‘Stardust’, Bowie: gli alter ego e la schizofrenia famigliare

‘Stardust', Bowie: gli alter ego e la schizofrenia famigliare


“Questo particolare capitolo della vita di David Bowie era affascinate: Bowie è qualcosa di diverso per ognuno di noi, tutti i suoi alter ego nascono da questo momento della vita, in cui non era famoso, con un unico successo, considerato un ‘fuoco di paglia’. È un periodo in cui Bowie cercava la propria identità d’artista e in cui ha dovuto affrontare la paura reale della malattia mentale: aveva un fratellastro, Terry, che ebbe un crollo schizofrenico, cosa con un enorme impatto su di lui, che ha iniziato a temere di soffrirne; mi interessava indagare anche la malattia mentale, inquadrata nel viaggio del ’71. Quel viaggio in America era ricerca d’identità, la cui risposta sarebbe stata salire poi sul palco come ‘Ziggy’, figura possibile trasformando in realtà la sua immagine”, spiega Gabriel Range, regista di Stardust, biopic molto specifico sulla stella della musica, che in questa risposta racchiude l’essenza del film – in Selezione Ufficiale, e anteprima mondiale, alla Festa di Roma. “Non mi preoccupa l’aspettativa del pubblico, noi abbiamo scelto di rappresentare questo particolare momento della vita di Bowie: quando ho scoperto Johnny Flynn (anche musicista, nrd) ho capito essere come una lettera d’amore da un artista ad un altro; se il pubblico s’attende di vedere i grandi successi di David Bowie questo film non aveva questo obiettivo, a me interessava qualcosa di più intimo e riflessivo”, continua il regista. “Il film si basa sui fatti, Bowie arrivò nel ’71 negli USA, ma non aveva i documenti, quindi ufficialmente non poteva esibirsi: per Terry, le fonti sono state basate su molte ricerche, mi auguro di non aver rappresentato in maniera non veritiera; Bowie ha parlato della paura di avere una malattia mentale, uno spettro che in quel periodo lo preoccupava: all’epoca pensava fosse genetica, adesso sappiamo non essere connessa al Codice, ma lui temeva si potesse sviluppare”, chiosa ancora Range. 

“Per me la cosa più importante è stata interpretare un essere umano vero, non solo un’imitazione. Quando ho incontrato Range la prima volta m’incoraggiò molto capire che anche lui voleva raccontare da questo punto di vista, vulnerabile, perso, di fronte ad una crisi esistenziale e alla malattia mentale. Una persona vera con problemi e demoni che tutti noi abbiamo: volevo evitare di fare un’imitazione perfetta; ovviamente ho fatto molta ricerca per le movenze e le esibizioni, ma mi interessava capire cosa provasse l’essere umano”, spiega Flynn della sua interpretazione del Duca Bianco. “Non credo avrei voluto interpretare Bowie negli anni dopo Ziggy Stardust, a meno che non lo si fosse guardato attraverso un prisma: è molto più divertente immaginare dilemmi e problemi della persona. È deprimente pensare che la celebrità sia più importante della vera arte; si sentono raccontare storie di persone maledette perché hanno un’enorme presenza, allora si preferisce chi ha molti follower ma è molto pericoloso nell’arte questo successo istantaneo, mentre Bowie è un esempio di duro lavoro”, dice ancora l’attore e musicista. 

La produzione annuncia che il film – realizzato in maniera indipendente, quindi con la massima libertà editoriale e nessun particolare consenso da parte della famiglia – uscirà in tutto il mondo nei prossimi mesi, per l’Italia con I Wonder Pictures

Nicole Bianchi
16 Ottobre 2020

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