Una giovane sciamana all’ombra dell’Ilva

"La gente preferisce morire di tumore che di fame", è una delle frasi shock di Semina il vento, l'opera seconda di Danilo Caputo a Berlino in Panorama


BERLINO – “La gente preferisce morire di tumore che di fame”, è una delle frasi shock di Semina il vento, l’opera seconda di Danilo Caputo a Berlino in Panorama. “A dieci chilometri da casa mia – spiega il regista . c’è il più grande polo siderurgico d’Europa, una fabbrica che inquina da sessanta anni e della quale però non riusciamo a fare a meno. Nel 2013 fu fatto un referendum consultivo su una eventuale chiusura dell’Ilva ma solo un tarantino su cinque andò a votare. C’è inquinamento mentale e anche la rassegnazione che non si possa vivere senza l’Ilva. Viene visto come una vergogna il tornare a vivere da contadini come in passato”.

Così, da una forte presa di posizione politica, nasce un film non di denuncia ma di poesia che veicola il discorso su una grave emergenza ambientale attraverso la storia di un padre e di una figlia. La ventunenne Nica, studentessa di agronomia,  torna a casa dopo tre anni di assenza. Delicata e sensibile, ma anche fiera e determinata, è stata molto legata alla nonna, considerata una sciamana (o una strega, secondo i punti di vista). I genitori di Nica si sono completamente staccati da quel mondo contadino. La madre è depressa e spenta, il padre, sommerso dai debiti, fa traffici strani per risollevare le finanze familiari mentre gli uliveti di famiglia sono colpiti da un parassita letale. Alberi secolari che il padre non vede l’ora di poter abbattere, per prendere un sussidio e “liberare” la terra, mentre Nica studia una cura biologica per quelle piante a cui è legatissima. “L’amore di Nica verso gli alberi doveva passare attraverso la capacità di ascoltarli – spiega il regista -. Il crepitio delle cortecce diventa così una forma di linguaggio naturale, un ponte tra uomini e natura. Nica non vede un uliveto, vede tanti singoli ulivi, non percepisce quegli alberi come oggetti ma come soggetti capaci di sentire, desiderare, soffrire e comunicare. La sua è una visione animista”.

Già autore de La mezza stagione Caputo ha cercato a lungo l’attrice giusta per interpretare Nica. “E’ un personaggio inusuale. Dopo averla cercata ovunque per due anni, abbiamo pensato a Yile Yara Vianello, la protagonista di Corpo celeste, ora cresciuta. Mi avevano detto che non era più interessata a fare cinema, ma ho insistito”. Interviene la ragazza, che sta finendo il liceo artistico a Firenze: “E’ vero, ho molte affinità con il personaggio e sono riuscita a interpretarlo senza fingere. Nella realtà avrei agito proprio come Nica”. Per Caputo “i giovani sono più sensibili alle tematiche ambientaliste perché sono cresciuti constatando le conseguenze nefaste del sistema economico aggressivo nei confronti della natura e non credono più alle promesse, mentre gli adulti sono stati indottrinati”.

Girato in varie zone della provincia di Taranto e in particolare a San Marzano di San Giuseppe, piccolo paese arberesh che conserva tradizioni antiche, Semina il vento porta alle estreme conseguenze il dissidio tra padre e figlia. “Sono per una politica shock sulle questioni ambientali, come i ragazzi di Extincion Rebellion. I politici sono portati a rinviare all’infinito le scelte cruciali sull’ecologia, per questo bisogna smuovere gli animi”. E sui riferimenti alla mitologia greca presenti nella sceneggiatura, scritta con Milena Magnani, “abbiamo considerato il mito di Crono che castra il padre Urano oppressore dei suoi figli ai quali non permette di uscire alla luce. E’ così che inizia un nuovo tempo. Quel mito, per me, conteneva l’essenza di ciò che volevo raccontare: bisogna ribellarsi per aprire una nuova porta sul futuro”. “Ci sono tante famiglie che vivono questi conflitti – interviene Yile – spesso le persone non riescono a reagire, a fare ciò che è giusto. Quindi ciò che accade nel film non è surreale, ma anzi molto vicino alla realtà”.

Essere a Berlino, per il 36enne Caputo, equivale a “far vedere il film a un pubblico ampio e non specialista. Questo festival ha una certa attrazione verso le opere con una tematica sociale, anche se Semina il vento vuole suggerire qualcosa che va oltre l’attualità. È un equilibrio molto difficile non appiattirsi sulla denuncia”. Tra le sue fonti di ispirazione gli autori che hanno fatto un lavoro profondo sulla natura, come Michelangelo Frammartino, Naomi Kawase, Bruno Dumont, Lisandro Alonso, “autori che sanno dare vita agli oggetti inanimati”.

Distribuito da I Wonder, Semina il vento avrà la sua anteprima italiana al Bif&st di Bari il 27 marzo. A produrlo Okta Film con Rai Cinema, in coproduzione con Jba Production (Francia) e Graal Films (Grecia), e con il contributo di Regione Puglia e il sostegno di Apulia Film Commission.

Cristiana Paternò
22 Febbraio 2020

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