Le formiche insolenti di Elisa Mishto

Divisa tra Italia e Germania, Elisa Mishto esordisce con Stay Still, distribuito da Istituto Luce Cinecittà - fino all'8 luglio su MioCinema, poi in sala


In bilico tra due mondi, come i suoi personaggi, Elisa Mishto, italiana di Reggio Emilia ma da vent’anni a Berlino, esordisce con Stay Still, distribuito da Istituto Luce Cinecittà – fino all’8 luglio su MioCinema, poi in sala.

La regista e sceneggiatrice, Master in Feature Film alla Goldsmiths University di Londra, studi di semiotica e di cinema, attiva anche come videoartista, ha diretto vari documentari tra cui States of Mind, in cui c’è il primo germe di questa convincente opera prima di fiction: ovvero lo studio e l’osservazione del mondo della malattia mentale senza porre limiti alla possibilità di espressione e di esperienza.

Ex pugile, Elisa dal 2009 ha fondato la Festsaal Kreuzberg Boxing, società di promozione di incontri di pugilato. E anche i suoi personaggi femminili mostrano un lato combattivo e ribelle. Due giovani donne sono al centro della narrazione estremamente curata in termini estetici: l’ereditiera Julie – che ha scelto l’ozio assoluto dopo aver meditato sulla incessante quanto inutile attività di un formicaio – e Agnes, giovane infermiera e madre di una bimba di tre anni che non sembra disposta ad accudire “come si deve”. Facciamo la conoscenza di Julie mentre, flemmatica, dà fuoco alla macchina di un ragazzo conosciuto al supermercato con cui ha appena avuto un rapporto sessuale. Poco dopo viene ricoverata in una clinica di lusso, di cui è ospite di tanto in tanto. Qui incontriamo un’umanità variegata e tenera e qui nascerà l’inconsueto e poetico rapporto con Agnes.

“Qualche anno fa – spiega la regista – mentre giravo un documentario sulle istituzioni psichiatriche, mi sono imbattuta in qualcosa che mi ha profondamente colpita: coloro che non fanno niente. I pazienti in una clinica trascorrono spesso le loro giornate aspettando di prendere le medicine, il pranzo, la visita di un famigliare o semplicemente di stare meglio e mentre aspettano, non fanno niente. Alcuni di loro vorrebbero fare qualcosa, ma non sono in grado, mentre altri si rifiutano ostinatamente di essere produttivi. Costretti a vedere il mondo da una prospettiva diversa, cominciano a porsi delle domande: lavorare è un privilegio o un obbligo? E qual è il nostro valore come esseri umani, se non siamo in grado di fare ma solo di essere? Per la prima volta mi è venuto in mente quanto possa essere doloroso e sconvolgente – ma anche liberatorio e politicamente radicale – l’atto di non fare nulla, in una società ossessionata dal produrre e consumare. Julie e Agnes sono considerate ribelli semplicemente perché si rifiutano di fare qualsiasi cosa. Sono le formiche insolenti che smettono di seguire gli ordini e abbandonano le fila ballando, aspettando ai bordi della strada per vedere cosa succederà”.

Coprodotto da Andrea Stucovitz e presentato nella sezione Panorama Italiano di Alice nella Città 2019, il film è stato presentato da Elisa sulla piattaforma MioCinema. Insieme a lei, una delle interpreti Luisa-Celine Gaffron (la bionda Agnes, mentre Julie è Natalia Belitski) e il musicista Sascha Ring (Apparat). “E’ un film molto personale – ha esordito Elisa Mishto – che mette in scena le mie riflessioni e le mie paure rispetto alla nostra società, con la necessità di riflettere sul nostro modo di vivere. Se smettiamo di fare tutto quello che facciamo, cosa siamo? Chi siamo veramente, se rimane solo la nostra essenza? Questo può essere inquietante e radicale”.

Tanti gli animali che percorrono la storia, a partire dalle formiche del prologo. “Una metafora ricercata. Ho cominciato a giocare con l’idea che vari animali rappresentassero diversi stati d’animo e diversi personaggi. Ho sempre dato voce agli animali, anche ai miei, mi piace farli parlare, è una sorta di realismo magico”. Luisa-Céline Gaffron ha raccontato di aver “frequentato una clinica psichiatrica a Berlino, parlando sia con la direttrice del reparto che con altre persone” per preparare il personaggio dell’infermiera, che poi ha sviluppato a livello istintivo. Importante il contributo di Sasha Ring, celebre per aver composto le musiche di due film di Mario Martone, Il giovane favoloso e Capri-Revolution: “Rispetto a Capri-Revolution questo film è molto diverso – ha spiegato – Lì era tutto molto improvvisato, lavoravamo in simultanea sul set, invece qui è stato un lavoro preordinato, sono stato sul progetto fin da subito, ho letto tante versioni della sceneggiatura, dallo stadio iniziale e ne abbiamo sempre discusso insieme. Se Capri-Revolution è stata una jam session, in questo caso ho fatto la supervisione e messo a punto la colonna sonora, usando anche altri pezzi. Del resto con Elisa condividiamo la passione per un certo tipo di musica e ci piace guardare le cose da una prospettiva diversa”. Nel cast anche Giuseppe Battiston, nel ruolo di un ricoverato che non parla mai. L’attore ha inviato alla regista un videomessaggio: “Questo film è un quadro delizioso, pieno di sensibilità. Avrei sempre voluto dirtelo, ma ci riesco solo ora”. Elisa ha raccontato che Battiston sul set è sempre stato perfetto, quasi senza bisogno di indicazioni. “Non credevo che avrebbe accettato un film così piccolo, un’opera prima di una sconosciuta girata in Germania. Invece sì e quando ci siamo incontrati abbiamo parlato per due ore di Basaglia e della malattia mentale, trovandoci subito d’accordo su tutto. Poi per tre anni il film è stato rimandato ma lui mi ha aspettato”.  

Stay Still ha avuto l’anteprima mondiale al Munich International FilmFestival, dove ha ricevuto la nomination per la Miglior Regia e la Miglior Sceneggiatura, mentre ha vinto il premio per la Miglior Sceneggiatura all’Endas Expo.

Cristiana Paternò
03 Luglio 2020

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