Aquile Randagie: non eroi, semplicemente umani

Esce il 30 settembre come evento per tre giorni l'opera prima di Gianni Aureli sullo scautismo in Italia negli anni del fascismo


Esce il 30 settembre come evento per tre giorni, nell’importante numero di 200 copie, Aquile Randagie, opera d’esordio di Gianni Aureli, che racconta i valori dello scautismo in Italia e la dura lotta per la loro sopravvivenza durante gli anni del fascismo, quando tutte le associazioni giovanili vennero chiuse per decreto del Duce. Un gruppo di ragazzi decide di opporsi, guidato da Andrea Ghetti e Giulio Cesare Uccellini, detto Kelly, continuando le attività scout in clandestinità per mantenere la promessa che hanno fatto: aiutare gli altri in ogni circostanza necessaria.

Scoperta la Val Codera, piana tra gli alberi segreta e impervia a poche ore da Milano, le Aquile ne fa la propria base, rischiando la pelle per la libertà. Combattono il regime con beffe e poi con azioni mirate che permettono di far superare il confine italiano e raggiungere la Svizzera a più di 2000 persone ricercate dai nazifascisti, tra ebrei, perseguitati politici e chiunque ne avesse bisogno. Per coerenza, dopo la guerra le Aquile inizieranno a tutelare proprio tedeschi e italiani autori di violenze di vario tipo, chiedendo per loro una giusta pena e un processo giusto piuttosto che consegnarli al linciaggio.

“E’ un’idea stimolante – dice il regista – una sfida creativa e un atto dovuto. Di base le Aquile decisero di ribellarsi alla decisione fasciste di chiuere tutte le associazioni che fossero differenti dall’Opera Nazionale Balilla, inclusa l’ASCI, Associazione Scout Cattolici Italiani. Ma avevano fatto la promessa di servire la Patria e il prossimo, e non potevano venire meno. Con l’inizio della guerra poi il coinvolgimento con la resistenza è diventato maggiore, fino alla fondazione dell’OSCAR (Organizzaszione Scout Collocamento Assistenza Ricercati), che appunto si occupava del trasferimento in Svizzera di ricercati, tra cui c’era anche Indro Montanelli. Ho scelto di lavorare con attori giovani, non conosciuti ma tutti professionisti, provenienti dal mondo del teatro – nel cast ci sono Teo Guarini, Alessandro Intini, Romeo Tofani, Ralph Palka, Anna Malvaso, Marco Pratesi, Marc Fiorini, Pietro De Silva – per dare un segno preciso. Il coraggio di rischiare e dare una possibilità di interpretare personaggi di grosso calibro ad attori che forse non ne avrebbero avuto altrimenti l’opportunità”.

Distribuito da Istituto Luce Cinecittà, il film è prodotto da Finzioni Cinematografiche con il contributo di Mibact, BPER, Lombardia FC, AGESCI, MASCI e dello stesso Luce, oltre che da Massimo Bertocci e Gaia Moretti e da Francesco Losavio che firmano la sceneggiatura insieme al regista. Il film è stato accolto con applausi dalla platea giovanile del Giffoni Experience, dove è stato presentato in anteprima mondiale. “L’idea – dice ancora Aureli – è nata da una folgorazione su una spiaggia della Sardegna. Oggi qualcuno ha dedicato documentari e libri alle Aquile ma nel 2011, quando mi è venuta, era una storia abbastanza poco conosciuta. Il messaggio ha una radice cristiana molto forte. Aiutare il prossimo in tutte le circostanze significa soprattutto essere umani, siamo capaci di odiare ma non siamo fatti per quello. Abbiamo romanzato alcune scene ma per altre siamo rimasti fedeli alla documentazione che avevamo a disposizione. E Don Giovanni Barbareschi salvò davvero il secondino di San Vittore dal linciaggio”.

Il film è stato realizzato con un budget di soli 500mila euro e con un grande contributo costituito dal crowdfunding locale.

“Non si tratta di una storia di eroi – dice Alessandro Intini che intepreta Barbareschi su schermo – ma di persone normali che si trovarono in circostanze speciali e decisero di restare umani. E’ una storia che vuole ricordare a tutti che i giovani sono il futuro della società, e che sono migliori di quanto si possa pensare. Sono stato l’unico tra gli attori a potermi avvantaggiare di un contributo di Barbareschi, che era ancora in vita quando giravamo, anche se ho voluto interpretarlo piuttosto che imitarlo”. Barbareschi è morto il 4 ottobre 2018, e anche per questo si è scelta questa data per la distribuzione del film.

“Il succo della storia – spiega lo sceneggiatore Bertocci – è che tutti possiamo essere come le Aquile. Il loro coraggio fu quello di voler sopravvivere un giorno in più al regime fascista, e man mano che i giorni aumentavano aumentava anche il coraggio. Se si è riuscito a farlo un giorno, si può fare in qualsiasi momento”.

Trailer: 

Andrea Guglielmino
25 Settembre 2019

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