12 corti protagonisti a Ca’ Foscari

I corti del Concorso Internazionale sono protagonisti della seconda giornata del Ca’ Foscari Short film festival con ben dodici opere in programma


I corti del Concorso Internazionale sono protagonisti della seconda giornata del Ca’ Foscari Short film festival con ben dodici opere in programma. Gilbert Karam, regista libanese giovane, ma già proprietario e direttore generale di Le Studio Production house a Beirut, apre la rassegna con Alnajma. La sua opera racconta l’ultimo spettacolo di Aida, stella del teatro giunta alla fine della sua carriera che si abbandona ad un crescendo di emozioni in attesa che si chiuda sulla scena l’ultimo sipario.

Il corto sperimentale War Game porta le firme della regista iraniano-americana Mehrnoosh Fetrat e dell’artista Jon Appel, che inscenano una guerra sul palco di un teatro, lasciando lo spettatore in bilico tra realtà e finzione. Un grande televisore annuncia lo scontro tra la fazione americana e l’esercito dello stato fittizio di Cubuchilia, una guerra immaginaria ma in cui le vite vengono sacrificate realmente. L’indiano Abhishek Gowda presenta Ardhviraam, storia di un anziano scrittore affetto da una schizofrenia che non riesce a terminare il suo ultimo progetto, quello più ambizioso. La storia dei personaggi del romanzo e le vicende storiche che vedono la definizione dei confini tra India e il nuovo stato del Pakistan sono interconnesse e si ripercuotono sullo stesso autore.

Il corto di finzione Le chante de Neptune del francese Pierre Lazarus racconta invece di un mondo in cui le forme marine sono completamente scomparse, ma Balthazar intrattiene i bambini con degli spettacoli in cui mette in scena stampe di pesci antichi, nascondendo però di possederne l’ultima creatura rimasta sulla Terra. La regista tedesco-brasiliana Fabiana Serpa, della Zurich University of the Arts, ispirandosi alla biografia di Therese von Bavern, omaggia la figura della principessa e soprattutto la sua grande umanità in Therese. Il cortometraggio è ambientato nel 1888 quando Teresa decise di intraprende un viaggio di quattro mesi in Brasile, una scelta non priva di difficoltà ma che permette di riflettere su vari temi esistenziali, arrivando alle radici e agli istinti più profondi dell’animo umano.

Candidato agli Oscar 2020 come miglior cortometraggio d’animazione, Dcera – Daughter, attraverso una serie di metafore, racconta una relazione complicata e silenziosa tra padre e figlia e il loro tentativo di instaurare una complicità. Utilizzando la tecnica della stop motion, la regista ceca Daria Kashcheeva della FAMU di Praga, tra sequenze dinamiche e immagini fisse, emozioni e incomprensioni, fa ripercorrere ad una figlia le sue delusioni infantili alla ricerca dell’affetto e dell’amore di un padre che, d’altra parte, si sente inadeguato. Romance del robo del sacramento, pellicola spagnola presentata dal regista stesso, Antonio Llamas, mette in scena la città della sua infanzia ormai abbandonata. La cifra dell’opera, realizzata all’interno dell’ECAM, è il realismo, mezzo espressivo con cui il giovane regista racconta la scomparsa del vecchio mondo e l’impossibilità di visualizzarne uno nuovo.

Ci sono poi cortometraggi che ruotano intorno al perno della famiglia. Un’indagine sempre differente del rapporto più viscerale, quello che unisce un genitore al figlio Domani all’alba, della giovane regista Giulia Di Battista, allieva presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, riporta lo spettatore nel 1943 in un piccolo villaggio, in cui troviamo Amerigo che a causa di una disabilità non parte per la guerra. Questo fatto lo porta ad affrontare un conflitto interiore tra il seguire la strada pensata per lui dalla società e lo stare dalla parte della sua famiglia. Altro protagonista maschile che si occupa della cura del figlio lo ritroviamo in Fuego Lento racconto di finzione del regista colombiano Joan S. Viáfara. L’atmosfera allegra delle luci al neon colora una storia drammatica di un uomo cattolico che inizia a nutrire un forte sentimento per un suo collega. Mother’s, progetto del franco-belga Hippolyte Leibovici, attento a produrre un cinema “utile”. Il documentario racconta la storia di una famiglia di drag queen in cui la tradizione si tramanda da quattro generazioni. Nella protagonista di Noa produzione israeliana firmata da Dekel Nitzan troviamo invece un altro tipo di madre: una donna che sta crescendo da sola suo figlio impegnata nella ricerca di un lavoro che si imbatte in un uomo per cui l’interesse lavorativo si trasformerà in un sentimento difficilmente gestibile. 

A chiudere l’intensa giornata una storia a metà tra riconciliazione e senso di vendetta. Il tentativo di ricucire il rapporto con la figlia ormai estranea riempie il tempo del viaggio in auto che porta Bonnie ad assistere all’esecuzione capitale dell’omicida di suo figlio in November 1st, dell’inglese Charlie Manton.

In mattinata hanno avuto luogo anche l’usuale incontro tra gli studenti del master e i registi del concorso nel programma Short meeting point, il focus sul cinema africano New African Cinema con la visione di tre cortometraggi incentrati sulla figura femminile, esplorata in modo diverso sul triplice piano culturale, sociale e umano e il VideoConcorso “Francesco Pasinetti”, giunto alla sua 16ma edizione. In serata ci sarà invece l’atteso incontro con Lorenzo Mattotti, pluripremiato fumettista ed illustratore, protagonista del programma speciale “The World of Lorenzo Mattotti”.

redazione
08 Ottobre 2020

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