Memmo, a tu per tu con l’arte del Novecento

Una serata speciale a Villa Wolkonsky a Roma per Il venditore di colori, il documentario che Daniele Costantini ha dedicato a Memmo Mancini, leggendario fornitore di materie prime a grandi artisti


Una serata speciale a Villa Wolkonsky a Roma, residenza dell’ambasciatore britannico, per Il venditore di colori, il documentario che Daniele Costantini ha dedicato a Memmo Mancini, leggendario fornitore di materie prime a grandi artisti transitati per Roma, sin dagli anni ’60. La visione del film, prodotto da Istituto Luce Cinecittà in associazione con Framework, è stata introdotta dall’ambasciatrice britannica Jill Morris.

Il vulcanico Memmo, classe 1944, diploma di terza media, viene assunto dalla ditta G. Poggi appena 18enne, nella bottega di via del Gesù. Poco tempo dopo lo chiamano per un posto in banca, ma lui rifiuta: e fa bene, perché diventerà fedele e insostituibile collaboratore di artisti come Mario Schifano, Renato Guttuso e Balthus. Mentre dalla bottega transitano Capogrossi e Turcato, Cy Twombly e Jim Dine, come pure gli artisti della transavanguardia. 

“Ho sentito parlare di Memmo per la prima volta alla fine degli anni ’70 – racconta il regista – ero amico di Franco Angeli, esponente della scuola romana di Piazza del Popolo, andavo spesso a trovarlo nel suo studio di via dei Barbieri, nei pressi di Piazza Argentina, e lo sentivo discutere al telefono con Memmo di telai, tele, colori e smalti”. Costantini rivela di aver avuto voglia di raccontare questa storia da tempo, ma di aver trovato finalmente complicità produttiva in Roberto Cicutto convincendo poi il ‘coloraio’, restio ad essere protagonista di un film, nel progetto che si avvale della fotografia di Maurizio Calvesi.

Il documentario segue l’evoluzione della bottega da mesticheria con merci di ogni tipo, compresi pettini e liquori, ma già frequentata da personaggi noti, come Anna Magnani, al momento in cui il negozio si concentra sulle forniture per artisti e restauratori: tele, tempere, pennelli, oli. Così Memmo, che Mimmo Paladino ha definito “viaggiatore di alchimie”, diventa braccio destro di Mario Schifano, a cui procurava la carta dei pizzicagnoli e gli smalti americani fluorescenti, aiutandolo anche a traslocare da uno studio all’altro. Renato Guttuso era un’altra frequentazione consueta: l’artista siciliano lavorava su tela, con chine e acquerelli. Ma è su Balthus che si focalizza la narrazione attraverso le parole della giapponese Setsuko Klossowska de Rola, la vedova dell’artista francese di origine polacca che racconta tanti episodi interessanti, dall’amicizia intellettuale tra Balthus e Giacometti, all’incontro con Federico Fellini, di cui doveva fare un ritratto su richiesta del ministro della cultura Lang che poi non si fece, al periodo romano, quando fu direttore dell’Accademia di Francia a Villa Medici, fino alla folgorazione per la dimora svizzera a Rossinière, comprata attraverso la cessione dei suoi quadri a un gallerista, uno chalet dove oggi ha sede la fondazione Balthus.

“Raccontando la storia di Memmo e della sua bottega – conclude Costantini – ho voluto offrire un quadro inedito della febbrile attività artistica di quegli anni. La bottega dei colori custodisce il sapere antico degli artigiani e la creatività degli artisti, tra le sue mura riecheggiano le voci e i racconti dei viandanti della vita”.

Il venditore di colori, premiato a Extra Doc CityFest come miglior documentario, è disponibile in DVD. 

Cristiana Paternò
05 Dicembre 2019

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