Audiovisivo e squilibri di genere

Maura Misiti, che coordina il gruppo di ricerca DEA, e la documentarista Giulia Amati che ha condotto per DEA le interviste Gap&Ciak Conversation, ci parlano del progetto


Maura Misiti (IRPPS-CNR) coordina il gruppo di ricerca DEA, la documentarista Giulia Amati ha condotto per DEA le interviste Gap&Ciak Conversation. Il progetto ha indagato gli squilibri di genere nell’industria italiana del cinema, del documentario e dell’animazione, con una particolare attenzione alle professionalità della regia e della sceneggiatura. Un tema affrontato sul numero di dicembre di 8 1/2 nella sezione Scanner a cura del Mibact.  “Nel settore audiovisivo le disuguaglianze sono evidenti – spiega Maura Misiti – basta leggere attentamente i titoli di testa e di coda dei film. Negli ultimi anni questo problema è entrato con forza nel dibattito corrente, sull’onda all’attivismo delle donne sul tema delle molestie sul lavoro, ma anche a partire da un importante consolidamento della ricerca nelle accademie, nelle agenzie internazionali e in altri soggetti come EWA – European Women’s Audiovisual Network. DEA si inserisce pienamente nel trend, essendo nato nel 2015 da un’idea di un gruppo di professioniste del mondo dell’industria cinematografica, in particolare da Stefania Casini (vicepresidente Doc /it). Ha poi raccolto la collaborazione di attori importanti come il Mibact, l’Università degli Studi di Roma Tre, la stessa Doc/it, l’agenzia pubblicitaria Cookies&Partners, e infine la SIAE, il cui finanziamento ci ha permesso di sviluppare il percorso di ricerca su un piano triennale”.

Obiettivo primario era misurare le disuguaglianze. “Lavorando sugli archivi SIAE – prosegue Misiti – ma anche su quelli di alcune associazioni professionali e scuole di cinema, abbiamo cercato di misurare la minore partecipazione delle donne, soprattutto nei ruoli regia/sceneggiatura. Insieme, abbiamo analizzato quello che è stato fatto in altri paesi, europei e non, evidenziando delle ‘buone pratiche’ che sono state poi testate attraverso un focus group con alcuni stakeholders del settore (Italian Film Commission, Anica, Doc/it, 100autori, Dissenso Comune, WIFT&M Italia)”.

Esito di questo lavoro sono 11 Raccomandazioni, indirizzate ai policy makers, affinché vengano finalmente rimossi i fattori che ostacolano l’accesso e l’affermazione dei talenti femminili nell’audiovisivo. I due rapporti Gap&Ciak hanno rivelato una netta sotto rappresentazione delle autrici rispetto agli autori. Poche anche le donne in posizioni apicali dell’industria cinematografica (produttrici, membri delle commissioni di assegnazione dei finanziamenti, rappresentanza): la percentuale, come per registe e sceneggiatrici, resta attorno al 25-30%. “Accanto a questo approccio quantitativo – aggiunge Misiti – abbiamo indagato le criticità dei percorsi di formazione e lavoro raccogliendo circa 60 testimonianze, ora sul canale YouTube del progetto DEA”.

Tra le intervistate registe e sceneggiatrici (Valeria Golino, Cecilia Mangini, Costanza Quatriglio, Susanna Nicchiarelli, Anna Negri), ma anche produttrici, DOP, montatrici, scenografe, casting director, allieve del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Giulia Amati precisa: “La testimone più anziana è nata nel 1927, la più giovane nel 1992. Ci sembrava importante dare uno spazio alle esperienze. Di fatto abbiamo intervistato chiunque abbia risposto al nostro appello, diramato attraverso i partner della ricerca. Donne e uomini. E’ stato interessante notare il diverso atteggiamento delle generazioni, decisamente più conservatore da parte delle under 40. Molte donne ci hanno raccontato di aver incontrato veramente la discriminazione nel momento in cui sono diventate madri. Anche gli uomini intervistati hanno identificato la maternità come principale causa di dropout delle colleghe, essendo la figura della madre ancora considerata dalla nostra società come centrale nella distribuzione delle responsabilità genitoriali. Di fatto, le professioniste sono destinate ad allontanarsi dal mondo del lavoro per almeno tre anni. Spesso una donna con un figlio viene considerata una figura professionale meno dedita al lavoro, mentre un uomo con un figlio è considerato più affidabile, ‘un buon padre di famiglia’, appunto”.

“Un tema su cui le prospettive delle varie generazioni combaciano – aggiunge Giulia Amati – è quello del potere. Per fare i film servono molti soldi, e dove i soldi sono importanti entra il ballo il potere. Le donne in una posizione di potere sono qualcosa di strano: una donna che urla è una isterica, un uomo che urla è uno che si sa far rispettare. Buona parte delle professioniste lavorano nel campo del documentario, infatti, che è un tipo di prodotto che può essere realizzato anche con budget limitati, a troupe ridotta, dove il metodo di lavoro è meno gerarchico e verticale”.

“Anche se quasi tutti gli intervistati hanno espresso perplessità sulle quote rosa – precisa Misiti – c’è stato un consenso praticamente unanime sulla necessità di maggiori opportunità in termini di finanziamento che possano accompagnare le professioniste nel loro cammino di crescita, evidentemente pieno di ostacoli. Lo Stato deve lavorare anche per rimuovere questi ostacoli: differenze di salario, barriere all’accesso a posizioni dirigenziali, minore rappresentanza politica, squilibri nella ripartizione dei carichi familiari, sono tutti fenomeni osservabili a tutti i livelli della nostra società. Secondo il World Economic Forum, le donne non raggiungerebbero la parità economica con gli uomini prima di 214 anni. L’Italia, già abbastanza in basso nelle classifiche, continua ad indietreggiare e la pandemia ha peggiorato la situazione. La prima delle nostre raccomandazioni riguarda la necessità di un piano strategico d’azione quinquennale elaborato proprio della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento per le Pari Opportunità), in collaborazione ovviamente con il Ministero competente”.

Dea è un progetto di ricerca realizzato da IRPPS – Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), sostenuto da Siae; il progetto si è avvalso della collaborazione di Doc/it Associazione Documentaristi Italiani, Università degli Studi di Roma Tre, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, cOOkies adv. Ha ricevuto inoltre il patrocinio di UNESCO – Roma città creativa per il Cinema. Tutti i materiali DEA sono liberamente consultabili sul sito dell’IRPPS e sul canale Youtube di Dea.

Elisabetta Badolisani
30 Novembre 2020

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