Legittima offesa per Giallini & Cescon

Sette personaggi come i sette peccati capitali per l'ambizioso Villetta con ospiti, nuovo film di Ivano De Matteo e Valentina Furlan, che prosegue il discorso dei film precedenti


Sette personaggi come i sette peccati capitali per l’ambizioso Villetta con ospiti, nuovo film di Ivano De Matteo e Valentina Furlan in coppia anche nella vita, dopo titoli come La bella gente e I nostri ragazzi. Commedia che volge al noir, in uscita il 30 gennaio con Academy Two. Prodotto da Rodeo Drive e Rai Cinema, con ottimo cast, il film guarda a modelli alti come Signore e signori di Germi per la descrizione di una provincia ottusa e collusa, dove nessuno è innocente. Tra i temi toccati anche la difesa personale, considerata da alcuni legittima quando un estraneo fa irruzione in casa (con tante recenti controversie).

La prima parte del film descrive il contesto – un Nordest vinicolo, ricco e incattivito – tra tavolini da caffè e saloni di parrucchiere, riffe in parrocchia e protesi all’anca. Marco Giallini è il romano aggressivo e fedrifrago che ha sposato la ricca ma debole ereditiera (Michela Cescon) vessata dalla madre padrona (Erica Blanc): la coppia ha due figli, tra cui l’adolescente ribelle (Monica Billiani). Una domestica rumena (Cristina Flutur, attrice premiata a Cannes per Oltre le colline), che ha il ruolo della vittima sacrificale, e suo figlio (Ioan Tiberiu Dobrica), ragazzo irrequieto, specie dopo la morte del padre. Entrambi prestano servizio presso la famiglia altoborghese tra ipocrisia e vessazioni. E attorno alla elegante villetta ruotano anche un poliziotto corrotto (Massimiliano Gallo), un ortopedico disonesto e goloso (Bebo Storti) e un prete lussurioso (Vinicio Marchioni): tutti saranno in qualche modo coinvolti nella tragedia annunciata.

“E’ l’intolleranza l’ottavo peccato capitale – riassume Gallo – il film fa riflettere su quello che è giusto, ma anche sui discorsi da bar che si sentono in Italia in questi anni. La domestica rumena è una persona invisibile, non ha nessuna possibilità di ottenere giustizia”. De Matteo spiega di essere partito, come sempre, dall’idea di famiglia e comunità. “Le scelte sono una nostra ossessione, mia e di Valentina. Cosa faresti tu, se dovesse succedere una cosa del genere? Ce lo domandiamo sempre. Nessuno è salvabile, io non metterei la mano sul fuoco nemmeno su mio figlio. Potrebbe ubriacarsi e uccidere qualcuno a calci. Con Valentina viviamo da 30 anni insieme e siamo ammiratori di Chi l’ha visto? L’omicidio di Marco Vannini a Ladispoli ci ha colpito molto, ci sono delle analogie con la storia che da tempo volevamo raccontare. Noi volevamo mostrare assurdità in una storia di straordinaria follia”. Aggiunge Valentina Furlan: “Mi piacciono i personaggi pieni di punti interrogativi, che vivono in bilico. Abbiamo scelto di ambientare il film nel Nordest (a Bassano del Grappa, ndr), non perché li accadono queste cose, ma solo perché non abbiamo voluto la scorciatoia di parlare di un ambiente sociale disagiato. Queste persone sono ricche e hanno la possibilità di scegliere la via corretta”.

De Matteo parla dei suoi riferimenti cinematografici: “Mi sono rifatto al noir, anche per l’uso del jazz che mi è sempre piaciuto. Però ho voluto anche mischiare i generi, usando la commedia tagliente e cattiva”. Aggiunge Furlan: “Il film è un imbuto, con le battute all’inizio e poi gli ultimi 45’ di teatro, quando la storia diventa dura e violenta”. Interviene Bebo Storti: “Questa è una vera tragedia contemporanea. Io faccio molto teatro politico e spesso ho litigato con i leghisti, non gliela mando a dire. Noi attori abbiamo capito che stavamo facendo qualcosa di importante. Il vero vizio è l’ignoranza e la stupidità, l’analfabetismo funzionale, il riassumere tutto in un insulto. Combatto da anni questa cosa. Chi ha il bene dell’intelletto, deve lottare contro l’ignoranza che sta uccidendo la nostra società perché odiare è fin troppo facile”.

De Matteo parla della preparazione del film. “Sapevamo che il poliziotto doveva essere del Sud. Lavorano in zone pericolose, dove c’è mafia e camorra, poi li spostano in posti più tranquilli a decomprimere. Ho incontrato alcuni di loro per definire bene il personaggio”. Uno dei motivi ricorrenti è il richiamo alla natura, con una scena di battuta di caccia al lupo che apre il film. “La natura – spiega la sceneggiatrice – ha questo aspetto doppio, come l’essere umano del resto. Davanti a un paesaggio puoi sentire la serenità e la bellezza, ma può anche diventare crudele. In natura il più forte prevale”.

E ancora sul tema della legittima difesa. “Probabilmente – spiega Furlan – se qualcuno entrasse in casa mia di notte, io lo ucciderei e non me la sentirei neanche di condannarmi. Però preferisco vivere in una società che punisce questi atti e che non mi mette in condizione di avere un’arma. Non volevamo dare giudizi, perché la paura di perdere tutto può farci compiere atti impensabili e non ci sentiamo esenti da queste azioni”.

Cristiana Paternò
20 Gennaio 2020

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