Pasolini: docu-film con Naldini, a 45 anni dalla scomparsa

Pasolini: docu-film con Naldini, a 45 anni dalla scomparsa


Casarsa della Delizia, Pordenone, Friuli-Venezia Giulia, paese natale della mamma di Pier Paolo Pasolini e luogo di residenza della vita giovanile del poeta (nato nel ’22), che lascerà poi con sentimento di acredine.  

Gli Anni ’40 sono “gli anni friulani” per PPP, non solo perché stanziali in quella terra materna da un punto di vista residenziale, ma perché quella localizzazione non è affatto solo logistica ma soprattutto profondamente connessa all’essenza della sua origine genetica: il contatto con la lingua, le tradizioni dell’universo contadino, la sperimentazione delle prime esperienza affettive, con alcuni coetanei locali, tutto questo è premessa per l’impegno politico nel Partito Comunista e l’esperienza dell’insegnamento scolastico.

Nico Naldini, cugino, scrittore e poeta, amico per la vita, nel film In un futuro aprile – Il giovane Pasolini di Francesco Costabile e Federico Savonitto – online il 2 novembre, nella ricorrenza dei 45 anni dalla scomparsa dell’intellettuale – affida al racconto cinematografico la sua ultima e intensa testimonianza, non una cronaca, ma il fluire di una vita, anzi due, quella di Pier Paolo e la sua, direttamente interconnesse. Un momento, quello del “periodo friulano” di Pasolini, che segna – per entrambi – il vissuto, laddove la realtà, nella sua crudeltà, s’inietta nelle loro esistenze. Un universo sconosciuto, tinto di intensità estetica ed erotica, capaci di impressionarsi e esplodere poi in tutta l’opera successiva di Pasolini.  

Il film apre con una narrazione off di una voce che si fa appartenere al poeta e che rammenta i primissimi ricordi natali, nella casa di Bologna in cui è nato: una tenda bianca, in fondo inquietante perché filtro dal mondo, tanto che “ho creduto cioè che tutto il mondo fosse perbene, idealistico, triste e scettico, un po’ volgare, insomma piccolo-borghese”, ma “ho presto capito che oltre il mio piccolo-borghese, così cosmicamente assoluto, c’era anche un altro mondo, anzi, c’erano altri mondi”. Le parole scorrono su una ricostruzione fittizia in cui, tra quella tenda e una certa “nebbia” all’interno della dimora bolognese, si mostra la figura materna, alternandosi poi a repertorio in cui è lo stesso PPP a parlare in prima persona, dapprima del suo primo libro “…un amore un po’ romanzato e fantastico, mio…” per la terra natale di sua madre Susanna, poesie nel dialetto dei contadini friulani, per passar poi alle immagini e alle parole, attuali, famigliari, sincere, ironiche, affettuose di Nico Naldini, figlio della sorella della mamma di Pier Paolo, che entra subito dicendo: “L’arrivo di Pasolini a Casarsa … era per me il momento più felice dell’anno…”, portando così il ricordo e il racconto sul piano dell’amore materno, determinante sentimento per la vita di PPP, indissolubilmente stretto a quella donna che coltivava assiduamente la propria femminilità, cosa che “piaceva molto a Pier Paolo”, che la chiamava “cicciona, perché era magrissima”, e provava, per lui, “un amore talmente privo di giustificazioni che chiunque avrebbe avuto gelosia, crisi: direi che i due fratelli (PPP e Guido, ndr) si son suddivisi i compiti, uno, il più grande, è stato a casa a proteggere la madre, e l’altro, nobilmente, si è lanciato verso l’avventura della guerra contro i fascisti”, morendo a vent’anni.  

E poi, sempre la voce fuori campo attribuita a Pasolini, continua ad immergerci nel suo vissuto friulano, narrando – su immagini d’archivio – di “… paesaggi sconosciuti … disponibilità e generosità dell’adolescente, io mi abbandonavo alla scoperta di quella mia Casarsa … cullavo in me un’infinità di teneri proponimenti, amicizie, solitudini … camminavano ragazzi con abiti e berretti di pelo, che io non avevo mai visto … in quella luce fredda e candida … sentivo respirare intorno a me una vita … riconoscevo gli odori serali del fumo, della polenta e del gelo, riconoscevo le inflessioni della lingua, le sue vocali aperte, le sue sibilanti che giungevano in un attimo di strana lucidità, a sfiorare il senso segreto, inesprimibile, nascosto in tutto quel mondo”. Parole, queste, che stringono tra le maglie del nucleo narrante l’osservazione, il senso di appartenenza, il rispetto e la scoperta che Pier Paolo Pasolini esercitava, provava e nutriva per quel suo Friuli, vissuto anche nel periodo in cui “…ad un certo punto ho cominciato a vedere dei film … ho passato la mia giovinezza in gran parte nel paese di mia madre in Friuli … fuori da ogni contatto culturale: la cultura italiana del tempo mi è arrivata attraverso il cinema … i primi film del Neorealismo italiano”. 

In un futuro aprile – Il giovane Pasolini è distribuito da Tucker Film, che punta sulla distribuzione digitale con www.iorestoinsala.it, il circuito dei cinema italiani di qualità. Il film verrà inserito nelle programmazioni virtuali di 40 sale italiane: l’appuntamento è fissato per lunedì 2 novembre, con la visione introdotta – alle 20.30 – dai due registi, collegati in diretta via Zoom. 

Nicole Bianchi
30 Ottobre 2020

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