Ritratto di Federico sul set

A Roma alla Galleria della Biblioteca Angelica la mostra “Federico Fellini” con foto provenienti dal Centro Sperimentale di Cinematografia che restituiscono il regista impegnato a girare i suoi film


Espressioni divertite o arrabbiate accanto a momenti di tensione sulla scena, boccacce insieme a gesti inattesi e suggerimenti al cast sono immediatamente percepibili nelle immagini che compongono la mostra “Federico Fellini” inaugurata a Roma presso la Galleria della Biblioteca Angelica. Trenta fotografie in bianco e nero – provenienti dalla Fototeca Nazionale (Centro Sperimentale di Cinematografia) – che ci restituiscono il Fellini impegnato sul set dei suoi film, protagonista e attore unico davanti alla troupe, alle comparse, agli interpreti famosi.

E allora Fellini che prova ne La dolce vita la parte del cameriere nella scena dei nobili o mentre controlla il costume di Donald Sutherland in maschera durante una scena de Il Casanova di Federico Fellini, o dietro la macchina da presa sul set di Giulietta degli spiriti o ancora nel tunnel della metropolitana di Roma. “Arrivo sul set dei miei film con le idee chiare, con tutto accuratamente scritto e pianificato. Poi metto tutto da parte. In questo modo divento come un foglio di carta sul quale c’è scritto su un lato lasciando l’altro bianco – racconta il regista -. Anche se ho lavorato a lungo sul lato scritto, quando arrivo sul set diventa più importante la parte bianca del foglio. Continuo a fare riferimento alla pagina scritta, ma solo come ipotesi di come sarà il film una volta completato”.

Prologo al vernissage della mostra un’anticipazione dello spettacolo “In viaggio con Fellini – Note, ricordi, sue fantasie“ diretto e interpretato da Francesco Sala, spettacolo inserito nelle manifestazioni MiBACT per il centenario: “Uno spettacolo, concerto, reading – spiega Sala – in cui è Fellini stesso a raccontare di sé, dei suoi incontri, della sua arte”. La mostra  è curata da Simone Casavecchia, direttore editoriale delle Edizioni Sabinae, la casa editrice da lui fondata, e organizzatore culturale. La scoperta dell’arte e della magia di Fellini risale al marzo ’93, l’anno dell’Oscar alla carriera, quando il 18enne Casavecchia seguì dalla mattina alla sera una no-stop felliniana al cinema Capranica di Roma, organizzata dal quotidiano ‘l’Unità’. Il suo omaggio al Maestro è completato da un ricco volume fotografico, intitolato come la mostra, che raccoglie 150 fotografie dell’artista sui vari set, immagini “che non seguono un filo anagrafico, né filmografico, né tantomeno hanno la pretesa di raccontare tutto Fellini. Sono delle emozioni strappate ad una vita che raccontano l’uomo, i suoi passi, i suoi gesti, qualche volta le sue boccacce”, scrive Casavecchia. A commento delle immagini una selezione di riflessioni in cui Fellini racconta il mestiere di regista e il rapporto con il cinema accanto alle testimonianze di attori, registi, uomini di cultura che l’hanno conosciuto meglio.

Sempre nella Galleria della mostra è esposto l’originale cartaceo, proveniente da una collezione privata, denominato dallo stesso Fellini La dieta dell’astronauta. Un ironico gioco fra amici per far dimagrire, a suo modo, artisti e “astronauti”, dove cibi e bevande sono rigorosamente divisi in due categorie: chi fa i punti e hi non li fa. La dieta nasce negli anni ‘80, durante la lavorazione de La città delle donne, intorno al tavolo della cucina di un appartamento a sua disposizione fra i teatri di posa di Cinecittà. Con gli amici Fellini discuteva di tutto e quella volta il tema fu la moda delle diete e del peso forma e iniziò a scrivere su un foglio la sua dieta, quella che non avrebbe mai fatto: “La dieta dell’astronauta”.

Per tutto il periodo della mostra nel Salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica – fra i tesori bibliografici della prima biblioteca aperta a inizio del 1600 al pubblico in Europa – un’immagine di Fellini, alta oltre 4 metri, terrà compagnia ai lettori a significare la continuità tra la tradizione classica e un grande artista del ‘900 che il mondo ci invidia. La mostra ha avuto il patrocinio dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, come ha ricordato la presidente Piera Detassis: “Chi se non Fellini ha raccontato e ricreato il mondo di un set all’interno di Cinecittà, valorizzando tutti i partecipanti fino all’ultima comparsa. L’Accademia del Cinema Italiano, che rappresenta tutte le associazioni, non poteva non essere parte di questo importante omaggio a un regista che ha intuito in Ginger e Fred come sarebbe diventata l’Italia dei media”.

Sono intervenuti all’inaugurazione: il direttore della Biblioteca Angelica Umberto D’Angelo, il direttore generale del Centro Sperimentale di Cinematografia Monica Cipriani, il sottosegretario del MiBACT Anna Laura Orrico, il parlamentare Federico Mollicone. La Galleria che ospita la mostra si trova in via di Sant’Agostino, 11 ed è aperta dal 20 gennaio al 28 febbraio, lunedì- venerdì dalle 9,30 alle 18,30, ingresso gratuito.

Stefano Stefanutto Rosa
21 Gennaio 2020

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