Cinema, ambiente e sostenibilità

Due panel hanno scandito l’edizione 2019 dei Cinedays di Rome City of Film,​ nell’orizzonte temporale dell’Agenda Onu 2030 e con riferimento all’Accordo di Parigi del 2015 sul cambiamento climatico


Due panel hanno scandito l’edizione 2019 dei Cinedays di Rome City of Film, svoltasi al MAXXI e dedicata al rapporto fra Cinema, Ambiente e Sostenibilità, nell’orizzonte temporale dell’Agenda Onu 2030 e con riferimento all’Accordo di Parigi del 2015 sul cambiamento climatico. L’assunto di base dell’incontro Cinedays 2019 è che il rispetto dell’ambiente riguardi tutti i campi di produzione economica, compresa quella della filiera cinematografica.

Il primo panel, moderato da Bruno Zambardino, ha approfondito le azioni concrete della filiera cinematografica per agire sulla sostenibilità e sul cambiamento climatico. Stella Gubelli (Università Cattolica del Sacro Cuore e Area Consulenza di Altis, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica) ha affrontato la formazione e l’identità dei nuovi profili professionali, in particolare il manager della sostenibilità, ricordando che quasi 3 milioni di persone svolgono attività riconducibili ai green jobs. Cristina Priarone (direttore generale Roma Lazio Film Commission) si è soffermata sui protocolli green sul set adottati dalle Film Commission di Trentino, Piemonte e Sardegna che premiano e certificano le produzioni cinematografiche che lavorano nel rispetto dell’ambiente, di qui la necessità che tutti i fondi regionali per il cinema adottino il criterio della premialità.

Gianna Fracassi (CGIL vicesegretaria generale) ha precisato che cosa il sindacato intenda per sostenibilità, cioè non solo tutela ambientale, ma anche sociale ed economica. Diventano allora centrali i modelli di sviluppo e di conseguenza il rispetto dei diritti individuali e dei lavoratori. Francesca Magliulo (Sustainability, Institutions and Regulation Division Head of Sustainability and CSR Edison Spa) ha ricordato che le prime politiche aziendali ecosostenibili risalgono al 1999, oggi dalle singole azioni si è passati a strategie comuni che coinvolgono Governo, business e società civile. Edison Green movie, è il primo protocollo europeo per il cinema sostenibile: un insieme di linee guida rivolto alle case di produzione cinematografiche e alla Film Commission territoriali, per abbattere l’impatto ambientale di un film, ottimizzando i consumi energetici, l’uso dei mezzi di trasporto e incoraggiare l’economia locale. Katarzyna Bieńkiewicz, giunta dalla Polonia, ha illustrato la progettualità di Łódź Creative City of Film, sottolineando come le best practices sino il risultato di iniziative volontarie che partono dal basso.

Il secondo panel, moderato da Mario Sesti, ha interessato le azioni che il cinema, con le sue narrazioni, può svolgere per sensibilizzare alla salvaguardia del pianeta. Elisabetta Olmi (produttore Ipotesi Cinema srl) ha sostenuto come sia fondamentale la presenza di un data manager che eviti gli sprechi sul set e adotti i protocolli green. Così come è decisivo che i finanziamenti pubblici vengano concessi sulla base del rispetto dei protocolli ambientali. Per Roberto Cicutto (presidente Luce Cinecittà) “ha ragione Betta Olmi quando dice che ci vuole una figura professionale che faciliti l’applicazione delle regole di sostenibilità, e ha ragione Cristina Priarone quando sostiene che le film commission dovrebbero condizionare i finanziamenti all’adozione di best practices. Ritengo però che ci sia un problema culturale, di educazione, perché ben poco avverrà se non riusciamo a formare chi insegna ai giovani l’utilizzo dell’audiovisivo per farne materia di testo di studio. Vorrei che un giorno un professore di arte o storia o economia riuscisse grazie alle immagini a insegnare la propria materia agli studenti. Voglio inoltre ricordare che Roma ha conquistato il riconoscimento di città creativa Unesco per il cinema grazie a una serie di progetti esistenti e in sviluppo che le varie istituzioni hanno portato al tavolo preparatorio. Uno dei progetti qualificanti – ha concluso Cicutto – è il Miac-Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema, che Luce Cinecittà il 29 ottobre presenterà alla stampa, l’apertura ufficiale sarà a dicembre. Il Museo valorizza, gli archivi, il patrimonio cinematografico, la tv, tutto quello che è immagine in movimento, per documentare quasi 120 anni della storia italiana, sarà una sorta di start-up con la quale presenteremo una serie di filoni e temi che dovranno generare attività formativa, anche ludica perché no”.

Giorgio Gosetti (direttore artistico Casa del Cinema) riconosce che pochissimi festival, tra cui quello di Trieste, rispettano i criteri di sostenibilità ambientale: “Proporrò al prossimo coordinamento dell’Afic-Associazione Festival Italiani di Cinema di dotarsi di una figura professionale esperta di ambiente e professionalità. Sono inoltre intervenuti al secondo panel la regista Alessandra Pescetta sul suo contributo creativo riconducibile alla sostenibilità; Samanta Antonnicola, (responsabile Produzione Cinematografica Rai Cinema) e Valentino Catricalà, direttore della Sezione Arte del Maker Faire – The European Edition (Camera di Commercio di Roma) e componente del Comitato Scientifico per la Candidatura di Isola del Liri nel Network delle Creative Cities UNESCO, per le Media Arts.

Stefano Stefanutto Rosa
23 Ottobre 2019

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