Dalla Germania le lotte degli ‘antifa’

Julia von Heinz porta a Venezia 77 Und morgen die ganze Welt, film che segna il debutto della regista tedesca nel concorso di un festival internazionale


VENEZIA – Si apre con un articolo della Costituzione della Repubblica Federale che autorizza i cittadini tedeschi ad opporsi, anche con la forza, a chi vuole sovvertire l’ordine democratico. E il film di Julia von Heinz si spende intorno a questo punto, etico e politico, per tutta la sua durata, con buone intenzioni sprecate in una messinscena poco efficace e piuttosto piatta. ”A volte sentiamo un vuoto di potere, abbiamo chiaro come dovrebbe funzionare la democrazia ma troppo spesso percepiamo che i collegamenti tra gli organi di governo come la polizia e l’esercito sia troppo stretto nei confronti delle strutture organizzate di estrema destra: il potere è nelle mani giuste? E se non c’è fiducia le persone iniziano a pensare che l’unico modo per debellare tutto questo sia affidarsi alla violenza”.

Stiamo parlando del film del concorso Und morgen die ganze Welt (And Tomorrow the Entire World), che segna il debutto della regista tedesca in una competizione internazionale. Insieme al cast presente al Lido (Mala Emde, Noah Saavedra, Tonio Schneider, Luisa-Céline Gaffron), la regista indossa una mascherina nera ”con i nomi e le date di morte delle persone assassinate dal neofascismo e dal neonazismo nel corso degli anni in Germania”.

“Inizialmente, molti anni fa – spiega la regista che ha scritto la storia con il marito con il quale è cresciuta politicamente – avevo concepito un lungometraggio ispirato a eventi reali: ovvero l’uccisione del nazista Gerhard Kaindl a Berlino nel nel 1992. All’epoca non eravamo in grado di ottenere il finanziamento e io stessa non sarei stata in grado di girare il film nel modo in cui lo immaginavo. Non volevo dare un messaggio politico specifico, ma occuparmi più delle persone e delle emozioni che portano a determinate azioni. Mentre giravo pensavo allo spettatore tedesco. Arrivati a Venezia, però, ho iniziato a incontrare tante persone di paesi diversi, che conoscevano questo problema. Trump ha fatto sì che la parola ‘antifa’ divenisse di dominio pubblico, criminalizzandola, ovviamente. Ma cosa significa antifa? Significa antifascista: come si possono criminalizzare le persone antifasciste? Credo sia criminale criminalizzare l’antifascismo, soprattutto al giorno d’oggi”.

La storia che racconta nel film non è autobiografica, ma certo molto personale. In una Germania scossa da una serie di violenti attentati di stampo razzista, la ventenne Luisa (Mala Emde), studentessa di giurisprudenza di famiglia altolocata, si unisce a un gruppo dell’Antifa deciso a contrastare il movimento neo-nazi. I ragazzi vivono in una comune e sono divisi in due frange, una punta su azioni dimostrative e di disturbo, l’altra sulla violenza come unica risposta alla violenza. Luisa viene coinvolta dal secondo gruppo di cui fa parte Alfa, un attivista aggressivo e affascinante di cui si innamora. Seguendolo passo passo, si trova sempre più invischiata in azioni militari e nonostante subisca un’aggressione e venga ferita in azione decide di proseguire su questa strada.

”Ho voluto che il personaggio di Luisa incarnasse alcune emozioni, partendo da come ci si sente a voler far parte disperatamente di un gruppo, piccolo, ma dalla gerarchia molto forte. O scoprire che quel gruppo non era quello che credevi all’inizio”, racconta ancora la regista, alla quale fa eco la protagonista Mala Emde: ”Abbiamo incontrato numerosi attivisti a cui abbiamo fatto molte domande, oltre ad aver portato avanti ricerche personali. So bene che è una storia importante per Julia, ma nonostante questo ci ha lasciato piena libertà”.

“Con alle spalle un passato di attivista di sinistra, mi chiedo ogni giorno in che modo io possa utilizzare il cinema per riflettere sull’attuale clima politico – dice ancora la regista – spero che il mio film accenda una discussione sulla possibile convivenza. Non racconto solo le aspre divisioni che attraversano la Germania, ma anche la divisione globale che caratterizza l’intera società occidentale”.

Julia von Heinz cita Andrea Arnold e Jacques Audiard come modelli e insiste sulla funzione “seria” del cinema: ”In passato ho fatto film di intrattenimento, ma poi ho capito che la mia arte deve essere utilizzata per provare a cambiare il mondo. E’ importante cercare di fare la differenza, possiamo proiettare le nostre immagini contrarie ai film di propaganda, ai film che strumentalizzano la figura della donna, perché non provare attraverso il cinema a migliorare il mondo?”. Infine, sull’importanza che può avere un film come questo, risponde l’attore Tonio Schneider: ”Qui si pone una domanda, anziché cercare di dare risposte. Come possiamo lottare contro il fascismo? E’ possibile combattere un’organizzazione violenta senza la violenza?”.

Cristiana Paternò
10 Settembre 2020

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