El prófugo, il segreto è nella voce

Un thriller sul tema della possessione e della doppia identità maschile/femminile ha inaugurato il concorso della 70esima Berlinale


BERLINO – Un thriller sul tema della possessione e della doppia identità maschile/femminile ha inaugurato il concorso della 70esima Berlinale. Opera seconda dell’argentina Natalia Meta, che l’ha scritto basandosi sul romanzo El mal menor dello scrittore suo conterraneo C.E. Feiling (1996), El profugo (titolo internazionale The Intruder), che ha anche il contributo produttivo del Venice Gap Financing Market, è la storia di Inés, che si divide tra la sala di doppiaggio e le performance in un coro di sole donne dove canta da soprano. Durante una vacanza all’estero, Leonardo, fidanzato insistente conosciuto da poco, cade dalla finestra dell’albergo. Da quel momento accadono fatti inquietanti che la portano a soffrire di una grave forma di insonnia alternata a sonni agitati abitati da incubi terribili. Contemporaneamente i microfoni dello studio di doppiaggio registrano strane interferenze che sembrano arrivare dalle sue corde vocali e la sua voce si fa sempre più debole e opaca. Inquietanti presenze abitano la sua quotidianità: il suo ex sembra tornato dalla tomba, sua madre le fa visita all’improvviso a Buenos Aires dalla provincia e un giovane accordatore di strumenti musicali, Alberto, compare sempre più spesso nella sua vita. Inés vive tra fantasmi, illusione e realtà, spaventata ma anche eccitata, come le vittime dei film giapponesi che le capita di doppiare.

Film di esorcismi e rituali liberatori, El prófugo – che ha per protagonista Érica Rivas, attorniata da bravi attori come Nahuel Pérez Biscayart (Alberto), Daniel Hendler (Leopoldo) e Cecilia Roth (la madre) – parte dal cinema di genere per prendere una strada inedita da non rivelare. “Volevamo cancellare la dicotomia tra bene e male, tra sogno e veglia – spiega la regista – del romanzo mi ha attratto soprattutto la capacità di rompere i modelli e riscrivere il rapporto tra maschile e femminile nell’identità di una persona”.

Laureata in filosofia all’Università di Buenos Aires, la cineasta nel 2006 ha fondato la casa editrice La Bestia Equilátera. La sua opera prima Muerte en Buenos Aires ha avuto grande successo in Argentina con 500.000 biglietti venduti. Come produttrice ha realizzato Las acacias di Pablo Giorgelli, Un amor di Paula Hernández (2011) e Zama (2017) di Lucrecia Martel.

Cristiana Paternò
21 Febbraio 2020

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