Angela Allen: Orson Welles e le fogne di Vienna

Una magnifica versione restaurata de 'Il terzo uomo' ha dato il via agli eventi speciali del Noir in Fest, accompagnata da un ospite d’eccezione: l’allora segretaria di edizione Angela Allen


COMO – Una magnifica versione restaurata de Il terzo uomo (1949) di Carol Reed ha dato il via agli eventi speciali della 29ma edizione del Noir in Fest.  Ad accompagnare il film un ospite d’eccezione, l’allora segretaria di edizione Angela Allen, all’epoca giovanissima e alle sue prime esperienze, che settanta anni fa aveva lavorato a stretto contatto con il regista in quello che è diventato uno dei capolavori indiscussi nella storia del genere, considerato il prototipo del noir europeo. È proprio lei a raccontare aneddoti e storie di quel set unico quanto complicato, in una Vienna cupa distrutta dalla guerra, con alcune scene di difficile realizzazione come quelle ambientate nelle fogne della città (memorabile l’inseguimento finale nei sotterranei passato alla storia del cinema) o sulla ruota panoramica del Prater. Con un Orson Welles magnifico ma volubile e capriccioso, che recitava al fianco di Alida Valli e Joseph Cotten. 

“Avevo diciotto o diciannove anni ed ero all’inizio della mia carriera – ricorda Angela Allen – ho lavorato per la seconda unità, quella che girava nelle fogne e si è occupata della scena della ruota panoramica, per farlo ho passato moltissimo tempo nei sotterranei della capitale austriaca e un paio di settimane a occuparmi dei controcampi sulla ruota. All’epoca non c’erano effetti speciali, era tutto studiato nei dettagli e fatto dal vivo”. Ripercorrendo, poi, il suo ricordo più caro legato al film, racconta: “La guerra era appena finita, ed era il mio primo lavoro all’estero. Non conservo nella mia memoria particolari scene sul set, ma ricordo benissimo l’immagine di un cameriere vestito di tutto punto, col suo vassoio d’argento, che scendeva le scalette delle fogne per portare il caffè a Carol Reed: tutt’oggi è un ricordo per me indelebile”.

Riguardo alle voci su Orson Welles che arrivò in ritardo sul set e pare non fosse particolarmente contento di girare nelle fogne: “Hanno dovuto un po’ rincorrerlo per tutta Europa, prima in Francia e poi in Italia. Giunse tardi sul set e prima che lui arrivasse l’assistente di Reed aveva dovuto fare da controfigura girando alcune scene di spalle. Ma era molto più magro e per farlo sembrare corpulento il regista gli aveva messo una gruccia sotto il cappotto. Così quando Orson è arrivato non ha potuto fare altro che continuare a girare quella scena con tanto di cappello e cappotto”. La prima scena girata da Orson Welles, ricorda la Allen, fu quella in cui attraversa il Prater e va verso la ruota, “una scena girata in uno o due ciak perché non c’era un grande dialogo”. Quando però è arrivato il momento delle riprese successive, Orson è dovuto scendere nelle fogne e ha trovato la troupe che mangiava dei panini al bacon. “Ne è rimasto letteralmente disgustato. Per questo è stato necessario ricostruire poi il set a Londra in un teatro di posa, utilizzando per alcune sequenze delle controfigure, perché lui si rifiutava di girare nei bassifondi”.

Indimenticabile per la Allen il rapporto con Carol Reed: “Ho imparato moltissimo su questo set e posso dire che Reed è stato il mio mentore. Credo che Il terzo uomo sia uno dei suoi miglior film, ho imparato molto dal vedere come lavorava, lui ad esempio in sala di montaggio cambiava moltissime cose. È stato per me un grande maestro”. Rispetto ad Alida Valli e Joseph Cotten: “Con loro non ci sono stati particolari problemi, tutto il resto del cast andava molto d’accordo, anche se ogni tanto qualcuno di loro alzava un po’ il gomito, ma mai durante le riprese o alla mattina”.

Notevole nel film fu il lavoro del direttore della fotografia Robert Krasker, “un australiano che si era trasferito in Inghilterra ed aveva già lavorato con Creed, si conoscevano bene. Per le scene della strada non giravano in piano ma spostavano di lato la macchina da presa, o tutta a destra o tutta sinistra, una tecnica di ripresa che oggi si chiama dutch angle, ma che all’epoca fu usata per la prima volta”.

Carmen Diotaiuti
07 Dicembre 2019

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