L’inverno di Timo, tra il David e gli Oscar

Inverno di Giulio Mastromauro, premiato col David di Donatello per il miglior cortometraggio, è un racconto autobiografico di infanzia e di perdita


Un enorme lutto – il peggiore per un bimbo – vissuto in silenzio, da un piccolo introverso e riflessivo, ma forte, già privato della spensieratezza e del gioco della sua età, anche se vive in mezzo ai giochi. Timo, il più piccolo di una comunità greca di giostrai, si trova ad affrontare durante un durissimo inverno la malattia di sua madre, una malattia terribile e senza nome. Si chiede – e chiede agli adulti – se lei guarirà, ma senza ottenere risposta. E’ costretto a crescere in fretta, rimane spettatore passivo di una realtà che vorrebbe cambiare ma non sa come. Del resto neanche i “grandi” possono farci niente. Al silenzio che regna in famiglia si contrappongono le sue emozioni, dapprima solo sottintese dietro il suo sguardo attento… 

Inverno di Giulio Mastromauro, premiato quest’anno col David di Donatello come miglior cortometraggio, è un racconto autobiografico di infanzia e di perdita, come il regista stesso dimostra con la dedica a sua madre, per sempre giovane. “Gli adulti spesso commettono l’errore di sottovalutare i bambini – racconta – Non li considerano capaci di comprendere le ‘cose dei grandi’. Confondono i loro silenzi. Ma la verità è che i bambini percepiscono tutto, soffrono dentro, e arrivano a sentirsi invisibili agli occhi dei grandi perché i loro bisogni emotivi vengono ignorati. La conseguenza è che troppo spesso non riescono ad elaborare gli episodi traumatici della loro vita, perché da soli non hanno gli strumenti per farlo, e per tutta la vita ne porteranno con sé le conseguenze. Fare questo film è stato un modo per me di elaborare, forse per la prima volta, questa dolorosa perdita e, allo stesso tempo, esprimere il mio desiderio di condividerla con chi ha purtroppo vissuto un’esperienza analoga alla mia”.

Mastromauro riporta sullo schermo la sua storia personale attraverso quella di Timo e della sua famiglia, interpretati da Christian Petaroscia, giovanissimo talento di soli 7 anni dal volto indimenticabile; dall’iraniano Babak Karimi, vincitore dell’Orso d’Argento al Festival di Berlino con Una separazione di Asghar Farhadi, che ha il ruolo del nonno di Timo, forse l’adulto a lui più vicino ed empatico; Giulio Beranek, attore giovane ma ormai consolidato nel ruolo del padre di Timo, rabbioso e pronto ad esplodere, ed Elisabetta De Vito, candidata ai David di Donatello per la sua interpretazione in Non essere cattivo di Claudio Caligari.

Un cortometraggio intenso che nella misura di 16′ riesce a costruire un mondo umano – quello dei giostrai nomadi con rimandi all’ambiente del circo tanto amato dal cinema di ieri e di oggi – e una struggente dimensione infantile carica di verità.

Tanti gli inviti da festival importanti (quando le manifestazioni riapriranno i battenti) e la notizia: Timo’s Winter rappresenterà l’Italia agli Oscar 2021.

Cristiana Paternò
14 Aprile 2020

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