Tuttapposto: un’App contro il baronato nelle Università

L'intelligente commedia in uscita in sala con Medusa il 3 ottobre


Cosa accadrebbe se ci fosse un’App in stile TripAdvisor che permette agli studenti di giudicare l’operato dei professori universitari? Riuscirebbe a rompere il sistema basato sulle corruzioni, sui voti comprati, sul baronato o, come molte rivoluzioni, imploderebbe cambiando semplicemente la direzione del potere e del suo abuso? Queste domande se le pone l’intelligente e ben scritta commedia Tuttapposto, diretta da Gianni Costantino, prodotta da Attilio De Razza per Tramp Ltd. e distribuita da Medusa in 250 copie dal 3 ottobre.

Nel cast Roberto Lipari – comico televisivo che rappresenta in qualche modo l’immagine del film e ne è anche sceneggiatore – Luca Zingaretti, Monica Guerritore, Miktoriya Pisotska, Carlo Calderone, Simona Di Bella, Francesco Russo, Maurizio Marchetti, Ninni Bruschetta, Maurizio Bologna e Paolo Sassanelli. De Razza è anche il produttore di Ficarra & Picone, che in conferenza svolgono il ruolo di ospiti e relatori d’eccezione.

Tuttapposto – dice il regista – vuole essere il ritratto allegorico di un intero Paese che basa tutto sulla raccomandazione, dove il concetto di meritocrazia è solo declamato ma non viene quasi mai messo in pratica. Per la messa in scena ho lavorato attentamente alla caratterizzazione dei personaggi osservandoli anche con sguardo sociologico, alle atmosfere degli ambienti e ai loro toni cromatici, alla vivacità narrativa tipica della commedia dei grandi maestri. Zingaretti ha letto la sceneggiatura e ha regalato un personaggio, quello del rettore, ricco di contraddizioni ma anche di umanità”.

“Sono felicissimo di averne fatto parte – dichiara Zingaretti – Lipari mi ha sempre divertito anche in tv, il suo tipo di comicità è intelligente, acuta e mai volgare. Tutto quello che c’era in sceneggiatura siamo riusciti a trasportarlo sullo schermo e contiamo molto sul passaparola, non è comune di questi tempi vedere una commedia così divertente e intelligente”.

“L’idea – spiega Lipari– nasce dalla volontà di raccontare con il linguaggio da commedia le storture del mondo accademico aprendo una riflessione sul potere e cogliendone le angolazioni ricche di contraddizioni, tipiche della nostra società, dalla sfumature pirandelliane. E’ stato difficile rendere credibile una realtà che spesso supera la fantasia. Abbiamo usato la comicità nella funzione che considero più alta, quella critica. La comicità deve essere per me motore di riflessione. Poterla applicare a un film è una fortuna, e può vederlo anche chi non ha mai messo piede all’università. Dico che le idee più belle nascono dai mal di pancia. Quando uno ha dentro qualcosa che non può dire spesso usare la commedia è liberatorio come una terapia”.

Pur parlando di baronato e corruzione, il film ‘deve’ specificare che non si tratta di una storia di mafia: “C’è stato uno scandalo universitario a Catania ma è stato casuale, il film lo stavamo pensando. Ma il punto è che ci dà ragione, il baronato esiste e quasi ci siamo abituati a questo fatto. Ma si smette di essere giovani quando ci si comincia a dire che è tutto inutile, che non cambia mai niente. Il rettore dell’Università indagato ci ha mandato una lettera di diffida, quindi non abbiamo potuto girare veramente all’Università, e ci hanno chiesto anche di vedere il film prima di poterlo distribuire”. Lipari ci mette anche il nome, dato che il personaggio si chiama come lui: “E’ una parte che mi appartiene, avrei voluto studiare lettere e filosofia ma alla mia generazione si diceva che si lavorava solo studiando medicina”. Zingaretti specifica: “Gli scandali avvengono da Nord a Sud, casi di famiglie che passano i concorsi in massa, non è un fenomeno solo localizzato”.

“Penso che se qualcuno vedendo il film volesse pensare che quello che raccontiamo accade in Sicilia – dice Ficarra – andrebbe incontro a una lettura superficiale dell’Italia. Quando abbiamo fatto l’Ora Legale abbiamo avuto moltissimi messaggi tutti con lo stesso tenore. Tutti si sentivano tirati in causa”. “Il finale – dice Lipari – vuole invertire l’idea che ogni rivoluzione debba fallire. Vediamo quello che sta accadendo adesso con Greta Thunberg. Almeno nei film lasciateci sognare. Abbiamo pensato a un finale oscuro, che magari sarebbe stato più figo, ma la storia ci diceva che dovevamo andare in un’altra direzione. Non so se un film possa cambiare le cose, ma a me interessa anche solo il fatto di porre delle domande. Si lancia una ricerca, magari non va da nessuna parte, magari diventa un seme che poi può essere raccolto. Il film parla di università e in qualche modo finanziamo una ricerca anche noi”.

L’app esiste veramente ed è scaricabile gratuitamente.

 

Trailer: 

Andrea Guglielmino
27 Settembre 2019

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