Ravello: “Tre padri, di una generazione nata in un vuoto cosmico”

Ravello: “Tre padri, di una generazione nata in un vuoto cosmico”


Il padre di una figlia femmina – luogo comune vuole – mal sopporta l’idea che – prima o poi – la “sua bambina” si possa fidanzare: se poi il fidanzato è un’altra donna (Lorenza Cesarini), un uomo molto più maturo (Alberto Lo Porto) o un rapper (Biondo), la questione si fa critica e l’unione fa la forza, secondo Arturo (Marco Giallini), Sergio (Giuseppe Battiston) e Antonio (Vincenzo Salemme), tre cognati che più differenti non potrebbero essere. 

Ma, Amore di papà, tutto E’ per il tuo bene, titolo del film – sceneggiato da Fabio Bonifacci e Rolando Ravello, anche regista – e certo mantra dei tre genitori maschi nei confronti della proprie fanciulle. 

Il primo, avvocato conservatore; il secondo, operaio con problemi di autocontrollo; e il terzo poliziotto integerrimo: tre universi agli antipodi, che individuano il loro punto comune nell’alleanza finalizzata a sgombrare il campo da chi ha “osato” rapire il cuore alle loro figlie – Valentina (Gioli, di Giallini), Marta (Eleonora Trezza, di Salemme) e Sara (Alice Ferri, di Battiston) – spunto rubato ad una battuta ironica delle rispettive mogli, tra loro sorelle, interpretate da Isabella Ferrari (Isabella), Claudia Pandolfi (Alice) e Valentina Lodovini (Paola), che si rendono conto come “il problema non sono le nostre bimbe, sono loro”, infatti il piano dei papà espone ad un certo rischio anche le proprie dinamiche matrimoniali. 

Il desiderio, nello scrivere il remake di Es pot tu bien di Carlos Therón, era “raccontare tre famiglie, non solo tre padri. Volevamo raccontare i prototipi delle famiglie italiane, con delle madri con un ruolo più grande” e in cui i figli avessero una personalità capace di rappresentare l’attualità reale: “volevamo – per esempio – raccontare anche i rapper, oggi demonizzati come poco intelligenti, mentre a me sembrano gli unici portatori del disagio di questa generazione, nata in un vuoto cosmico” dice Rolando Ravello, affiancato da Fabio Bonifacci, che ribadisce come, trattandosi di un remake, abbiano “cercato di adattarlo alla realtà italiana: abbiamo lavorato sui rapporti tra i tre amici, raccontando patto sociale spezzato, rabbia, odio per i ricchi e i vincenti e il sottile disprezzo verso i perdenti. Il personaggio di Giallini è cambiato totalmente, era un padre progressista in teoria, ma poi il conflitto – dinnanzi al fidanzamento della figlia con una donna – diventa interessante; così Biondo, che abbiamo trasformato in un rapper, perché sono figure capaci di parlare ai ragazzi con lingue che non sempre riusciamo a comprendere, ma efficaci”. Parole a cui fa eco Ravello, affermando che “I giovani del film ci hanno messo pancia, umiltà, dedizione: io lavorerei perennemente con i ragazzi”, tra cui Matilde Gioli, per cui “È stato un percorso molto bello quello del mio personaggio, perché credo che sia proprio dei 25/30enni, quello in cui adesso i rapporti d’amore sono più fluidi e liquidi, una cosa ancora non scontata per i genitori, per cui Valentina crea una sorta di scontro generazionale. L’iniziale scontro è l’incontro tra due generazioni, i genitori si aprono ad un nuovo modo di amare della figlia” e aggiunge, rispetto alla direzione di Ravello, nella carriera anche interprete, che: “Secondo me è un grosso vantaggio che il regista sia un attore: possiede il linguaggio della direzione, ma lui parla anche quello dell’attore, così da saper come intervenire laddove necessario far capire meglio all’interprete”. E, a proposito di questa versatilità artistica, lo stesso Rolando Ravello confessa che, rispetto alla regia: “Ho scoperto un mondo perché Domenico Procacci insistette per la mia prima, quella di Tutti contro tutti: l’unica voglia da attore che m’è rimasta è quella di fare teatro; mi piace molto fare lo sceneggiatore e il regista, mi paga e mi pacifica”. Un mestiere, quello della direzione dietro la macchina da presa, molto apprezzato anche da Claudia Pandolfi, per cui: “Il Rolando-regista ha il talento straordinario di avere il codice per arrivare ad ottenere quello che vuole: è stato molto facile capire quello che desiderasse”, infatti, “Rolando ha una sensibilità disarmante, cosa preziosissima: anche da spettatrice credo che quando un attore finisce dietro la mdp sia un dono, perché c’è la complicità del sapere cosa provi l’interprete” chiosa Lodovini

Quest’ultima, moglie di Salemme, che riflette sul proprio ruolo di papà nel film, infatti precisa: “Io non sono padre nella vita, ma penso la difficoltà maggiore sia l’autorevolezza, e loro sono tre padri che hanno perso questa in famiglia, e credo sia la più grande paura del maschio oggi: qui in versione comica, sono tre uomini che sentono messa in discussione la propria potenza”. Infatti, afferma Giallini: “La nostra generazione (reale) di padri si trova un po’ in difficoltà. Nella mia vita personale io ho due figli maschi, per cui non c’è l’elemento della gelosia: se avessi avuto una figlia… un pochino c’avrei di parlato, sarebbe stata un’esperienza caratteriale”, forse come quella vissuta dal papà recitato da Battiston: “Il mio personaggio credo non si renda conto del fatto che sua figlia è cresciuta, lo realizza solo quando vede le sue foto – “nuda” – scattate dal fidanzato fotografo. Oltre alla sua impreparazione umana alla crescita della figlia, si somma il suo essere un po’ temperamentoso: è una famiglia estremamente felice, ma non senza scontro, e anche questo appartiene al convenzionale del rapporto genitori-figli. Con la commedia lo si affronta con il punto di vista dell’ironia e dell’eccesso”. 

Cucite tra le trame e i toni della commedia, appunto – calando anche battute riuscite, come il ping pong verbale tra Salemme e Biondo che dibattono sul “realismo” dei testi musicali rap a confronto con strofe del pop nazionale più classico, ponendo questioni come: “secondo lei Gianni Morandi andava veramente a prendere il latte; sparava ai Viet Cong?” – il film ordisce tematiche vive e serie: l’omosessualità, la razza, il disagio famigliare, la politica dell’accoglienza, o anche i più lievi pregiudizi sulla differenza d’età anagrafica, e Ravello – come anche nelle sue opere precedenti – si conferma capace e sensibile nel cucinare la leggerezza con l’attualità sociale più odierna.   

La colonna sonora del film include anche un brano scritto da Biondo (Simone Baldasseroni), che del proprio doppio ruolo spiega: “faccio me stesso, ma con un passato e un vissuto differente dal mio, è stata una bella costruzione, formativa. Musicare il personaggio, l’alter ego di me, ha comportato entrare nel ruolo, per immedesimarmi e scrivere quel vissuto che non m’appartiene”. 

Il film è prodotto da Picomedia in collaborazione con Medusa Film, disponibile in esclusiva su Prime Video dal 2 luglio.                                               

 

Nicole Bianchi
25 Giugno 2020

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