Paolo Conte, l’avvocato che ama il jazz, il cinema e i rebus

Paolo Conte - Via con me di Giorgio Verdelli, dopo l'anteprima a Venezia 77, arriva in circa 300 sale con Nexo Digital come evento il 28, 29 e 30 settembre


Star suo malgrado – “mai avuto velleità di successo personale, tengo molto al successo delle mie canzoni e in questo non mi do limiti, sono l’avvocato difensore dell’identità delle mie canzoni” – Paolo Conte è protagonista assoluto di un documentario tutto da godere, 90 minuti di pura gioia per i tanti appassionati delle atmosfere fumose e sensuali create dall’avvocato di Asti, musicista, poeta, pittore e… suonatore di kazoo, una qualità che lui stesso sottolinea con la solita sapiente e sorniona ironia.

Scrittore di paesaggi, narratore di storie, affabulatore musicale, ma in grado di arrivare anche a chi non capisce le parole, come i francesi che l’hanno idolatrato (vedere per credere come ne parlano Patrice Leconte o Jane Birkin). Ecco Paolo Conte – Via con me di Giorgio Verdelli, che dopo l’anteprima a Venezia 77 arriva in circa 300 sale con Nexo Digital come evento il 28, 29 e 30 settembre (ma potrebbe prolungare la permanenza nei cinema). Un film che apre gli archivi privati dell’artista, che è intessuto di tanta buona musica, con le varie versioni di canzoni famose e sempre affascinanti anche interpretate da Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Dalla & De Gregori, Ivano Fossati, i Marlene Kuntz, Mina e Adriano Celentano, Caterina Caselli e persino Roberto Benigni. Ed è proprio Benigni a regalare alcune perle con le immagini delle incursioni al Premio Tenco 1986 e la burla di una canzone quasi improvvisata, Mi piace la moglie di Paolo Conte: rimasero amici e l’astigiano scrisse la colonna sonora di Tu mi turbi (1983).  

“Una celebrazione? Non mi appartengono tanto le celebrazioni, non le amo, però qui c’è il cinema ed è una cosa che mi è sempre stata congeniale”, confida in un’intervista all’Ansa il musicista, 83enne, che ha evitato su consiglio del medico la platea veneziana. Nel film – che andrà ad arricchire la nascente Fondazione Paolo Conte – 35 pezzi musicali, Azzurro, Bartali, Un gelato al limon, Genova per noi, La ricostruzione del Mocambo, La Topolino amaranto che accompagna anche le scorribande nelle campagne della mitica automobilina, amata anche da Renzo Arbore.

“Rifuggo l’autobiografico – avverte Conte – io continuo a scrivere sognando che quella canzone la cantino altri, poi me ne impossesso ma non cambia molto, quel tot di autobiografico rimane, il resto è invenzione”. Paolo Jannacci racconta l’incredibile amicizia tra suo padre Enzo (che Conte giudica “il più grande cantautore che l’Italia abbia mai espresso”) e Paolo: “C’era sempre questa gag al telefono tra loro: Pronto c’è il poeta? Sono il genio'”. E se le sue canzoni sembrano spesso scene strappate a un film, il cinema è per Conte è una grande passione (insieme all’enigmistica e specialmente i rebus, la pittura, il diritto, il jazz “odiato dalle donne perché non si capisce il motivo”). Una passione “cominciata da ragazzo di provincia, una volta sono andato una sera di pioggia nella sala vicino alla stazione e davano Il bacio dell’assassino, ero l’unico spettatore ma mi piacque moltissimo”.

Nel film corpose testimonianze di De Gregori, del fratello Giorgio Conte, musicista anche lui, che racconta gli inizi con chitarra e pianoforte ma anche al vibrafono, Caterina Caselli, Stefano Bollani, Pupi Avati, che gli invidiava la bellezza e il successo con le donne, Luca Zingaretti e Luisa Ranieri, Renzo Arbore, Vincenzo Mollica, Isabella Rossellini, Guido Harari, Cristiano Godano, Giovanni Veronesi, Lorenzo Jovanotti, Jane Birkin, Patrice Leconte, Peppe Servillo.

Vediamo per la prima volta Conte disegnare nel suo studio di Asti, grazie all’intervista ‘intima’ realizzata nel settembre 2019 da Verdelli, napoletano, classe 1956, autore, regista e produttore di documentari e programmi musicali, tra cui Pino Daniele. Il tempo resterà, vincitore del Nastro d’Argento documentari 2018. “Il montaggio – spiega Verdelli – gioca un ruolo fondamentale nella parte creativa del progetto, incasellando i tasselli del film in un flusso che segue e rappresenta al tempo stesso il senso narrativo film. Alcuni elementi che ricorrono nella narrazione si fanno soggetti e significato, a rappresentare snodi importanti della musica e della personalità dell’artista. Come la Topolino Amaranto, che diventa simbolo del ruolo che la memoria ricopre nell’arte di Conte: presente e passato che si mescolano in un dialogo incessante nella sua lirica e in chi l’ascolta”. 

Paolo Conte, Via con me è prodotto da Sudovest Produzioni, Indigo Film in collaborazione con Rai Cinema. Da segnalare anche l’uscita il 2 ottobre della la ristampa in edizione limitata Crytal Clear Vinyl del primo leggendario album dal vivo, Concerti.  

Cristiana Paternò
25 Settembre 2020

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