‘Gunda’ e la sensibilità degli animali

Prodotto da Joaquin Phenix, la sperimentale pellicola animalista di Victor Kossakovsky ci insegna il punto di vista degli animali da fattoria


Condividiamo il pianeta con miliardi di animali da fattoria, ma tendiamo a considerarli come mera risorsa da cui trarre cibo o comunque qualche forma di utilità. Fuori concorso al Torino Film Festival il film animalista del russo Victor Kossakovsky, già regista di Aquarela, prodotto nientemeno che dalla star Joaquin Phoenix, recentemente sugli scudi con la sua interpretazione in Joker, che ha a cuore la sensibilità degli animali. Il regista lo definisce “eroe”.

Gunda, già passato a Berlinale 70 nella sezione Encounters, attraverso il punto di vista di un maiale o il muggito di una mucca, dimostra come non siamo l’unica specie in grado di provare emozioni, avere coscienza o volontà: l’incontro con una scrofa e i suoi cuccioli, con due mucche ingegnose o ancora con un pollo da una sola zampa, ci ricorda il valore della vita degli animali che abitano il pianeta, compresa nostra.

“Ero un ragazzo di città – dice il regista – ma all’età di quattro anni ho passato un po’ di mesi in un villaggio di campagna, dove incontrai quello che sarebbe diventato il mio migliore amico, Vasya. Era più giovane di me – aveva giusto qualche settimana quando ci incontrammo – ma un giorno, quando ero ancora piccolo, Vasya venne ucciso e servito come costolette durante una cena di Capodanno. Ero devastato e divenni probabilmente il primo bambino vegetariano in Unione Sovietica. Il cinema ti fa vedere le cose che non puoi o che hai deciso di non vedere. Ci fa capire quello che di solito non capiamo. Volevo che il film fosse ‘vero’ e puro. Potevo metterci una grande colonna sonora per farvi piangere ma sarebbe stato contro le mie regole. Parliamo tanto del clima, del pianeta, della natura e poi uccidiamo gli animali. Perché è uccidere, di quello si tratta. Miliardi di animali, è assurdo. E gli animali non fanno cose come genocidi, attacchi di massa o campi di concentramento. E noi li torturiamo, li mettiamo in prigione e gli strapoiamo via i cuccioli. Perfino intellettuali e registi di alto livello non si rendono conto del problema. Siamo solo una piccola parte del mondo. La cosa stupida è pensare di essere la specie più importante sul pianeta. Gli animali sono qui da molto più tempo di noi. Se credi in Dio, credi nell’anima. Ma anche gli animali ce l’hanno. Guardate Gunda, la maialina protagonista del film. Lei ce l’ha sicuramente. Si capisce quello che dice anche se non parla e non ho avuto problemi a farla recitare. E’ stato tutto abbastanza semplice, incredibilmente semplice”. 

Al regista chiediamo anche come vede l’attuale situazione relativa al Covid e se ha una visione del mondo da qui a qualche anno: “E’ una punizione – dice – e questo dipende dal fatto che non siamo coscienti di quello che facciamo. Dobbiamo essere responsabili, e capire che se cambiamo il corso di un fiume, questo ha delle conseguenze. Se prendiamo diversi gruppi di animali e li ammassiamo insieme in un mercato, o ancor peggio in tavola, ha delle conseguenze. Bisogna pensare oggi a quello che avverrà domani. Se volete cambiare qualcosa, iniziate a cambiare voi stessi. Questo film non cambierà il mondo, ma ha cambiato me. Se prima ero vegetariano, ora sono diventato vegano. Guardatevi intorno. Se veniamo fuori dalla pandemia, quanta gente vive in città oggi? Avete attorno appartamenti vuoti? Il numero di abitanti della Terra cresce e presto non ci sarà spazio per tutti, dobbiamo saperlo. Da qui a vent’anni avremo tantissima gente senza un posto dove stare e questo porterà a un disastro”.

L’opera non umanizza gli animali, e non ha un approccio moralista. Semplicemente li segue con la videocamera nel naturale corso delle loro vite e dei loro comportamenti, con l’occhio documentaristico ma la sensibilità della fiction che è data dal ritmo, dalla fotografia e dal montaggio, e che rende tutto emozionante come una pellicola di narrazione.

“La pellicola – commenta Phoenix –  offre una sconvolgente prospettiva sulla sensibilità delle specie animali che normalmente – magari di proposito – ci viene tenuta nascosta. Dimostrazioni di orgoglio e riverenza, di divertimento e felicità da parte di una giovane e curiosa scrofa; il suo panico, la sua disperazione e la sua totale sconfitta davanti a inganni crudeli, sono prove valide di quanto similmente tutte le specie reagiscono agli eventi nella nostre rispettive vite. Victor Kossakovsky ha realizzato una meditazione viscerale sull’esistenza in grado di trascendere le normali barriere che separano le specie. È un film di profonda importanza. Un’opera d’arte”.

E’ una co-produzione tra la norvegese Sant & Usant e Loverture Films di New York. Cinephil ne cura la distribuzione internazionale.

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Andrea Guglielmino
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