Cartoon, un’anima divisa in due

Grossi budget e grandi squadre di lavoro oppure sperimentazione monastica senza finanziamenti: a Pesaro si parla finalmente del mondo dell'animazione italiana


PESARO – C’è chi, come Mario Addis sta lavorando a una serie con Adriano Celentano, e chi, come Magda Guidi, non riesce neanche a districarsi tra bandi e finanziamenti e produce con tratto personalissimo una serie low budget sul personaggio di Laszlo, autoproclamatosi santo. Il mondo degli animatori italiani è finalmente protagonista, con le sue due anime e le sue particolarità uniche nel panorama dell’audiovisivo, grazie alla Mostra di Pesaro, che ha dedicato loro la retrospettiva “Il mouse e la matita”, pensata da Bruno Di Marino, curatore insieme a Giovanni Spagnoletti anche di un volume di saggi edito da Marsilio. Qualcosa si sta muovendo se è vero che Sky Arte è qui a Pesaro per realizzare una serie di ritratti degli animatori presenti, circa una ventina. Mentre il programma di film e cortometraggi circolerà in 20 sale della Regione Marche, che ha sfornato molti artisti del settore grazie alla Scuola di Urbino, e sarà anche al Maxxi di Roma per una tre giorni. “Occorre creare un pubblico per i vostri lavori e stiamo cercando di farlo”, commenta Di Marino, che annuncia anche l’uscita di un’antologia di Virgilio Villoresi con Rarovideo a settembre.

Il saggista Emiliano Fasano tenta una riflessione su cosa voglia dire avere successo per un animatore. “La gabbianella e il gatto di D’Alò del ’98 è il punto di riferimento del mainstream con i suoi 12 miliardi di lire incassati. Dopo c’è stata una decrescita e siamo tornati in auge dal 2010 con le Winx, mentre alcuni movimenti finanziari, come le acquisizioni americane del Gruppo Rainbow e l’entrata in borsa di Mondotv,  dimostrano che i soldi da investire sull’animazione ci sono. La domanda fondamentale che si pone è: come portare questi fondi a sostenere anche l’animazione d’autore? Per troppo tempo in Italia si è pensato alla Rai come unico possibile finanziatore”.

Chiara Magri, coordinatrice didattica del CSC Animazione di Torino, ritiene che un problema sia la carenza di luoghi di incontro per gli animatori italiani. “Il cortometraggio oggi è escluso sia dal cinema che dalla televisione. Eppure il pubblico, anche quello composto dai bambini, è in grado di accogliere proposte diverse, va semplicemente formato e messo in condizione di appassionarsi”. Ma c’è pur sempre una enorme differenza tra le grandi produzioni di lungometraggi – che richiedono anni di lavoro e squadre di centinaia di artisti e tecnici – e i lavori sperimentali, spesso in solitaria, altrettanto impervi, ma realizzati grazie all’autoproduzione.

Così è per Simone Massi, che collabora con la moglie Julia Gromskaya. David di Donatello con Dell’ammazzare il maiale, autore della bellissima sigla della Mostra di Venezia, apprezzatissimo all’estero, Massi afferma che “iniziative come questa sono importanti per uscire dal ghetto che ci ha visti rintanati per troppi anni. Sono un autore indipendente che non ama comparire e non ama il compromesso e molte delle mie difficoltà me le sono andate a cercare. All’ISA di Urbino abbiamo avuto una formazione severa, quasi monastica, poi ci siamo chiusi in piccoli studi, dove passiamo anni a disegnare e tutto quello che succede all’esterno lo vediamo quasi come un disturbo. Viviamo in piccoli paesi isolati e questo ci ha permesso di fare un cinema d’animazione particolare, con risultati a livello internazionale. Ma intorno a noi non c’è alcun tipo di attenzione né alcun finanziamento, io non ho mai avuto un euro. Negli ultimi tre anni i miei progetti sono stati bocciati da tutti: produttori e Rai, anche all’estero la stessa cosa, respinti da CNC o Canal plus. È vero, ci sono persone più brave di me che riescono a ottenere finanziamenti, mentre io, nonostante i premi e i riconoscimenti, continuo a soffrire”.

Mario Addis, che qui a Pesaro ha presentato un Robin Hood di un’ora coprodotto dalla Rai con Veronica Pivetti narratrice e contemporaneamente voce di tutti i ruoli, sta lavorando a una serie in 26 puntate insieme ad Adriano Celentano che andrà in onda nel 2015, forse su Sky. Per lui è importante rivolgersi a una platea popolare. “Celentano si pone sempre la domanda di come parlare al pubblico, mentre noi disegnatori spesso siamo più attenti al segno grafico che al racconto. Dobbiamo ricordare che facciamo cinema e televisione, non illustrazione”. Alessandro Rak, autore dell’opera prima L’arte della felicità che dopo il debutto alla Settimana della critica di Venezia, ha raccolto successi un po’ ovunque, e che è stata distribuita da Luce Cinecittà, racconta di come sia riuscito in 18 mesi di lavoro con un mini budget e un piccolo gruppo a creare questo cartone per grandi ambientato in una Napoli inedita, battuta dalla pioggia e triste, piena di spazzatura, un cartone che parla di spiritualità attraverso la vicenda di un tassista. “Quando non ci sono soldi c’è la possibilità di costruire qualcosa guardando alle esigenze di chi ti sta a fianco e creando una situazione felice. Il produttore Luciano Stella ha organizzato lo studio nella saletta di un suo cinema, il Modernissimo di Napoli, dove tutti passavano a trovarci, per esempio i musicisti della scena partenopea che poi hanno contribuito alla colonna sonora. Da un’assenza totale di budget abbiamo costruito questo andando incontro ai desideri di tante persone”.

Beatrice Pucci e Cristina Diana Seresini hanno entrambe lavorato alle animazioni del film di Alina Marazzi Tutto parla di te. Per Beatrice lo scambio è molto importante e il crowdfunding può essere una strada, anche per poter condividere un progetto con altri, mentre per la milanese Seresini, che ha collezionato molte esperienze su commissione anche nel campo della pubblicità, una risposta è stata fondare una casa di produzione per registi di animazione che possa fare da tramite con possibili finanziatori, la Diana Films. E forse proprio dall’incontro di Pesaro potrebbe nascere un sindacato degli animatori, sul modello di Doc/It. 

Cristiana Paternò
27 Giugno 2014

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