Pignotta: “Con Ötzi, come essere sul set dei Goonies”

Pignotta: “Con Ötzi, come essere sul set dei Goonies”


Un mistero, le montagne, una strega, e una mummia soprattutto, che, dopo 5000 anni, si risveglia: Kip (Diego Delpiano) – mamma antropologa, non insensibile all’esistenza della magia, un’eredità di famiglia – prima di lasciare con malinconia Bolzano, “passa a salutare” l’uomo dei ghiacci conservato al Museo Archeologico della città, quella su cui proprio la sua mamma stava lavorando per definirne la storia, quando succede qualcosa di magico: Ötzi comincia a rigenerarsi.

Un viaggio nel tempo, in cui Ötzi – Michael Smiley, attore comico nordirlandese, impara a conoscere il contemporaneo: lui è realmente uno dei reperti antropologici più importanti del mondo, e nel film viene presentato come uno sciamano. “Per la sfera spirituale e magica sono state fatte ipotesi – dalla Ricerca scientifica – non tutte avvalorate, ma ci sono elementi – compresi i tatuaggi – che possono far pensare fosse stato vicino a quella che poi è diventata la pratica dello sciamanesimo, colta dagli sceneggiatori come perno del racconto, per cui il suo risveglio è stato concepito anche come passaggio di testimone, come eredità da Ötzi a Kip, perché potrebbe – al tempo – non aver avuto degli eredi”, spiega Gabriele Pignotta, regista del film, neofita del genere fantasy, infatti, ammette: “è stata una di quelle proposte che non ti aspetti. Spesso sono i registi che vanno dai produttori a proporre i film: la proposta è arrivata vicina alla data del set, ho letto la sceneggiatura, ma conoscevo già la passionalità di Manuela Cacciamanisoggettista e produttrice con One More Pictures – e ci siamo buttati: sono proposte di pancia e con questa e il cuore devi rispondere. Mi sono trovato sul set di un film che forse avevo visto solo nei miei ricordi degli anni ’80, è come se qualcuno m’avesse portato sul set dei Goonies”, racconta ancora il regista di Ötzi e il mistero del tempo, sua seconda regia datata 2018, anno in cui al Giffoni Film Festival ha ottenuto il riconoscimento come Miglior Film nella sezione Elements+6

La storia è un’avventura, che sceglie la figura di una strega, Gelica, a cui Ötzi deve sfuggire: la terribile fanciulla è interpretata da una platinatissima e dark Alessandra Mastronardi, e il cast annovera anche Vinicio Marchioni – nel ruolo di Carl, il papà di Kip – che ha l’entusiasmo di aver potuto fare un film da “guardare finalmente con i miei figli. Poi, con Manuela avevamo già fatto un paio di progetti insieme, e so quanto segua e curi ogni minimo dettaglio, era già un attestato di garanzia. Questo è il primo progetto di fantasy italiano a tutti gli effetti: fare il ruolo di un padre che per la prima metà del film non capisce assolutamente la situazione, e poi gli sta accanto nella seconda parte, secondo il tipico ‘viaggio dell’eroe’, recitando in inglese, con un cast internazionale, ho sentito da subito fosse l’opportunità di un’esperienza positiva. Ed è uno di quei film per cui se l’attore accetta il ruolo poi si deve ‘dare’: è stato anche un film che m’ha fatto capire, come attori, quanto non siamo abituati a fare un certo genere di progetti, per cui rifletto sull’importanza, per un protagonista, di mettersi al servizio di un’idea, qui fatta a livelli molto alti e, per me, divertentissima”. E a proposito di questo riflette anche Pignotta, che “da attore conosco gli elementi che attraggono gli interpreti e uscire dalla ‘comfort zone’ è quello che attira di più, soprattutto in questo Paese in cui il successo di un ruolo ti fa ripetere sempre lo stesso: sia con Vinicio, che con Alessandra, non ho fatto molta fatica, perché erano proprio in attesa di uscire da quel confine”. 

