Compagni di vita e compagni di scuola

Ad Alice nella città La vacanza di Enrico Iannaccone con Antonio Folletto e Catherine Spaak, un film che parla di disagio mentale attraverso una storia di amicizia e affetto,


Nella sezione Panorama Italia di Alice nella città un film che parla di disagio mentale,  attraverso una storia di amicizia e affetto sincero, scaturiti proprio dal condiviso senso di incomprensione da e verso gli altri. È La vacanza di Enrico Iannaccone, nelle sale la prossima primavera con Mad Entertainment, che racconta dell’incontro tra Valerio (Antonio Folletto), un affascinante trentenne affetto da disturbo bipolare, e Carla (Catherine Spaak), anziana ex magistrato che manifesta i primi sintomi di Alzheimer. Due anime complesse che trovano in un’inaspettata amicizia la forza di confrontarsi con i mostri del loro passato, prima che le rispettive malattie non gli consentano più̀ di affrontare chi gli ha fatto del male.

Una storia che nasce dall’interesse sullo squilibro o meglio, come racconta il regista, dal desiderio di analizzare come diversi squilibri possano danzare con eleganza tra loro, quanto un terreno apparentemente marcio, come quello della patologia, possa dare bei frutti, anche se magari solo temporanei, come accade ai due protagonisti”. 

Il film è girato in Cilento, nella zona tra Palinuro e Camerota, con molti campi lunghi, a volte lunghissimi, e diversi piano sequenza, “per concentrare l’attenzione su quel paesaggio e su quella natura che è spettatrice imparziale”. “Il lavoro sul disagio fatto per il personaggio di Valerio è stato molto fisico- racconta Antonio Folletto – Per calarmi nel personaggio sono partito dalle sue sensazioni fisiche, non solo dalla sua testa. Sono due esseri umani che si stanno abbandonando, ma a un certo punto il loro incontro dà loro una luce”. 

Catherine Spaak, che non girava film da diversi anni, perché aveva “finora ricevuto solo proposte banali”, racconta di essere entrata nel personaggio rispettando profondamente la sceneggiatura piena sia di cose dette che sottintese, ma di essersi  avvicinata ancora di più al ruolo attingendo alla sua esperienza personale, quando da bambina viveva in un collegio e subiva ogni settimana le partenze della madre che andava a trovarla solo nel weekend: “Ho conosciuto persone che stavano perdendo memoria e senso della realtà e sono stata più volte in case di riposo per anziani, chiedendomi sempre cosa provassero quelle persone nel vedere andare via i loro cari. Mi chiedevo se provassero, magari, quelle mie stesse sensazioni di disperazione, solitudine e paura. Ma in realtà non ho mai ritrovato negli occhi di quegli anziani niente di tutto quello che ricordavo di avere provato, e così ho capito che la nostra immaginazione è profondamente diversa da quello che le persone sentono nella realtà, e anche il disagio mentale può essere vissuto diversamente da quello che immaginiamo. Da questo sono partita per delineare il mio personaggio”. 

Ma c’è un’altra storia che parla malinconicamente di amicizia oggi ad Alice nella città: la celebre commedia di Carlo Verdone Compagni di scuola, presentata qui nella sua versione restaurata e accompagnata da un incontro con Carlo Verdone, che proprio con quel film si era allontanato dalla commedia a tutto tondo, raccontando la svolta malinconica di un gruppo di compagnia di liceo che si rivedono a quindici anni dal diploma e iniziano a rivelare le loro insoddisfazioni e i loro fastidi. Nella masterclass Verdone racconta di aver preso spunto da una vera cena di classe con i vecchi compagni in un ristorante, partita con gli aggiornamenti sulle rispettive carriere, ma diventata all’improvviso diventata “triviale e angosciante, con gente che tirava pezzi di pollo e abbacchio”. Nella trama ci sono anche momenti estremamente cupi, come lo stupro o l’aver mostrato per la prima volta in un film italiano un politico che fa uso di cocaina: “Una scena che ha anticipato i tempi, se dovessi rifare Compagni di scuola oggi, ‘pipperebbero’ metà dei personaggi”, sottolinea Verdone.  Tra i tanti aneddoti raccontati, anche quello di un Verdone il primo giorno di riprese chiuso in bagno disperato dopo che era saltato il piano di lavorazione: “Ero afflitto e mi ripetevo in lacrime che avrei sbagliato il film. Feci allora una preghierina a Sergio Leone… Sergio mio, aiutami tu!”. 

Carmen Diotaiuti
18 Ottobre 2019

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