Peter Stein: la Sicilia di Goethe

È quasi un rapporto di amore e odio quello per Goethe da parte di Peter Stein, il grande regista teatrale tedesco al TFF con un documentario


È quasi un rapporto di amore e odio quello per Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) da parte di Peter Stein, il grande regista di teatro e di opera, autore, tra le altre cose, di una monumentale versione del Faust. Al TFF nella sezione dedicata al Paesaggio, ha portato Sulle tracce di Goethe in Sicilia, affascinante documentario prodotto da Rino Sciarretta per Zivago, con Rai Cinema, il sostegno della DG Cinema, della Regione Sicilia e del Programma Sensi Contemporanei. Il film si apre sul porto di Palermo, dove il 2 aprile 1787 il sommo poeta, in incognito e accompagnato soltanto dall’illustratore Christoph Heinrich Kniep, sbarca per proseguire il suo Viaggio in Italia. Rimarrà per 40 giorni lungo lo stesso itinerario seguito decenni prima da Johann Hermann Von Riedesel. Un’esperienza rivelatrice da cui uscì profondamente cambiato con la certezza che “l’Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto”. Con una nuova percezione della classicità, della Magna Graecia, sempre solo immaginata, e spesso non all’altezza dell’ideale.

Sulle stesse traiettorie, con la voce di Alessandro Averone a cui sono affidate le letture delle pagine di Goethe, Stein si muove attraverso il paesaggio e le geografie, incontra esperti che possono illuminare singoli aspetti, anche scientifici, del percorso goethiano: il geografo, il prete, il germanista, il botanico, il paesaggista, l’archeologa, il vulcanologo. “I siciliani hanno di certo un rapporto profondo con Goethe – spiega Stein – alle strade e alle piazze in Sicilia viene dato il suo nome, targhe commemorano i luoghi, i palazzi, le stanze in cui ha soggiornato anche solo per una notte. Sembra esserci una storia d’amore segreta tra la regione e il poeta. Ma i siciliani che hanno approfondito l’argomento sanno che Goethe, in un certo senso, ha inventato una sua personale Sicilia. La sua ricerca si rivolgeva principalmente alla classicità”. Tenendo fuori gli elementi arabi, per esempio. 

Lungo la rotta che da Palermo porta nell’interno e poi a Girgenti, Taormina e Catania, infine Messina, il mito si trasforma in qualcosa di tangibile e sensoriale. Stein, in un incontro reperibile su YouTube, spiega la genesi del progetto: “Sfogliando un libro di fotografie dei luoghi del Viaggio in Italia, ho pensato che sarebbe stato bello rifare quel percorso con una macchina da presa. Il mio interesse per Wolfgang Goethe è antico, lui è il poeta più rispettato dai tedeschi, come Dante in Italia, forse un po’ troppo. Dopo aver messo in scena il Torquato Tasso, per esempio, ho avuto reazioni contrastanti perché Goethe è venerato dai suoi connazionali, mentre il mio atteggiamento è duplice: mi commuovo per le sue poesie, ma conosco anche il suo ruolo distruttivo nei confronti del romanticismo. Ho realizzato l’allestimento del suo capolavoro, il Faust, con i miei soldi e senza l’aiuto di nessun teatro tedesco e dunque oggi mi sento di parlarne con questo misto di estrema ammirazione e senso critico”.

Il film, spiega ancora l’83enne Stein, vuole capire il perché di questo viaggio del 1787. “Perché era affascinato e persino torturato dalla Sicilia? Le sue descrizioni sono diverse da quelle di altre parti d’Italia. Ma volevo anche capire cosa rappresenti Goethe per gli italiani, per questo ho cercato specialisti di ogni disciplina che lo riguarda. Tutti hanno accettato immediatamente di parlare e nessuno ha messo in discussione il mio interesse per il rapporto tra Goethe e la Sicilia”.

C’è un elemento anarchico in questo viaggio intrapreso dal 37enne Goethe, già ministro di Weimar, una ricerca di libertà, come sottolinea il germanista Gabriele Guerra. “Goethe scappa di notte dalla corte di Weimar in incognito e senza dire a nessuno che vuole andare in Italia per diversi anni, senza neppure avvertire il duca”. “Anche suo padre – aggiunge Stein – aveva fatto il viaggio in Italia e lo stesso Wolfgang, a 22 anni, stava per varcare la frontiera tra la Svizzera e la Lombardia, ma fu fermato da motivi personali. A 26 anni viene invitato a Weimar, minuscola cittadina di 6.000 abitanti che era diventata il centro culturale della Germania, e diventa ministro delle strade. Era già un autore conosciuto e ammirato in tutta Europa con il Goetz von Berlichingen e I dolori del giovane Werther, era il fondatore del movimento Sturm und Drang, ma si perse per dieci anni in lavori amministrativi. Quando se ne rese conto, scappò per mettersi alla prova, valutare la sua forza, in un viaggio solitario con un solo accompagnatore, un disegnatore che ebbe quasi la funzione di una fotocamera per mantenere i ricordi. Rifiutò ogni scorta, andava a dorso di mulo e dormiva dove capitava. Cercava la vera cultura greca, non soltanto l’architettura e l’arte, ma anche il paesaggio classico, quello dell’Odissea e dell’Iliade”.

C’è una scena, nel film, nel teatro greco di Taormina in cui Stein, che ci accompagna con le sue riflessioni, smette di parlare italiano e passa al tedesco, senza accorgersene. “Parlavo tedesco – chiarisce – perché lo stavo criticando. Ma come? Stai in un teatro e non parli di teatro? Goethe è anche molto presuntuoso. A Girgenti, nella Valle dei Templi, di fronte al Tempio della Concordia, finalmente ammette che questo si avvicina all’idea del bello. Lentamente è riuscito a combinare le sue idee, forgiate dalle teorie di Winckelmann, con le impressioni reali dell’architettura greca. A Paestum era deluso per ciò che trovava pagano e brutale. A Segesta, altro esempio di architettura dorica, di nuovo non sa che fare. È impossibile non polemizzare con Goethe, per esempio quando descrive con disprezzo le sculture di Villa Palagonia e poi ne parla per ben 15 pagine, descrivendo le figure di nani e tutte le deformità, quelle sculture sono diventate una meta internazionale del turismo, ma forse piacevano anche a lui, però doveva difendere la sua idea di classicità contro il romanticismo, negava totalmente il suo passato Sturm und Drang. È morto a 82 anni ed è riuscito a non lasciare incompiuto il Faust, mentre tutti i poveri poeti romantici sono morti giovani e Kleist si è suicidato”.

Cristiana Paternò
26 Novembre 2020

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