Tra l’incantevole paesaggio dell’Alto Adige, con l’altopiano del Renon, i ghiacci delle Dolomiti – in cui è stata davvero ritrovata la mummia nel ’91 – e il centro storico di Bolzano, il film amalgama la Natura e la Storia, con effetti speciali necessari a rendere il racconto e la suggestione di maggior efficacia, come “i tatuaggi” che Kip si ritrova addosso, luminosi, esattamente corrispondenti a quelli presenti sulla mummia e, supervisore degli effetti speciali, è Gianluca Salerno, che pensa: “di essere stato il più incosciente di tutti, quello che cerca di dare un velo di sicurezza per far andare avanti la situazione. In generale è sempre una sfida cercare di spiegare al resto del cast tecnico e artistico cosa accada con gli effetti speciali, ma certamente ha contribuito a dare magia al film. C’era il dop finlandese, Tuomo Virtanen, che, dinnanzi allo spettacolo degli scenari naturali, diventava bambino, un contrasto tra il suo rigore professionale e l’innocenza infantile che è esploso e, questa sua spontaneità non prevista, ha aiutato il tutto”. Una “straordinaria cooperazione tra le professionalità, che ha fatto andare avanti il film: una cooperazione assoluta, tra Finlandia, gli operatori storici dalla Garbatella, gli altoatesini che parlavano mezzo tedesco e mezzo inglese, che ha dimostrato la magia del cinema, che ha permesso un perfetto funzionamento di tutti gli ingranaggi, orchestrati anche con un’eccellente improvvisazione necessaria nelle riprese”, precisa Marchioni, confermato da Pignotta, che parla di “flusso emotivo partito da Manuela e mai interrotto, che tutti abbiamo seguito: ci sono state anche situazioni off limits, come il duello finale: c’erano vento e freddo, e ho visto degli eroi con me. E questo veniva percepito anche dai bambini protagonisti, che così non si sono mai lamentati, sposando un modello professionale. È stato un film d’avventura, ma l’avventura è stato fare il film, una sfida incredibile”, possibile per l’idea, nata da Manuela Cacciamani, che nel 2014 ha dato vita al soggetto, e poi ha prodotto il film che “mi è venuto in mente quando sono stata a Bolzano a vedere la mummia, e ho capito che era proprio italiana: famosa in tutto il mondo, ma da noi poco conosciuta. Da produttore, ho pensato a un messaggio di coraggio e forza, con valori intensi: una sfida, anche perché sapevo non essere un prodotto tipicamente italiano nel suo confezionamento, e dopo varie soluzioni, insieme a Rai Cinema abbiamo pensato di proporlo a Gabriele, perché il suo lato comedy e romantico sposasse le intuizioni che avevamo su questo progetto”. 

Infatti, continua Samanta Antonnicola di Rai Cinema: “Era sfidante la storia, il genere, che in Italia normalmente non facciamo: la fiducia nelle capacità produttive di Manuela ci ha confortati. Noi ci siamo innamorati subito del film, seguendo tutti i passi sin dalla sceneggiatura e la scelta di Gabriele è stata apprezzata e condivisa, perché ha una gentilezza che pensavamo fosse giusta per dirigere i bambini e per parlare ai bambini, che a Giffoni sono impazziti, ma chiunque lo guarda entra davvero in un sogno. Siamo soddisfatti anche dell’aspetto pedagogico, molto importante” e che si rende complice del fatto che il film, dal 25 giugno, sia disponibile su Rai Play, come conferma Maurizio Imbriale, infatti: “Questo delizioso film va a coprire un’offerta già presente su Rai Play dedicata ai ragazzi, che però non dispone di molti film italiani, per cui sono curioso di vedere come andrà, ma è una fascia di pubblico a cui mira Rai Play: l’avere in piattaforma un film come questo ci permette di battere sul target preciso. E’ l’unico film che parla agli adolescenti. Per Rai Play usiamo la parola ‘Premium’, perché ‘Gratis’, talvolta, non restituisce il valore del prodotto: l’iniziativa è iniziata il 4 maggio e da un punto di vista partecipativo i numeri sono molto importanti, 2mln di visualizzazioni e 1ml di visitatori, cifre imponenti, che ci confermano esserci una fame di cinema da parte del pubblico a casa”. 

Nicole Bianchi
22 Giugno 2020

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