@CaraAnneFrank

#AnneFrank Vite parallele nei cinema l'11, 12 e 13 novembre, quindi nelle scuole e in tv. Un dialogo tra generazioni che ci fa rivivere la vicenda della tredicenne ebrea divenuta icona della Shoah


“Le stesse banalizzazioni, volgarità, insinuazioni su Anna Frank colpiscono adesso Liliana Segre”. Lo afferma Gad Lerner esprimendo solidarietà alla senatrice ora sotto scorta per le minacce ricevute, durante la presentazione del docufilm #AnneFrank Vite parallele. “E qualcuno dirà che pure la scorta è un privilegio”, aggiunge Lerner.

Nell’imperdibile docu-film prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital in partecipazione con RAI Cinema in collaborazione con Anne Frank Fonds di Basilea e Piccolo Teatro, ritroviamo la storia dell’adolescente ebrea e del suo celebre diario, un testo che ha formato generazioni di giovanissimi, facendo conoscere l’immane tragedia della Shoah attraverso la storia di una loro coetanea, tredicenne nel momento in cui riceve in dono per il compleanno quel quadernetto a quadri, con le sue fragilità, la sua forza, i palpiti del primo amore, le paure e gli slanci.

Il film ha una struttura complessa: alla vicenda di Anna e alle pagine del diario, lette dalla grande attrice britannica Helen Mirren, in un set che riproduce la stanzetta dove la giovinetta trascorse nascosta circa due anni, si intreccia quella di 5 sopravvissute all’Olocausto, bambine o ragazzine all’epoca. Tra queste le italiane Tatiana e Andra Bucci, scambiate per gemelle e vive perché non risposero quando i nazisti sceglievano i bimbi da uccidere con un invito mellifluo: “Chi vuole rivedere la mamma, faccia un passo avanti”. Furono un milione e mezzo gli adolescenti e i piccoli deportati e uccisi dai nazisti, solo ad Auschwitz vennero internati 230mila bambini, di questi appena 700 tornarono a casa. Oggi Anna avrebbe 90 anni, sarebbe una coetanea di Liliana Segre, che li compirà il prossimo settembre. O di Arianna Szorenyl, il cui nipote Lorenzo si è fatto tatuare sul braccio il numero di matricola impresso dai nazisti su quello della nonna.

Proprio il dialogo tra le generazioni è il cuore pulsante del documentario, che avvicina nonne e nipoti, e che ha come filo conduttore il viaggio attraverso l’Europa di una giovanissima attrice, Martina Gatti, che tocca nel suo movimento tutti i luoghi di Anna, da Amsterdam al campo di transito di Westerbork a Bergen Belsen. Ma anche i tanti memoriali dell’Olocausto, il ghetto di Terezin, Praga, Drancy… Sul suo smartphone Martina digita messaggi per l’amica immaginaria Anne e hashtag che ci fanno riflettere. 

“Viviamo in un periodo molto importante in cui non dobbiamo solo impegnarci a preservare la memoria di ciò che è successo ma anche preservare chi è stato testimone di quei fatti”, ha detto Yves Kugelmann, responsabile di Anne Frank Fonds di Basilea. Che non manca nel film di sottolineare un parallelo tra gli ebrei sterminati e i rifugiati di oggi.

Contemporaneamente all’uscita del docufilm, nasce il profilo Instagram @CaraAnneFrank, per consentire soprattutto ai giovani di raccontare ed esprimere i loro pensieri sul tema della memoria. Il film sarà nei cinema solo l’11, il 12 e il 13 novembre, quindi l’obiettivo è portarlo nelle scuole e successivamente in tv. “Il nostro pensiero è proprio quello della diffusione che comincia nelle sale e prosegue con altri mezzi – ha detto Paola Malanga, vicedirettore Area Prodotto Rai Cinema – E lo scopo è anche contribuire a sensibilizzare ancora di più sul tema della memoria, ma nel mondo di oggi, quindi al presente, le nuove generazioni”. 

Cristiana Paternò
08 Novembre 2019

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