Italia da Oscar nel libro di Mollica e Della Casa

E’ stato presentato oggi a Roma il libro ‘Italia agli Oscar/Racconto di un cronista’. Il racconto è di Vincenzo Mollica, che gli Oscar li ha frequentati fin dall’89. Il tutto è a cura di Steve Della C


E’ stato presentato oggi a Roma il libro ‘Italia agli Oscar/Racconto di un cronista’. Il racconto è di Vincenzo Mollica, che gli Oscar li ha frequentati fin dall’89. Il tutto è a cura di Steve Della Casa, pubblicato da Edizioni Sabinae e Luce Cinecittà e già premiato come “Miglior libro di cinema” dalla Rivista del Cinematografo.

Sono tanti gli italiani che hanno vinto la prestigiosa statuetta: Sophia Loren, Vittorio De Sica, Anna Magnani, Federico Fellini, Giuseppe Tornatore, Ennio Morricone, Roberto Benigni, Paolo Sorrentino, Gabriele Salvatores, Gianni Quaranta Milena Canonero, Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo, Nicola Piovani…  

“Che cosa sono gli Oscar? – racconta Mollica – Forse il paragone che rende meglio l’idea della loro importanza è di tipo liturgico. Il premio Oscar, a mio avviso, è l’altare maggiore di quella immensa cattedrale che è il cinema. Tutte le cattedrali, come sappiamo, hanno tante navate, tanti altari minori, ma l’altare maggiore è quello sul quale si svolge la messa più importante, quella cantata, quella delle grandi occasioni. Ed è una messa sempre uguale e sempre lo sarà, nei secoli dei secoli. Io ci sono andato più di trenta volte e la liturgia è sempre stata la stessa. Quelli che prenderanno la statuetta entreranno nell’eternità, una sorta di paradiso del cinema. Quelli che devono accontentarsi della nomination sono in una specie di purgatorio. Tutti gli altri che si presentano, si vestono, sfilano sul tappeto rosso nei momenti di stanca e cercano disperatamente un invito per la festa… per loro Dante Alighieri avrebbe previsto un’unica collocazione, l’inferno. Come sappiamo, è il posto peggiore ma anche quello più ricco di storie. Come in quel 1989 in cui vinse Tornatore con Nuovo Cinema Paradiso, e alla fine riuscì solo a dire “grazie” perché tutta la scena – un minuto – glie la prese Cristaldi. O quando sentii mandare a quel paese Jack Nicholson da Antonioni. O quando con Fellini ci divertivamo a fare battute sul nome del direttore artistico, che si pronunciava ‘Caz’. Federico era lì per il premio alla Carriera, gli fecero trovare un vero e proprio trono e tutte le celebrità andavano lì a trovarlo, quasi genuflessi, lui le benediceva. E poi la camminata di Benigni sulle sedie, che è rimasto per l’Academy il suo più grande spot, infatti lo trasmettono ogni anno. E quell’anno i tassisti si fermavano e chiamavano ‘Roberto!’ e lui li salutava con una danza. E poi Troisi, quando c’era, e ancora voleva dirigere Il postino, mi portò a mangiare nell’unica trattoria romana a L.A. dove si poteva avere una pastasciutta decente. Arrivò Al Pacino con due sgallettate. E Massimo commentò ‘Sì, ma è curt’. E quando non c’era più, e tutte le sue ex fidanzate, che si sentivano tutte vedove, organizzarono una festa per celebrarlo”.

“La storia del cinema italiano – scrive Della Casa – è anche la storia del suo continuo confronto con il cinema americano. Non è un caso se la library del prodotto statunitense e quella del prodotto italiano siano in assoluto quelle che hanno il più alto valore commerciale e che hanno prodotto il maggior numero di capolavori nella storia del cinema. Il rapporto tra Roma e Hollywood è stato da sempre segnato dall’emulazione, dalla concorrenza ma anche dalla reciproca passione e da un rispetto che è ben testimoniato dall’accoglienza che i prodotti hanno ricevuto nei mercati dell’altro paese”.

Il libro è stato realizzato in occasione della presentazione dello storico accordo tra l’Academy of Motion Pictures e Luce Cinecittà, siglato dopo una lunga collaborazione tra le due istituzioni, che prevede una partnership almeno quinquennale all’interno del nuovo Museo Academy di Los Angeles disegnato da Renzo Piano, che verrà inaugurato nel corso dell’anno. L’accordo prevede la programmazione stabile di rassegne, mostre e attività dedicate al cinema italiano.

“L’Italia è il primo paese al mondo a chiudere un accordo di questa portata con la nuova creatura dell’Academy – spiega il Presidente e Ad di Istituto Luce Cinecittà, Roberto Cicutto –  Il nostro team e quello del Museo cureranno dunque una serie annuale di proiezioni di capolavori italiani e di programmi: si inizierà quest’anno con il tributo per il centenario della nascita di Federico Fellini, che festeggeremo già a partire da lunedì con una serie di iniziative in tutto il mondo, aventi come fulcro la rassegna di tutti i suoi film, interamente restaurati in digitale. Quello che ho imparato è che agli Oscar il cinema italiano è sempre di casa, non siamo considerati i parenti poveri ma abbiamo un ruolo centrale e siamo considerati una grande risorsa”.

Andrea Guglielmino
16 Gennaio 2020

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