Benigni: “Coppola mi chiese di fare Geppetto”

"Avrei dovuto fare Geppetto per Francis Ford Coppola, ne abbiamo parlato varie volte, poi il progetto si è fermato". Roberto Benigni racconta il suo rapporto straordinario con la favola di Collodi


BERLINO – “Vent’anni fa avrei dovuto fare Geppetto per Francis Ford Coppola, ne abbiamo parlato varie volte, dopo esserci incontrati a casa del mio caro amico Robin Williams, poi la Zoetrope è fallita e il progetto si è fermato”. Roberto Benigni racconta un aneddoto legato al suo rapporto straordinario con la favola di Collodi: che ha portato al cinema due volte, prima nei panni del burattino e poi in quelli del padre nel film di Matteo Garrone. Presentato a Berlinale Special comincia qui il suo percorso internazionale, dopo il successo italiano, culminato con le 15 candidature ai David di Donatello. Accolto come un vero divo internazionale, che tutti amano e conoscono grazie a La vita è bella, Benigni ha risposto a tante domande, insieme al regista Matteo Garrone, agli attori Federico Ielapi, Massimo Ceccherini, Aida Baldari Calabria e Marine Vatch.  

Pinocchio l’ho letto da solo – ha esordito Benigni – perché mio padre e mia madre non sapevano leggere, era il libro della povertà, un libro fondamentale. Sono l’unico attore al mondo che è riuscito a fare sia Pinocchio che Geppetto, un miracolo. Ormai mi prendono in giro dicendo che mi manca solo la Fata Turchina”. E prosegue: “Quando ho saputo che Garrone, tra i più grandi registi di tutti i tempi, stava facendo una versione di questo grande romanzo, che non è solo un libro per bambini, sono stato entusiasta. Lui mi ha chiesto di essere il padre per eccellenza, un po’ come San Giuseppe, con cui ha tanti elementi in comune, sono due falegnami ed entrambi hanno un figlio problematico”. E a proposito di padri c’è un video che circola in rete di un padre siriano che per proteggere sua figlia fa finta che la guerra sia tutto un gioco, senza aver visto La vita è bella. “Mi fa piacere, vuole dire che quella storia non è inverosimile, perché ogni padre farebbe di tutto per proteggere i suoi figli, è istintivo”. 

Benigni loda la bellissima sceneggiatura scritta da Garrone con Ceccherini, “fedele nello spirito ma con qualche libertà”. Interviene il regista: “Pinocchio è un grande storia d’amore tra un padre e un figlio. Roberto con la sua grande umanità e facendo un viaggio per riscoprire le sue radici, perché lui stesso viene dalla povertà, ha mostrato una enorme generosità durante le riprese e anche nella promozione del film. La sfida è stata raccontare una storia tra le più famose al mondo riuscendo a sorprendere il pubblico, spiazzandolo. Siamo andati a riscoprire il testo originale, anche i disegni originali di Mazzanti, che è stato il primo illustratore e lavorò con Collodi. Con Massimo in scrittura ci siamo presi qualche piccola libertà per creare dinamiche comiche, un po’ da commedia dell’arte, e raggiungere il pubblico dei bambini, pur non tradendo la nostra visione e il nostro linguaggio. E’ un film per tutto il pubblico, sia per i piccoli che per i grandi”.

Essere a Berlino “è la prima tappa di una corsa in giro per il mondo. Pinocchio non ha tempo, parla del passato, del presente e del futuro, parla di noi, della lotta che ognuno di noi fa per sopravvivere, per non cadere nelle tentazioni, per essere felice. Parla dell’essere umano, è universale, ma parla anche molto dell’Italia attraverso le figure di animali che sono allegorie della società italiana”.  

Benigni ha lavorato con tanti grandi autori, Fellini, Costa Gavras, Jim Jarmusch, Marco Ferreri, con cui vinse a Berlino per Chiedo asilo nel ’79, Gus Van Sant, Giuseppe e Bernardo Bertolucci, Woody Allen. “Ho grande stima per Garrone, ha un talento impressionante. Vederlo lavorare è come vedere Fellini, come vedere un tramonto o una quercia che cresce. Una volta ha fermato tutto perché non amava i colori di una coperta, ha fatto come Visconti. Anzi, direi che ha la precisione di Visconti e la povertà di Rossellini. Paisà è il film che più mi ricorda Garrone. Ha uno stile completamente italiano che si espande, è innovativo. In Pinocchio vedo Hieronimus Bosch, Bruegel ma anche i Macchiaioli toscani dell’800, insieme al più grande cinema italiano”.

Infine, a margine dell’incontro stampa, una notazione sul Coronavirus: “Bisogna reagire e non parlare solo di quello, non bisogna farsi prendere dal panico ed entrare nella psicosi”: A chi gli diceva di cinema chiusi nel Nord Italia, replica: “Non è vero, ma è quello che sta accadendo in Iran per cinema e teatri”. Infine sulla sua partecipazione al Festival di Sanremo e poi a Berlino: “Sono passato dalla cosa più italiana a quella più internazionale. A Sanremo, leggendo il Cantico dei cantici, ho fatto la cover per eccellenza sull’amore”. 

Cristiana Paternò
23 Febbraio 2020

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