dirimere la questione al centro della cover story del numero di settembre, 8 ½, il bimestrale dedicato a numeri, visioni e prospettive del cinema italiano, edito da Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con la DG Cinema del MiBAC e Anica e diretto da Gianni Canova, ha interpellato il sociologo Nicola Ferrigni, il massmediologo Enrico Menduni, il linguista Paolo D’Achille e lo psichiatra Ignazio Senatore.

Si entra invece nel merito dell’utilizzo delle parole offensive con le risposte di tre sceneggiatori e quattro attori che svelano in quale film, a loro dire, il turpiloquio ha fatto la differenza. A dare la loro testimonianza: Francesco Bruni, Enrico Vanzina, Massimiliano Bruno, Valentina Carnelutti, Giancarlo Giannini, Alessandro Haber e Antonia Truppo. Grazie al pezzo di Andrea Guglielmino, dal chiarificatore titolo, Fuck, fuck, fuck, ci addentriamo invece nell’annosa questione della traduzione delle parolacce, capendo meglio come vengono edulcorate o caricate le espressioni a seconda non solo della lingua originale di un film ma anche del risultato semantico inseguito dal direttore di doppiaggio. Imperdibile la carrellata di ritratti sugli attori che più iconicamente hanno utilizzato un gergo scurrile tanto da farne una loro imprescindibile caratteristica: Roberto Benigni, Checco Zalone, Er Monnezza (al secolo Tomas Milian) e Paolo Villaggio.

L’inchiesta è dedicata ai film sull’arte e sugli artisti. Il genere in Italia risale alla fine degli anni ’30 declinandosi, con il tempo, in documentari, soggetti tv, critofilm. La forma più recente è quella del film-evento che piace agli spettatori italiani e non solo, come spiega nel suo articolo Nicole Bianchi, mentre a Cristiana Paternò spetta il compito di analizzare meglio la linea che va da Ragghianti e Luciano Emmer fino a Elisabetta Sgarbi. La palla passa quindi a interpreti, sceneggiatori e registi che si siano cimentati con i film che raccontano l’arte e il bello: sono loro a spiegare come si lavora a questo tipo di prodotti. Lorenzo Richelmy, Massimiliano Finazzer Flory, Didi Gnocchi, Giacomo Gatti e Giovanni Piscaglia, gli intervistati. A chiosa dell’argomento una chiacchierata con i tre maggiori produttori e distributori italiani di film d’arte, Francesco di Sarro (Nexo Digital), Francesco Invernizzi (Magnitudo Film), Roberto Pisoni (Sky Arte), che raccontano anche i loro prossimi progetti.

Di facilissima esecuzione e molto amata dai più piccoli, è la quarta cine ricetta: gli spaghetti al pomodoro secondo Matteo Garrone. Da segnalare anche l’intervento del compositore Pivio in Punti di vista, mentre il Racconto di cinema è ispirato a L’avventura di Antonioni e scritto da Elisa Fuksas. Nella sezione Anniversari, a essere analizzato, a 50 anni dall’uscita è Nell’anno del Signore di Luigi Magni. Con il Focus si va alla scoperta del cinema palestinese che nonostante problemi logistici e finanziari importanti è riuscito a catturare l’attenzione del pubblico internazionale grazie a cineasti come Elia Suleiman, Hany Abu Assad, Rashid Masharawi. Ampio spazio ai ritratti: da quelli per l’ottantesimo compleanno festeggiato da Carlo Cecchi e Renato Scarpa, a quelli dedicati ai Ricordi di Pietro Coccia, Franco Zeffirelli, Ugo Gregoretti e Valentina Cortese. Il pro e contro analizza il verdetto di Cannes e le fortune non sempre all’altezza del suo carisma autoriale di Marco Bellocchio.

Immancabili le riflessioni finali su Internet e Nuovi consumi di Carmen Diotaiuti che raccoglie le ultime tendenze online in un divertente saggio sulla cultura dei meme per riflettere desideri e disagi della società contemporanea. Si torna alle parolacce con l’intervento sul marketing di Nicola Calocero: neanche le case di distribuzione disdegnano le espressioni forti che in più di un caso hanno supportato i lanci delle pellicole.

A curare il progetto grafico della testata, nella versione cartacea e online, è 19Novanta Communication Partners. Sul sito www.8-mezzo.it è possibile curiosare tra cinque sezioni: homepage, redazione, download del magazine, reprint e contatti.

redazione
27 Agosto 2019

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