Ginevra Elkann, esordio con stile

Ginevra Elkann nella sua opera prima Magari rielabora ricordi della sua infanzia in una commedia dolce e malinconica dai toni estremamente calibrati. In sala con BIM


TORINO – Esordio con stile per Ginevra Elkann che nella sua opera prima Magari, già in Piazza Grande a Locarno e ora al Torino FF, rielabora ricordi della sua infanzia in una commedia dolce e malinconica dai toni estremamente calibrati. Al centro della vicenda tre ragazzini, Seba, Jean e la piccola Alma. Figli di genitori separati hanno una mamma che si è risposata e vive a Parigi con il nuovo marito, di religione ortodossa, e un padre, Carlo, artista e scapestrato a cui vengono affidati per le vacanze di Natale. Dovrebbero andare a sciare, ma si ritrovano in una villetta di Sabaudia dove il genitore aspirante regista (Riccardo Scamarcio) sta scrivendo un copione insieme alla sceneggiatrice e amante Benedetta (Alba Rohrwacher). Sono adulti immaturi e narcisi, che hanno difficoltà ad occuparsi di qualcuno (a parte il cane Tenco), ma sono anche persone carismatiche e divertenti, piene di risorse. 

Ginevra, nata nel 1979 a Londra, vissuta tra Inghilterra, Francia e Brasile, è stata a lungo distributrice e produttrice prima di approdare alla regia – ripeterà l’esperienza – attraverso un lungo percorso creativo e in collaborazione con Chiara Barzini. “Volevo fare la regista da quando ho 14 anni e ora ne ho 40 – racconta – quando mi è venuta questa idea ne ho parlato con Chiara Barzini e con il produttore Lorenzo Mieli. E’ stato un percorso organico perché la storia nasce dall’esperienza personale, ma anche da vari papà visti da soli in vacanza con i figli, figure che mi hanno sempre affascinato perché in loro trovo una libertà, un modo educativo diverso da quello di una famiglia tradizionale con la mamma che si prende cura di tutti. C’è un senso di avventura, qualcosa di scombinato, ma allegro”.

La religione ortodossa crea da subito un’atmosfera inconsueta. “Ginevra – spiega Chiara Barzini – conosce la religione ortodossa perché in parte ci è cresciuta dentro. In Italia se ne sa poco, ma ci divertiva raccontare dei bambini che crescono in un ambiente severo, con icone che si portano dietro anche in viaggio, hanno un senso morale molto sviluppato, il senso di Dio e del peccato, mentre il padre è assolutamente ateo e addirittura gli fa impressione questo aspetto dei suoi figli”.

A proposito della capacità del film di descrivere personaggi con tanti chiaroscuri, spiega ancora Chiara Barzini, anche lei nata in una famiglia illustre: “Il punto di vista di Alma ci ha permesso di trovare empatia per l’egoismo dei grandi”.

Lavorare con i bambini è stato bello anche se certo un po’ difficile. “Hanno portato la magia dell’infanzia – afferma Ginevra – Riccardo e Alba si sono messi al servizio dei piccoli interpreti senza divismo. Sapevano che i protagonisti erano loro e sono stati generosi”. I tre ragazzini – Milo Roussel, Ettore Giustiniani e Oro De Commarque, bravissimi – dovevano parlare sia l’italiano che il francese come i personaggi che vivono tra due mondi e due culture. “Hanno trascorso molto tempo insieme per familiarizzare e prendere confidenza, parlare la stessa lingua con lo stesso accento e avere una gestualità simili”.

Il titolo Magari esprime perfettamente il sentimento che pervade il film. “Alma vive in questo ‘magari’, sono i suoi desideri, le sue aspirazioni, desidera che i suoi genitori tornino insieme, vorrebbe fidanzarsi con Marco, un ragazzo più grande incontrato a Sabaudia, la sua è una vita di sogni e la parola ‘magari’ mi piace molto perché racchiude felicità e malinconia, proprio come il film”. Adulti imperfetti Carlo e Benedetta o l’amico americano Bruce (Brett Gelman) che li va a trovare. “Sono complicati, non so se imperfetti, i bambini comunque li idealizzano e non capiscono i loro problemi”. 

Il film è ambientato nel 1990 con l’eco forte degli anni ’80, ma in un anno che è l’inizio della fine. “Siamo cresciute in quel periodo. Ci ha permesso anche di raccontare un ambiente chiuso, senza tecnologia, senza telefonini, sono isolati in una casa al mare in cui non funziona il telefono fisso. Ci siamo divertiti a ritrovare le canzoni, i film, l’abbigliamento dell’epoca, anche la patina della fotografia la ricorda”. Mentre Sabaudia era “un luogo dove andavano gli intellettuali, la gente di cinema in quegli anni, ma anche un luogo bello con una dimensione metafisica, dove la natura è molto forte”. Il tono del film è leggero, c’è una comicità drammatica, una tristezza allegra. “La commedia all’italiana era così, potevi essere serio e ridere nello stesso tempo”.

Prodotto da Wildside con Rai Cinema, Magari sarà distribuito da BIM.  

Cristiana Paternò
27 Novembre 2019

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