Ritmo, ritmo. Alberto Sordi musicista

Difficile dire qualcosa di nuovo su Alberto Sordi. Ci prova - e ci riesce - il documentario presentato alla Festa di Roma, Siamo in un film di Alberto Sordi?, prodotto da Estra Digital e diretto a qua


Difficile dire qualcosa di nuovo su Alberto Sordi. Ci prova – e ci riesce – il documentario presentato alla Festa di Roma, Siamo in un film di Alberto Sordi?, prodotto da Estra Digital e diretto a quattro mani da Steve della Casa e Caterina Taricano. Un nuovo omaggio, per i 100 anni della sua nascita che cadono proprio nel 2020, in cui i due autori giocano la carta della musicalità innata dell’Albertone nazionale. Basso dalla voce profonda, danzatore dal corpo agile forgiato nell’avanspettacolo, quasi in contrasto con l’inconfondibile faccione, Sordi viene analizzato da un compositore e musicista come Nicola Piovani proprio per la sua capacità canora: avrebbe potuto dedicarsi alla lirica con successo. Tutti gli intervistati – Giuliano Montaldo, Ascanio Celestini, Vincenzo Mollica, Riccardo Rossi e lo stesso Steve Della Casa che si sdoppia nel ruolo di autore e testimone – ne sottolineano la voce e il ritmo. Dalle canzoni beffarde e buffe come Nonnetta – raccolta anche in un disco curato da Mollica – alle numerose incursioni musicali in tanti dei suoi film. Del resto se l’attore drammatico può anche essere stonato, lo stesso non si può dire per il comico, come sottolinea Ascanio Celestini. 

Il film, che attinge a una sconfinata library grazie a Minerva Pictures e Compass Film, ripropone godibilissimi spezzoni del suo repertorio con personaggi indimenticabili come Il dentone de I complessi (1965) dove duetta con le Gemelle Kessler o il cretinetti Alberto Nardi da Il vedovo di Risi (1959) in magnifica tenzone contro la moglie ricca Franca Valeri, che gli tiene testa alla perfezione. Come pure Monica Vitti presa a ceffoni in Amore mio, aiutami – ma era la controfigura Fiorella Mannoia – o la Claudia Cardinale di Bello, onesto, emigrato Australia. C’è lo strano rapporto con le donne – con il famoso motto “che me metto un’estranea in casa” – e quello controverso con la sinistra, sintetizzato dall’invettiva di Nanni Moretti “ve lo meritate, Alberto Sordi”. Anche se Steve Della Casa ribadisce che si tratta di un malinteso: “L’aver rappresentato l’italiano medio con la sua piccineria, la sua disonestà e tutti gli altri difetti non vuole dire averlo approvato e sottoscritto. Anzi, Sordi denunciava con film come Detenuto in attesa di giudizio le storture della società a lui contemporanea, pur senza prendere posizione apertamente e fare proclami”.

“Alberto Sordi è una miniera senza fine – dicono i due registi – non solo per il cinefilo, non solo per l’appassionato o lo studioso di storia e di costume. Analizzando attentamente i suoi film si scopre ogni volta un aspetto che può essere approfondito, una curiosità che apre altre porte. Con questo spirito abbiamo affrontato il lavoro, sapendo che a nostra disposizione c’erano i ricchi archivi di Compass Film e di Minerva e l’amicizia di importanti protagonisti dello spettacolo, ciascuno dei quali ci ha raccontato il suo Alberto Sordi”.

Tra i testimoni, a condividerne una romanità cialtrona ma sempre umanissima, Riccardo Rossi, che ci ha raccontato quanto la sua passione per Albertone venga da lontano. “La prima volta che ho cercavo di fare una foto con lui è stato quando avevo 20 anni. Era ospite da Pippo Baudo a Domenica in insieme a Monica Vitti, per il film Io so che tu sai che io so. Arrivai a via Teulada con una macchinetta fotografica e scattai riuscendo a prendere solo il suo mento. Poi mi feci fare un autografo su un mio biglietto da visita. Sì, a 20 anni avevo già i biglietti da visita! Ma l’ossessione non si placò, qualche tempo dopo riuscii a trovare il suo numero di telefono ma non osavo parlare con lui e ogni volta riattaccavo”. Seguirono altri incontri, uno al ristorante per il 70° compleanno di Sordi. Infine, nel 2000, quando fu sindaco di Roma per un giorno, i due si intesero: “Solo allora riuscii a fare una foto stupenda insieme a lui, oggi continuo a coltivare la mia passione guardando e studiando i suoi film, in tutti trovo cose straordinarie”.

Siamo in un film di Alberto Sordi? sarà distribuito da Compass Film e Minerva Pictures: sono in corso trattative per l’uscita su piattaforme e per una distribuzione all’estero.

Cristiana Paternò
20 Ottobre 2020

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