Polanski e le donne: la presidente accende le polemiche

Sono due i grandi temi portanti della conferenza stampa di apertura della 76ma edizione della Mostra del Cinema. Ne discutono Lucrecia Martel e Alberto Barbera


VENEZIA – Sono due i grandi temi portanti della conferenza stampa di apertura della 76ma edizione della Mostra del Cinema. Il primo è la controversa presenza di Roman Polanski, presente in concorso con il suo J’Accuse, il secondo, che coinvolge soprattutto la presidente di giuria Lucrecia Martel ma anche Costanza Quatriglio e Susanna Nicchiarelli, rispettivamente presidenti delle sezioni Orizzonti e Venezia Classici, è la presenza femminile nei festival e nell’industria cinematografica in generale. Presente anche Emir Kusturica (nella giuria Opera Prima).

Circa tutte le questioni le posizioni di Martel e del direttore della Mostra Alberto Barbera sono compatibili ma differenziate. “Non separo l’uomo dall’opera – dice Martel – e capisco che la presenza di Polanski alla luce delle notizie che lo hanno riguardato negli ultimi anni e le accuse per molestie possa risultare per voi un disagio. Ma ho fatto una ricerca, non facile, affidandomi alla rete e a scrittori che si sono occupati della cosa, e ho scoperto che la sua vittima considera il caso chiuso e risolto dato che lui ha risarcito, come richiesto. Si tratta di un processo e io non mi posso mettere al di sopra della giustizia, ma posso solidarizzare con la posizione della vittima. Per me non sarà facile e non parteciperò alla cena di Gala di Polanski. Non voglio essere lì ad applaudire dato che rappresento anche molte donne che in Argentina stanno combattendo una battaglia contro gli abusi, eppure penso che sia giusto che il film ci sia. Dobbiamo aprire dialogo e dibattito su questa questione e Venezia è il luogo migliore per farlo. Se un uomo commette un crimine, poi viene condannato ma la vittima ritiene giusto accettare il risarcimento, poi cosa facciamo? Lo giustiziamo? Gli impediamo di venire qui, per proteggere il festival? Qualunque scelta avessimo fatto ci avrebbe portato a discuterne”. Dichiarazioni queste della Martel che hanno provocato accese polemiche sui social.

“Non ho mai avuto dubbi – dice invece Barbera – sull’opportunità di invitare Polanski. Ho visto il film, l’ho ritenuto meritevole e dunque l’ho inserito. Ho sempre detto che il tema è molto complesso e non si possono dare risposte univoche. La storia dell’arte è piena di gente che ha commesso crimini di varia entità ma non per questo smettiamo di ammirare o considerare le loro opere. Mi è stato detto che in quei casi avevamo imparato a storicizzare il problema, ma io non credo che bisogna aspettare due o trecento anni per capire se i film di Polanski siano meritevoli o dimenticabili. Non sono un giudice ma un critico cinematografico e il mio lavoro si ferma lì. Secondo me anche gli spettatori dovrebbero rivolgersi al film con lo stesso spirito”. “La legge anglosassone – dice Kusturica – dice che quello che non è proibito può essere fatto, e dunque separa la colpa dalle questioni morali. Se la domanda è di tipo moralistico, la risposta può anche non avere quel tipo di orientamento”.

Circa la presenza di registe donne al festival, e più in generale il favorire la partecipazione femminile all’interno dell’industria cinematografica, Martel propende, sebbene in maniera moderata, per il sistema delle ‘quote’. “Non è che mi piaccia moltissimo  – dice la regista – ma non ho un’altra soluzione, al momento, sono l’unico modo per obbligare l’industria a cambiare modo di pensare. Questo non significa che le donne abbiano bisogno di maggiori aiuti perché più deboli o stupidi, ma è un modo di favorire un quadro più completo della rappresentazione complessiva della società. Allo stesso modo noto la scarsa partecipazione di registi che non siano bianchi o provenienti da classi sociali non agiate. Dato che siamo alla 76ma edizione, proporrei al direttore di sperimentare per un paio d’anni il sistema delle quote. Un 50 e 50 per capire se può dare una scossa all’industria”.

Barbera è molto più cauto: “Ci vuole tempo e pazienza, per ora, fatto salvo che mi sento esente da ogni genere di pregiudizio nella selezione e che il comitato è composto al 50% da uomini e al 50% da donne, questo dovrebbe garantire un equilibrio. Se avessi visto maggiori film meritevoli di entrare in concorso, diretti da donne, li avrei naturalmente inseriti e sarei stato felicissimo di farlo, come lo sarebbe Fremaux a Cannes. Ma facciamo i conti con quello che l’industria propone. Un segnale buono è la grande presenza di artiste donne nelle sezioni Corti e Realtà Virtuale. Certo, è un cinema produttivamente più ‘facile’, lo scopo è arrivare a far sì che i decision maker che indirizzano l’affidamento dei vari film si sentano sicuri anche nel coinvolgimento delle donne. Dei pregiudizi ci sono ma sono destinati a sparire”. “Da regista donna che ha affrontato le difficoltà della situazione – dice Nicchiarelli – penso anche io che il criterio di selezione ai festival debba essere esclusivamente qualitativo. Alle donne va garantito l’accesso alle scuole di cinema e ai finanziamenti, il settore su cui lavorare è quello dell’ammissione. Non si possono porre eccessivi paletti ai selezionatori di un festival, che già chiaramente lavorano sulla portata di quello che offre l’anno produttivo. E poi, anche lavorare molto su come le donne vengono rappresentate sullo schermo”.

“Né – aggiunge Quatriglio – limitare la partecipazione a film intimi, piccoli o al cinema del reale, dove effettivamente la presenza femminile è in aumento. Va benissimo, ma bisogna considerare che una donna può dirigere anche un kolossal in costume. Il mestiere si impara facendolo e per questo la questione dell’accesso è particolarmente rilevante”. Qualcuno chiede a Martel se non si senta un po’ un pesce fuor d’acqua in un festival pieno di blockbuster . “Mi stupisco che lei conosca cos ì bene i miei gusti – risponde lei – ma personalmente non so nemmeno quali di questi film siano blockbuster e quali no. Non ho voluto saperlo proprio per non avere pregiudizi e magari posso divertirmi anche con un film un po’ più leggero”.

Come nota conclusiva, viene ricordato che la regista Jennifer Kent ha annullato la partecipazione come giurata per motivi familiari, ed è stata sostituita da Mary Harron, regista di American Psycho, che avrebbe dovuto far parte della giuria di Orizzonti. Così, al posto di Harron in Orizzonti si è avvicendato il regista uruguayano Álvaro Brechner,

Andrea Guglielmino
28 Agosto 2019

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