Le passioni di Marie Curie

Marie Curie di Marie Noëlle - in sala con Valmyn - sceglie un pugno di anni nella biografia della scienziata, quelli tra i due premi Nobel vinti, per raccontarne il versante pubblico e privato


Dal 1901 a oggi il Premio Nobel è stato assegnato ad appena 54 donne, di cui solo 21 nelle discipline scientifiche: 3 per la fisica, 5 per la chimica, 2 per l’economia e 12 per la medicina. Ma la prima è stata Marie Curie, che lo ha ottenuto ben due volte, per la fisica nel 1903, insieme al marito Pierre, grazie alla scoperta della radioattività, e per la chimica nel 1911, da sola, per la scoperta di radio e polonio.

All’interno di queste due date si incastona la vicenda di Marie Curie, il film di Marie Noëlle, in sala con Valmyn, che sceglie questo pugno di anni nella biografia della scienziata (1867-1934) per raccontarne il lavoro di ricerca ma soprattutto il versante privato e il forte conflitto con la società scientifica dell’epoca, restìa ad ammettere una donna al suo interno a pieno titolo.

Nata Maria Salomea Skłodowska, a Varsavia, naturalizzata francese, nella prima parte della sua vita condusse la ricerca con il marito Pierre (Charles Berling), morto prematuramente nel 1906, travolto da una carrozza. Rimasta sola con due figlie, sostenuta dal suocero, si calò ancor più disperatamente nell’attività di laboratorio (che del resto la portò a una forma di anemia aplastica letale.

Si appassiona alle applicazioni mediche del radio – efficace nella cura dei tumori – aspira a una cattedra alla Sorbona e ad entrare nell’Accademia delle scienze, carriere impensabili per le donne e dove sarà pioniera. Contemporaneamente la sua relazione professionale con il matematico Paul Langevin (Arieh Worthalter) si trasforma in una forte passione, benché l’uomo sia sposato, e scoppia uno scandalo pubblico che travolge il buon nome di Marie e mette a rischio persino l’attribuzione del secondo premio Nobel (l’Accademia svedese le chiede di non partecipare alla cerimonia, ma lei insiste e proprio con il militante discorso di accettazione si chiude il film che la vede camminare ‘verso il futuro’ insieme alla figlia Irène, futuro premio Nobel). 

“Avendo io stessa un background scientifico – spiega la regista franco-spagnola – ho conosciuto la vicenda di Pierre e Marie Curie che ero ancora molto giovane. Già da studentessa Marie Curie era il mio idolo, e ho divorato molti libri che la riguardavano. Era una donna che, grazie alla propria intelligenza e al proprio talento, riuscì a farsi strada in un ambiente scientifico dominato dagli uomini. Perfino Albert Einstein, celebre per i suoi commenti spesso misogini, dichiarò la propria ammirazione per il suo genio. Alcuni anni fa il mio interesse per la Curie fu risvegliato dalla lettura di un articolo sulla sua storia d’amore con Paul Langevin, che quasi le impedì di ricevere il suo secondo Nobel. Ho sviluppato così un interesse particolare su questa parte della sua vita, diventata di dominio pubblico solo in anni recenti. Ho iniziato ad approfondire e mi sono imbattuta in Andrea Stoll, che stava scrivendo un libro sulle ‘donne forti’, Marie Curie compresa. Insieme abbiamo voluto raccontare la lotta di una donna per essere riconosciuta. All’epoca, l’opinione prevalente negava alle donne con spiccate capacità logiche e analitiche qualsiasi femminilità. Verso le donne che intendevano occuparsi di scienza, ed erano determinate ad avere successo nel loro campo, c’era perfino ostilità e discriminazione. Il successo di Marie Curie fu tollerato fintanto che lei si prodigò devotamente e altruisticamente nelle sue ricerche accanto al marito. Una volta rimasta sola, diede scandalo osando mostrare i propri sentimenti, e fu costretta a imparare che ragione e passione non sono compatibili. L’esperienza di Marie Curie è esemplare per la vita di tutte le donne impegnate in settori tradizionalmente maschili. Perfino al giorno d’oggi”.

Basata su documenti originali (diari, lettere, rapporti di laboratorio e giornali dell’epoca) la sceneggiatura prende la strada della biografia ‘emotiva’ lasciando spazio a immagini evocative o simboliche con ellissi narrative, ed è chiaro che ciò che interessa all’autrice è soprattutto il contenuto femminista della figura di Marie Curie a cui l’attrice polacca Karolina Gruzska – che ha una somiglianza notevole con Sonia Bergamasco – conferisce una bellezza austera eppure sensuale esaltata dalla fotografia vellutata di Michal Englert. Tra i precedenti da citare almeno l’Einstein di Liliana Cavani, dove grande spazio ha la figura della valente matematica Mileva Maric, moglie abbandonata dal genio della relatività che non si fece scrupolo di sfruttare il suo lavoro scientifico.    

Nonostante lo scandalo, oggi Marie Curie è sepolta accanto ai suoi due grandi amori, Pierre e Paul, mentre Hélène Curie e Michel Langevin, entrambi scienziati, si sono sposati due generazioni più tardi. 

Cristiana Paternò
05 Marzo 2020

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