Undine, una favola contemporanea nella Berlino sempre “divisa”

In arrivo nelle sale dal 24 settembre con Europictures, Undine Un amore per sempre di Petzold con Paula Beer che ha vinto l’Orso d’argento a Berlino per questo ruolo


Figura mitologica spesso ospitata dalla letteratura e anche dal cinema, l’ondina, creatura che ama in modo assoluto e chiede fedeltà totale, a costo della vita dell’amato, è al centro del quinto film del tedesco Christian PetzoldUndine Un amore per sempre

Una giovane donna appena abbandonata in malo modo dal fidanzato si innamora a prima vista di un uomo un po’ impacciato che fa il sommozzatore. Lei è ancora sconvolta per il tradimento e ha promesso al fedifrago che lo ucciderà, quando un acquario esplode letteralmente travolgendola insieme allo sconosciuto Cristoph.

Il mito dell’Ondina, che affonda le sue radici nella mitologia greca, è stato adottato dalla cultura romantica e oltre, in particolare nella favola di Friedrich de la Motte Fouqué (1811), quindi da  E.T.A. Hoffmann in un’opera del 1845, da Hans-Christian Andersen (La sirenetta,1836) e Oscar Wilde (The Fisherman and his Soul, 1891) via via fino a Ingeborg Bachman con Undine Leaves (1961).

Nella versione di Petzold (autore, tra le altre cose, di film come La scelta di Barbara e La donna dello scrittore), Undine è una donna contemporanea, una storica che lavora come guida nel City Museum di Berlino. Ed ecco l’altro elemento strategico della narrazione perché il film esprime anche un “profondo amore” e una profonda preoccupazione per la città adottiva del regista che ci viene mostrata attraverso il percorso nel museo nelle sue tante trasformazioni, divisa e poi riunificata, messa al servizio di visioni politiche e sociali anche opposte, con edifici fantasma come l’Humboldt Forum e luoghi magici. “I modellini di Berlino esposti al City Museum – spiega il regista – ci mostrano la storia di una città inizialmente costruita su acquitrini, successivamente bonificati. Non ci sono miti fondativi per questa città moderna, nata dal commercio e dagli scambi, così ho immaginato che tutti i miti e tutte le storie portate dai viaggiatori e dai mercanti, fossero sotto di noi, in questo terreno un tempo acquatico. E Berlino è anche una città che cancella la sua storia: il Muro, elemento caratterizzante molto forte, è stato abbattuto in poco tempo perché il nostro rapporto col passato è ed è sempre stato brutale”.

Favola moderna, romantica e per certi versi involuta, Undine ha una complessità e una varietà di livelli di lettura che richiedono tutto l’impegno dello spettatore per essere decodificati e compresi, anche perché realismo e iperrealismo si fondono integralmente e in ogni istante e la trappola dell’incongruo è sempre presente. Tuttavia lasciandosi andare oltre il razionale all’avvolgente fotografia di Hans Fromm, specie nelle scene sott’acqua che fanno inevitabilmente andare la mente a Jean Vigo, con l’uso sapiente della musica di Bach, si gode della costruzione di Petzold che dirige due attori a lui particolarmente congeniali, già protagonisti del precedente La donna dello scrittore, i magnifici Paula Beer e Franz Rogowski.

In arrivo nelle sale dal 24 settembre con Europictures, Undine Un amore per sempre, ha ottenuto due premi importanti alla Berlinale: la protagonista ha vinto l’Orso d’argento come miglior attrice, mentre i critici hanno assegnato al film il Premio FIPRESCI. Inoltre è stato segnalato dal Sncci come Film della critica. 

Undine è una storia d’amore – precisa ancora il regista – così come i miei lavori precedenti. Ma quelli raccontano un amore impossibile, danneggiato o che forse può evolversi. Questa volta ho voluto fare un film in cui si vede come l’amore si sviluppa e rimane”.

Cristiana Paternò
22 Settembre 2020

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