50 volte 8½

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A maggio , il bimestrale dedicato a numeri, visioni e prospettive del cinema italiano, edito da Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con la DG Cinema del MiBACT e Anica, taglia il traguardo dei  50 numeri con un’edizione incentrata sulle nuove forme narrative e produttive della serialità italiana, chiedendosi quale sia l’ingrediente segreto e cosa sia cambiato nell’immaginario italiano. 

Obiettivo iniziale della Cover Story è quello di far ripercorrere al lettore l’iter che le serie nostrane hanno dovuto compiere per essere ammesse a pieno titolo nel club delle grandi produzioni seriali contemporanee. Non solo ZeroZeroZero, la serie tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, incensata dai commenti entusiastici di Stephen King, che bene incarna ormai il modello co-produttivo internazionale che la stessa Sky aveva già perseguito con The Young Pope e The New Pope di Paolo Sorrentino, ma anche L’amica geniale Il nome della rosa, che la Rai ha a sua volta lanciato nel mondo delle produzioni glocal.

La serialità è anche il prodotto apparentemente più consumato durante il lockdown: con tempi di visione anche di 5 ore continuative, le piattaforme si sono ritrovate a festeggiare il picco verso l’alto degli abbonati e a pianificare con più determinazione nuovi contenuti per il futuro. Così mentre aspettiamo di vedere le già annunciate Petra con Paola CortellesiIl regno, l’adattamento di Sandro Petraglia dell’omonimo romanzo di Emmanuel Carrère, viene annunciata la terza stagione per Baby e, soprattutto, la serie noir che vedrà il debutto sul piccolo schermo dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, fissato per il prossimo anno. 

In questa corsa all’oro televisivo che ruolo avranno gli sceneggiatori lo spiega Stefano Sardo, sceneggiatore e presidente 100autori, con un’attenta analisi che mette in luce uno dei paradossi della serialità ovvero la centralità degli sceneggiatori i quali, però, non sono a capo del processo ma relegati alla pura messa in scena, poiché la responsabilità ultima resta nelle mani degli executive delle case di produzione o dei broadcaster. Come vengano considerati invece gli attori e le figure che li scelgono, cioè i casting director, lo svelano l’esordiente Antonia (Nina) Fotaras, l’aricinoto Alessandro Borghi, e chi li ha provinati fin dall’inizio, Laura Muccino, grazie all’articolo di Stefano Stefanutto Rosa. 

Spetta poi a Riccardo Tozzi, uno dei fondatori della compagnia che ha cambiato volto alla serialità in Italia, Cattleya, raccontare da dove parta questa rivoluzione narrativa, che secondo lui prende spunto dall’opera di Omero per arrivare alla saga di Star Wars. Mentre, con le parole del regista Andrea De Sica, del delegato di produzione Laura Buffoni, e del fondatore della Fandango, Domenico Procacci, riusciamo a capire quale sia il controllo sugli autori e la gestione del final cut nel modus operandi delle piattaforme.

Oltre a differenze stilistiche, narrative, di consumo e di marketing, una delle più macroscopiche difformità tra broadcaster e piattaforme è la disponibilità a diramare dati su ascolti e preferenze.  è riuscito a fare due chiacchiere con Felipe Tewes – director original series per Europa e Africa di Netflix, Georgia Brown – director of european original series di Amazon, Andrea Fabiano – amministratore delegato di TimVision e responsabile multimedia di Tim, ed Elena Capparelli – direttore Raiplay e Rai Digital

Non manca lo sguardo dell’Apa, Associazione Produttori Audiovisivi, che attraverso le parole del suo presidente, Giancarlo Leone, analizza e commenta i dati del fenomeno della serialità italiana partendo dal Rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale. 

A Marina Pierri, direttrice artistica del FeSt, il Festival delle serie tv, l’onere di chiudere il giro degli interventi degli esperti regalando una riflessione a tutto tondo sulla manifestazione e sulla sua ottica principale: quella secondo cui le serie dialogano con la realtà, offrono spunti e riflessioni sui temi chiave della contemporaneità, serpeggiando lungo numerosi ambiti contigui (il design, l’arte visiva, la filosofia, la psicoterapia, il mondo videoludico e naturalmente la letteratura). 

Primo numero pensato dopo l’inizio della pandemia, questo 50° magazine si apre anche con la rubrica Emergenza Coronavirus, che riporta le iniziative messe in campo a vario titolo dal mondo del cinema italiano per sostenere gli appassionati della Settima Arte durante il lockdown, con contenuti gratuiti, proiezioni speciali, ricerca e raccolta di videotestimonianze.

Nella sezione Anniversari, a essere analizzato, a 50 anni dall’uscita nelle sale, è Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, un ricordo reso ancora più importante dall’intervista alla produttrice, Marina Cicogna, che racconta i propri ricordi sul film; quanto al Focus stavolta è dedicato al Cinema della Repubblica Ceca e lascia a Karel Och, direttore artistico del Karlovy Vary Festival, il compito di tracciare il punto di vista critico.

CineGourmet ci racconta la ricetta della regista, sceneggiatrice e produttrice Federica Di Giacomo per la mayonnaise al wasabi, ma moltissime sono anche le testimonianze nelle altre rubriche: Nicole Bianchi intervista il maestro Vince Tempera per Cinema e Musica, con il concerto dedicato ai 100 anni dalla nascita di Federico Fellini, e Valentina Mazzola per Cinema e Animazione. Al direttore editoriale del magazine, Gianni Canova, invece il compito di raccogliere le parole di Domenico De Gaetano, il nuovo direttore del Museo del Cinema di Torino che, in Cinema e Istituzioni, svela strategia e visione da adottare per il Museo una volta cessata l’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19.

Ricca la scelta anche sul versante esposizioni che, oltre al pezzo sul MIAC, il Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema che sorge negli Studi di Cinecittà, include la visita in forma virtuale della mostra sulla sartoria Annamode del Museo di Torino e il viaggio nella dimora di Alberto Sordi trasformata in gigantesca villa espositiva in occasione del suo centenario.

Come sempre, infine, Carmen Diotaiuti riflette sul mondo di Internet presentandoci Twin Peaks VR, un viaggio in realtà virtuale sotto forma di gioco che a trent’anni dalla serie tv permette di esplorare, in soggettiva e nei panni dell’agente Dale Cooper, il misterioso mondo creato da David Lynch.

Il numero 50, aderendo a #iorestoacasa, a breve scaricabile gratuitamente sul sito www.8-mezzo.it. 

redazione
15 Maggio 2020

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