Il destino dell’umanità in salsa spy cinese

La Cina in Concorso con Saturday Fiction (Lan Xin Da Ju Yuan) di Lou Ye, spy story nella Shanghai inizio anni ’40 e nell’imminenza di Pearl Harbor


VENEZIA – Shanghai, quartiere della Concessione francese, prima settimana del dicembre ‘41. Una donna, un’attrice, una spia: la stessa persona, Miss Yu, un’ introspettiva e “action” Gong Li.  

Dal romanzo Death of Shanghai (La donna vestita di rugiada) di Hong Ying, nella selezione del Concorso sbarca al Lido Saturday Fiction (Lan Xin Da Ju Yuan) diretto dal cinese Lou Ye

Il francese Frederic (Pascal Greggory) accudisce e confida, “come” fosse una figlia, nella spia che gli Alleati hanno in forza a Shanghai “contro i giapponesi”: lei è un’attrice cinese, Miss Yu, che torna nella città del sud del Paese, ufficialmente per debuttare a teatro con Saturday Fiction, proprio nel giorno del sabato successivo, 7 dicembre.  

La missione al femminile si colora di molteplici sfumature che rendono incerto per lo spettatore il reale obiettivo della signora Yu, garantendo così la necessaria sospensione con cui il genere spy si conforma. Il regista Lou Ye sceglie un’efficace bianco e nero fotografico per questa storia shanghaiese, quanto di respiro internazionale, ambientata nella Cina dei primi anni ’40, quella in cui il Paese fu nido nero del sanguinoso dissidio tra le intelligence degli Alleati e le potenze dell’Asse.

Giocando su un sottile parallelismo tra verità e finzione, tra messa in scena dello spettacolo teatrale Saturday Fiction in debutto al Teatro Lyceum, e con una precisa tessitura di rapporti personali di Yu – matrimonio, storia extra coniugale, paternità, ciascuno di essi dal perimetro sfumato e comprensibile solo nella progressione della narrazione, che culmina nel giorno dell’attacco di Pearl Harbor, quello in cui le forze aeronavali giapponesi attaccarono la flotta e le installazioni militari statunitensi. Sono una serie di parole criptate a fare la differenza, insomma a scrivere la Storia come la conosciamo. 

Lou Ye ha spiegato la sua opera, nata quando: “ero bambino, e seguivo i miei genitori che lavoravano dietro le quinte del Teatro Lyceum di Shanghai, lì ho trascorso molti momenti interessanti; mi mescolavo tra gli attori e li osservavo recitare nei ruoli più disparati, mettere in scena amore, odio, vita e morte. Li seguivo anche quando chiacchieravano nei camerini, quando lasciavano il teatro per tornare alla vita reale, monotona e insipida. Un’esperienza fantastica vivere il passaggio continuo tra finzione e verità. Dopo anni ho letto La donna vestita di rugiada, che mi suscitò le stesse sensazioni. La prima settimana del dicembre 1941 cambiò la Storia del mondo, le persone si stavano avvicinando all’ignoto di quel ‘sabato’ (7 dicembre) che avrebbe segnato il loro destino. Questo film parla del destino delle persone in una complessa crisi mondiale ed è anche un dialogo con la cosiddetta ‘Scuola del sabato’, importante corrente nella Storia della Letteratura contemporanea cinese”. 

Nicole Bianchi
04 Settembre 2019

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